La trasmissione Ore 14 ha intervistato il padre del 15enne rapito a San Giorgio a Cremano: le otto ore del sequestro, il sequestro e la liberazione
La diretta di oggi di Ore 14 si è tornata ad occupare della singolare storia (fortunatamente a lieto fine) del rapimento del 15enne a San Giorgio a Cremano – alle porte di Napoli – da parte di alcuni soggetti che probabilmente volevano chiedere un riscatto al padre, imprenditore piuttosto noto nell’area: proprio quest’ultimo è stato raggiunto dai microfoni di Rai 2 per parlare dell’accaduto raccontando quelle terribili ore di paura; unitamente anche alle parole del legale della famiglia del 15enne rapito – il dottor Michele Rullo – che ha fatto il punto sulle indagini.
Partendo proprio da qui, il dottor Michele Rullo ci tiene a ricordare che allo stato attuale è stato arrestato un uomo ritenuto responsabile del rapimento del 15enne – peraltro ex lavoratore nell’azienda del padre della giovane vittima -, precisando tuttavia che “le attività investigative non sono terminate” e stanno cercando di risalire agli altri “eventuali complici o fiancheggiatori”: secondo il legale – infatti – coinvolti ci sarebbero almeno “altri due soggetti”, ma delle risposte arriveranno sicuramente dalle analisi nei “luoghi utilizzati dai sequestratori” già individuati dagli inquirenti e dagli “oggetti repertati serviti per la detenzione”.
Il padre del 15enne rapito a San Giorgio a Cremano: “La detenzione è durata per otto lunghissime ore”
A raccontare nel dettaglio l’accaduto – invece – è stato il padre del 15enne rapito a San Giorgio a Cremano che ai microfoni di Ore 14 ha raccontato che “l’hanno sequestrato alle 7:40/7:45 di martedì. È stato braccato da dietro e messo in questo furgone legato ed imbavagliato, poi portato in una casa per circa otto ore“, il tutto con i rapitori che “mi dicevano che non dovevo avviare la polizia o gli sarebbe successo qualcosa” e che sarebbero arrivati a chiedere “un riscatto assurdo da un milione e mezzo di euro“.
Una situazione – spiega ancora il padre del 15enne – “surreale perché anche se siamo una famiglia di piccoli imprenditori, non siamo così facoltosi” e raccontando di aver “provato tutte le sensazioni più brutte che possa sentire un padre” in quelle otto lunghissime ore, ricorda anche che “all’improvviso c’è stata questa forma di allentamento da parte [dei rapitori], forse spaventati dal sentirsi braccati”: sarebbe stato lo stesso figlio a “chiamarmi con il suo cellulare e dirmi dove si trovava“, sostenendo che quella è stata “una delle telefonate più belle della mia vita”.
