Mosca sta procedendo alla russificazione dei territori occupati. Ma se non si vuole un altro conflitto occorre poter convivere
In attesa della pace in Ucraina continua la guerra. I russi avanzano, occupano territori, e continuano la loro opera di russificazione. Adnkronos ci informa che nelle zone occupate la Russia sta facendo in modo che la popolazione possa ottenere il passaporto russo. Il movimento Yunarmiya cerca di “rieducare” i giovani locali infondendo loro uno spirito patriottico filorusso, facendone dei potenziali nemici in caso di un eventuale tentativo di rivincita ucraina. Molte case abbandonate da famiglie ucraine fuggite davanti all’avanzata dell’esercito russo, almeno quelle che non sono state distrutte o danneggiate dai bombardamenti, sono state sequestrate, in attesa di essere assegnate ad abitanti che il potere occupante considera affidabili.
A questo punto è giusto anche ricordare, per dovere di obiettività, che tra la gente che non è fuggita verso ovest non c’è stato solo chi non poteva farlo, ma anche chi non voleva farlo. Obiettivamente ci sono stati anche alcuni che vedevano di buon occhio l’arrivo delle truppe di occupazione. Qualcuno per sentimento filorusso, qualcuno per opportunismo (prendere il posto di chi è fuggito) qualcuno perché preferiva essere zona di occupazione piuttosto che zona di guerra.
In questo senso nella prospettiva di trattative di pace, oltre che di forze militari di interposizione, bisognerebbe parlare, come facevo già più di un anno fa, di forze smilitarizzate di pace, che in un modo il più possibile equo possano garantire i diritti di tutti, evidentemente in zone dove la convivenza tra filorussi e antirussi sarà inevitabile.
A meno che si arrivi a una separazione netta, anche territoriale, tra gli uni e gli altri, tipo “due popoli-due Stati”. È la soluzione che da molte parti si prospetta anche per la questione palestinese, dove una volta decisi i confini dei due Stati, sarebbe praticamente quasi impossibile per degli ebrei vivere a Gaza, e viceversa per ex abitanti di Gaza vivere in Israele. È chiaro che nel caso dell’Ucraina non si potrebbe parlare di una divisione etnica, ma politica, sul tipo di quella della Germania del dopoguerra.
Molti pensano che in fondo, soprattutto per ciò che riguarda la Palestina, questa sarebbe la soluzione migliore. Purtroppo, però, è evidente che così si rischierebbe di seppellire l’esperienza di una possibile coabitazione di ex nemici.
In Italia, a parte la drammatica esperienza delle popolazioni dell’Istria, causata dal massimalismo dei comunisti slavi e dall’accondiscendenza dei comunisti italiani, nonché degli inglesi, dopo la guerra, nonostante tutto si trovò alla fine la possibilità che potessero ritornare a vivere l’uno accanto all’altro, quasi dovunque, fascisti e antifascisti.
Gli eredi degli uni e degli altri oggi siedono persino insieme in parlamento, se ne dicono di tutti i colori, a volte rischiando anche il ridicolo quando riappare una nostalgia per un tempo che, grazie a Dio, è finito.
Per carità: lungi dall’essere i campioni della democrazia, in fondo anche noi qualcosa da insegnare ce l’avremmo. Peccato, come dicevo, che qualcuno, anche tra noi, per fini non sempre derivanti da un presunto ideale, giochi a fare il gioco delle parti, come invece drammaticamente avviene oggi tra filorussi e antirussi in Ucraina.
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