Quel giorno, al centro di aiuto allo studio dopo la scuola, la seconda guerra mondiale era diventata una discussione sul digiuno del Ramadan
Fatima dopo la scuola arriva al centro di aiuto allo studio molto affaticata, l’aspetta Riccardo che sta già lavorando con Sara in storia.
“Cosa c’è?” dice Riccardo non appena vede entrare nella stanza Fatima.
“Sono stanca!” risponde Fatima comunque sorridendo. “E lo sai bene perché.”
“Il Ramadan?” chiede Riccardo in modo retorico, ben sapendo la risposta.
“Sì, il Ramadan, vero Sara?”
“Vero, vero, anch’io sono stanca, mi sono quasi addormentata mentre Riccardo mi spiegava le cause della Seconda guerra mondiale.”
“Quasi? Diciamo le cose come stanno, ad un certo punto sei crollata, ho aspettato che tu aprissi gli occhi per ripartire dal punto dove ci eravamo interrotti, così non ti sei accorta.”
“No, dai. Diciamo la verità, me ne ero accorta. Grazie che mi hai aspettato e non mi hai fatto sentire la mia defaillance.”
“Ti capisco, vi capisco! Del resto state facendo un bel sacrificio. Stamattina a che ora vi siete alzate a fare colazione, prima di andare a scuola?”
“Alle cinque” risponde in modo deciso e senza indugi Fatima. “E stasera alle 19 si mangia! E ora si fa storia, anch’io come Sara devo capire un po’ di più questa Seconda guerra mondiale. Poi tu lo sai bene che io con la storia non ho un buon rapporto.”
“Volete fare un po’ di pausa?” domanda allora Riccardo, guardando in faccia soprattutto Fatima che gli sembra proprio stanca.
“No, forza! Non perdiamo tempo” dice molto decisa Fatima e questo rompe ogni indugio. Si mettono così a studiare insieme con Riccardo, che le guida a scoprire il filo rosso che porta i diversi Stati dentro il vortice di una guerra ideologica.
“Capito?” chiede alla fine Riccardo facendo così avvertire che è giunto alla fine di quella lezione.
“Sì ho capito che la guerra qui è giustificata, c’è un’aggressione come in Ucraina” risponde Sara.
“E come in Palestina” aggiunge Fatima.
“Sai come la penso, comunque ribadiamo quello che ci siamo detti ieri, che è il popolo la vittima della guerra.”
“Certo, il popolo palestinese, di cui non si occupa nessuno.”
Però non c’è tempo di entrare in una discussione così complessa, anche perché nel frattempo arriva Mohamed a prendere Sara, la sorella.
“Eccolo qui” dice Riccardo quando lo vede affacciarsi alla porta. Mohamed, un ragazzone alto e grosso, sorride divertito per quell’essere chiamato in causa, lui stesso non sa perché.
“Cosa c’è? Sono venuto a prendere Sara, ha finito?”
“Certo, ma prima di andare spiegami un po’ quello che hai detto ieri.”
“Ieri? A chi?”
“A Maria.”
“Ma no, niente!” si schermisce Mohamed.
“È solo per chiarire, visto che noi siamo amici è semplicemente per chiarire.”
“Le ho detto che voi cristiani avete in mente Gesù e non considerate Dio. Insomma credete in Gesù e non in Dio. Non è così?”
“È vero” interviene Fatima “del resto vi chiamate cristiani”.
Riccardo chiede se può spiegare come stanno le cose e i ragazzi gli dicono di sì, anche perché non sono del tutto convinti di quello che ha detto Mohamed. Così Riccardo in modo molto semplice spiega che Cristo è figlio di Dio e con lo Spirito Santo formano la Trinità, e tutti e tre sono Dio. Mentre Riccardo si addentra nella spiegazione, Mohamed e le due ragazze lo guardano un po’ esterrefatte, per loro non è semplice capire.
“Io mi fido” dice alla fine Mohamed, “non so se ho capito ma mi fido che credete in Dio.”
Sara fa presente che è ora di andare, fra poco si potrà mangiare.
“Io vi ammiro per il sacrificio che fate e per la determinazione che avete. Stare tutto il giorno senza mangiare e bere non è facile” sottolinea Riccardo, ma prima che se ne vadano chiede a loro perché facciano un simile sacrificio, che cosa li spinge, che cosa li sostiene.
“È la nostra religione, così capisco di più ciò che è importante nella vita, così prego di più Allah, ma non lo fate anche voi il digiuno?”
“Sì però è un po’ diverso. Quest’anno il Ramadan capita con la nostra quaresima. Però noi facciamo due venerdì, il primo e l’ultimo, ma beviamo durante il giorno.”
“Io sono contenta di fare il Ramadan perché crea più unità nella famiglia. È bello trovarsi insieme la sera a mangiare, passando insieme tutta la serata! Così – aggiunge Sara – fare il Ramadan mi fa capire i poveri, imparo a mettermi nei loro panni. E tu?”
“Io vi ringrazio della vostra testimonianza, siete commoventi. Tu – dice rivolgendosi a Sara – hai detto che il Ramadan ti fa capire cosa è importante nella vita, questo vale per me digiunare è attaccarsi a Colui che è importante nella vita, Gesù” e poi sorridendo precisa “Gesù che è Dio!”
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