"Vertebre", analisi del testo della canzone di Settembre al Festival di Sanremo 2025 e significato del brano: si parla della fragilità del mondo giovanile
A Sanremo 2025 partecipa anche Settembre con il testo “Vertebre”, dopo essersi guadagnato un posto sul palco dell’Ariston a Sanremo Giovani e, attraverso questa canzone malinconica e vicina anch’essa al mondo cosiddetto indie, l’artista napoletano affronta il tema del dolore e la fragilità delle relazioni giovanili, oggi spesso deboli e complicate da gestire. Nel testo, il cantautore racconta di sentirsi abbandonato e smarrito, talvolta sopraffatto dalla sofferenza, e utilizza la metafora del “togliersi la pelle dalle vertebre” per esprimere un dolore intenso, capace di renderlo vulnerabile e esposto. Inoltre, il cantante ammette di vivere momenti di solitudine e isolamento, tanto da dichiarare: “anche io mi sento a volte un cane perso in mezzo alla città”.
Questa condizione di solitudine e senso di abbandono fa sì che il protagonista, Settembre, soffra spesso. Il conflitto con la sua compagna viene illustrato chiaramente dalla frase nel testo “Vertebre”: “Tra noi due non so chi vincerà/nessuno ci ha mai detto/come si piange alla nostra età”. L’amore con la persona a cui il cantante si rivolge lo rende particolarmente vulnerabile: “Mi hai dato il meglio di te/le tue bugie migliori/ed io le ho strette così forte mentre imparavo a cadere”.
“VERTEBRE”, TESTO CANZONE ANDREA SETTEMBRE A SANREMO 2025
Nella testo della canzone Vertebre che presenterà a Sanremo 2025, Andrea Settembre – noto artisticamente solo con il suo cognome – affronta il tema della difficoltà nel gestire le relazioni giovanili, soprattutto in ambito amoroso. Questi legami, spesso fragili e complessi, sono una realtà vissuta da molti giovani, che si trovano a non sapere come comportarsi nel modo giusto.
Per questo motivo, Andrea Settembre dà voce a queste esperienze, trasformando il proprio disagio in un messaggio per tutti coloro che lo condividono: un pezzo al tempo stesso intenso e delicato, in cui l’italiano si screzia di versi napoletani (“dimmi pecchè non vuoi chiù parlà con me”) che lo posiziona in un movimento musicale di grande ricchezza e successo, nel quale le emozioni forti di cui parla il testo (“nei tuoi occhi brucia la città/che poi essere qui con te è come perdere la dignità/trascurarsi per me è uguale a fottere/e buttarsi nel fuoco senza cenere”) sono rivelate con la voce spezzata del cantante.
