Si rinsalda l'alleanze tra Cina e Russia, mentre si accende la guerra dell'acqua tra India e Pakistan. Non si vede nulla di buono all'orizzonte
Anche la data del 9 maggio inizia più che mai a essere sempre più divisiva e a non poter esser più celebrata senza perpetuare le polemiche tipiche della Guerra fredda.
Il 9 maggio si celebrava nell’Urss e si celebra oggi nella Russia di Putin la vittoria contro la Germania nazista nel 1945, che la Russia aveva invaso dopo la temporanea tregua dei preparativi di guerra ch’erano culminati nel Patto Molotov-Ribbentrop del 1939.
Molte altre nazioni dell’Asia Centrale e dei Balcani si uniscono alla Russia nelle celebrazioni e tra di esse spicca la Serbia, partner dell’Ue. Del resto proprio nell’Ue la stessa data celebra l’anniversario della Dichiarazione di Robert Schuman (1950) per la pace in Europa. Una data non poteva essere più importante e insieme divisa quanto a ispirazione e intendimenti ideali. Ma fino all’altro, grazie al gioco diplomatico e alla tenuta dei motori dei conflitti sempre a basso numero di giri, s’era riusciti a non farne una data che amplificasse anziché moderare le tensioni internazionali.
Oggi tutto sta rapidamente cambiando. Truppe cinesi hanno sfilato sulla piazza Rossa in un dispiegamento che mai s’era visto, neppure ai tempi di Mao e di Stalin, quando – come dimostrò la guerra sull’Ussuri – Cina e Urss giunsero perfino a incrociare le armi.
Oggi quel che dalla fine della Seconda guerra mondiale altro non è stato che un susseguirsi di guerre fredde mai tracimanti in guerre calde, si sta trasformando sugli alti picchi dove si tengono le redini dell’ordine mondiale in un susseguirsi di frane e smottamenti a frattali che segnano nuove e inedite alleanze e aprono nuovi strapiombi sotto i nostri piedi.
Delle ragioni profonde di ciò non si parla, perché una di esse, e la più decisiva, risiede nel declino della manutenzione diplomatica continua che è necessaria per non far salire sino alla guerra il grado di disordine che pur sempre vige, borbotta, sobbolle tra le catene montuose dell’ordine suddetto.
Ne volete una prova diversa da quella della frana cinese sul versante russo da innalzare mura più alte a difesa della Russia? Ebbene guardate a come si siano sempre sottovalutate da anni e anni le guerre dell’acqua, ossia quei conflitti promananti dai controlli dei flussi dei fiumi che forniscono la loro molteplice potenza agli Stati le cui rive bagnano.
Pensate al conflitto egiziano-sudanese sul controllo delle foci e del regime delle acque del Nilo e il mistero degli houthi vi sarà svelato e guardate ancora a ciò che accade tra due medie potenze nucleari come India e Pakistan, che si combattono da anni perché la manutenzione del Three Rivers Treatry non si rinnova nel silenzio complice dell’Onu, che è pervaso da un filo islamismo che non è studiato e combattuto come invece si dovrebbe.
Eppure il conflitto indo-pakistano, unitamente alla marcia delle truppe cinesi sotto lo sguardo accigliato di Lenin, altro non è che la riprova che il mondo va veloce verso una guerra nucleare che i dottor Stranamore già definiscono a bassa intensità e Zelensky alimenta con le minacciose frasi sull’impossibilità “di garantire l’incolumità” ai leader che hanno partecipato alla sfilata moscovita.
Che la pazzia abbia preso il potere nel mondo ne siamo ormai certi: non c’è bisogno di leggere Shakespeare (che poi la maggioranza del popolo degli abissi neppur sa chi sia mai stato)…
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