Leone XIV si è presentato al mondo ricordando di essere "un figlio di Sant'Agostino" e ha mostrato passione per le sofferenze del mondo
Prima c’è stata la gioia della piazza nel sapere che Roma e il mondo avevano un Papa. Poi dopo quasi un’ora e mezza dalla fumata bianca Leone XIV si è affacciato dal balcone della Basilica di san Pietro. Nel frattempo molti romani, molti pellegrini e turisti accorsi in piazza hanno cominciato a gridare “Viva il Papa!” senza sapere chi fosse, senza sapere se fosse nero, bianco o asiatico, senza sapere il suo nome. C’era un Papa e questo era ciò che contava. C’era un Papa, c’era un successore di Pietro, ed era arrivato abbastanza presto, al quarto scrutinio, contro ogni previsione.
Prima la gioia della gente, poi le lacrime. Leone XIV è uscito sul balcone e prima ancora di pronunciare una parola le sue lacrime dicevano molto. Perché il Papa piangeva? Piangeva di gioia, sorpreso da ciò che vedeva in piazza San Pietro, si sentiva piccolo di fronte all’enormità del suo compito, si è commosso di tenerezza per il mondo? Perché piangi, uomo vestito di bianco? Perché piangi, Leone XIV?
Prima c’è stata la gioia, poi le lacrime e, in terzo luogo, la pace, il desiderio di pace per il mondo, con le stesse parole del suo maestro, Cristo: «La pace sia con voi. Questa è la pace di Cristo risorto. Una pace disarmata e una pace disarmante». Pace in un mondo minacciato da numerosi conflitti (India/Pakistan, Israele/Gaza, Ucraina/Russia, deportazioni di migranti, ecc.) e scosso dalla “globalizzazione del malessere”, tutti sono infelici e insoddisfatti.
Di fronte a un mondo che diffida del suo desiderio ferito di felicità, Leone XIV ha offerto la sua grande certezza: «Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti e il male non prevarrà». Il destino dell’uomo è positivo perché è amato.
Da quando è apparso giovedì sul balcone di San Pietro, sono state fatte molte previsioni su come sarà il suo Pontificato. Prima di essere Leone XIV o il cardinale Prevost, era meticcio per vocazione. Conosciamo tutti la sua vita. Lui stesso ci ha confessato con orgoglio la sua appartenenza: «Sono un figlio di Sant’Agostino». Il Papa è un figlio della Chiesa in un carisma con un certo temperamento, con il carattere del grande Santo d’Ippona. Figlio di Agostino, Papa per tutti.
Il nuovo Papa ha suscitato la curiosità e l’interesse di molti cattolici e non cattolici. Il nuovo Papa ha parlato di valori come il dialogo e l’accoglienza. Ma il Papa nei suoi primi due discorsi ha parlato soprattutto di Cristo: «Cristo ci precede», precede l’uomo, è davanti, va per primo. Nella Cappella Sistina ha evidenziato che in Cristo, «Dio, per rendersi vicino e accessibile agli uomini, si è rivelato a noi negli occhi fiduciosi di un bambino, nella mente vivace di un giovane, nei lineamenti maturi di un uomo».
In questi primi passi, stiamo vedendo un Papa centrato in Cristo e, per questo, sensibile ai dolori del mondo: alle ferite delle persone, che sperimentano «la perdita del senso della vita, l’oblio della misericordia, la violazione della dignità della persona nelle sue forme più drammatiche». Leone XIV avverte come urgente la missione che non si compie con la magnificenza delle strutture e la grandiosità delle costruzioni della Chiesa, ma «attraverso la santità dei suoi membri».
Passione per Cristo, passione per l’uomo ferito, passioni alimentate in una famiglia particolare, quella dei figli di Agostino. Figlio di un carisma, padre per tutti.
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