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Home » Lavoro » CONFINDUSTRIA & SINDACATI/ Orsini spiazza la Cgil sui salari e Landini colleziona un’altra brutta figura

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CONFINDUSTRIA & SINDACATI/ Orsini spiazza la Cgil sui salari e Landini colleziona un’altra brutta figura

Giuliano Cazzola
Pubblicato 28 Maggio 2025
Sciopero Cgil con Landini

Maurizio Landini, sciopero CGIL in piazza (ANSA 2024, Maurizio Brambatti)

All'Assemblea annuale di Confindustria di ieri Orsini ha parlato anche di salari, ma le sue proposte sono state subito bocciate da Landini

Si è svolta ieri a Bologna l’Assemblea annuale di Confindustria alla presenza del Governo ai massimi livelli, del Gotha del Paese, degli esponenti della politica e delle organizzazioni sindacali ed economiche-sociali. Le iniziative formali della più importante organizzazione imprenditoriale vengono periodicamente alla ribalta, in queste occasioni, sul teatrino della politica, a cui si deve partecipare più per routine che per convinzione. Perché nel campo delle relazioni industriali vige la regola del “simul stabunt, simul cadent”: la Confindustria vive la crisi delle organizzazioni orizzontali dei sindacati e non ha neppure la possibilità di rifarsi – come la Cgil – con la politica tout court.


SPY PD/ Sfida a Meloni, Schlein rischiatutto: due trappole pronte a farla "cadere"


Chiunque un po’ attento alle cose che avvengono nel mondo sarebbe in grado di anticipare ciò che lamenterà nella sua relazione introduttiva ogni Presidente pro tempore, nonché le risposte che riceverà dal Governo e il dibattito che susciterà nel Paese, da molto tempo limitato a qualche articolo sui quotidiani – se va bene – con richiamo in prima pagina, arricchito o impoverito a seconda che lo si utilizzi per attaccare o difendere la maggioranza e il Governo.


MILANO, MODA, BANCHE/ Quelle "operazioni speciali" (contro l'Italia) che sanno di politica


Il Presidente di turno, Emanuele Orsini, ha proposto l’ennesima nuova versione del patto sociale per le riforme e lo sviluppo: un programma che incontra l’assist del Governo, ma divide chi inneggia al conflitto come a un salasso risanatore da chi affida le sorti del mondo alla concertazione, rievocando a ogni piè sospinto l’occasione di riattivare questo disegno (resta sempre sullo sfondo la nostalgia per il protocollo Ciampi/Parti sociali del 1983).

Una nuova opportunità si presentò e fu sprecata ai tempi del Governo Draghi, quando il Premier si presentò all’Assemblea della Confindustria per svolgere un intervento molto importante, che riscriveva la storia ufficiale delle relazioni industriali in Italia.


Riforma pensioni 2025/ Bonus Giorgetti, esenzione fiscale estesa alla Pa (ultime notizie 5 dicembre)


“Il nostro compito, il compito del Governo – affermò il Premier – è far sì che il gusto del futuro continui a restare nelle vostre scelte di imprenditori. La mia presenza oggi è un ringraziamento a tutte le imprese e ai loro lavoratori. Un Governo che cerca di non far danni è molto, ma non basta per affrontare le sfide dei prossimi anni, in primis le tensioni geopolitiche, il protezionismo, ma anche il probabile mutare delle condizioni finanziarie, il graduale affievolirsi degli stimoli di bilancio.

È quando l’intero quadro di riferimento politico, economico e sociale cambia che più occorre essere uniti per non aggiungere incertezza interna a quella esterna. Le buone relazioni industriali sono il pilastro di questa unità produttiva”.

Non erano trascorsi neppure pochi minuti dall’auspicio di Mario Draghi che Maurizio Landini fece capire nei suoi commenti che non era questa una procedura condivisa. Se andiamo a cercare quelle parole e le confrontiamo con la dichiarazione del capo della Cgil dopo aver udito la relazione di Orsini, in cui ha lanciato l’idea di una serie di misure utili per il rafforzamento dell’economia, sottoposta al problema della crisi energetica, alla minaccia della politica dei dazi, alle ricadute di una politica ambientalista ideologica che ha messo in difficoltà l’organizzazione produttiva e squilibrato il commercio internazionale a vantaggio delle economie a cui delle emissioni di CO2 non importa nulla, non sono molto diverse.

Questa volta Orsini ha provato di afferrare la Cgil per la coda, parlando di salari e proponendo un’azione comune basata sulla negoziazione di misure che affrontino la questione della produttività come risposta anche ai salari bassi, avvalendosi dei benefici fiscali previsti e da migliorare. Anche il Presidente della Confindustria ha avvertito l’obbligo di denunciare i contratti pirata, un fenomeno negativo che va combattuto, ma che è estremamente minoritario. E quindi assurge a comodo pretesto.

Landini, tutto proteso nella battaglia referendaria, ha passato la mano con uno dei suoi soliti discorsi: “Le parole sono un conto, i fatti sono un altro e la questione salariale a partire dal rinnovo dei contratti è un tema che va affrontato”. “Devono però rinnovare i contratti, cosa che non stanno facendo. A partire dai metalmeccanici che sono in sciopero da 30 ore. Io qui oggi non ho sentito una parola, se c’è la volontà di riaprire quella trattativa”.

Poi il leader della Cgil ha proseguito, spiegando che il problema non si risolve “semplicemente defiscalizzando i contratti aziendali, perché la contrattazione aziendale riguarda il 20% dei lavoratori, i contratti nazionali riguardano il 100%. Oggi c’è da rinnovare i contratti nazionali di lavoro e credo che questo sia un punto che ad oggi ancora non c’è. Credo che debba essere risolto.

Questo vale per la Confindustria come vale per il Governo, perché anche il Governo non sta mettendo le risorse che servono per rinnovare i contratti di 3 milioni di lavoratori pubblici che hanno questo problema. Quindi un conto sono le chiacchiere, un conto sono i fatti concreti. Oggi la questione salariale non viene affrontata”, ha concluso Landini, mettendo in fila un sacco di inesattezze.

Perché se è vero il riferimento ai metalmeccanici, non lo è altrettanto che vi sia un blocco dei rinnovi contrattuali, molti dei quali sono stati conclusi con risultati apprezzati dai lavoratori. Quanto al pubblico impiego sono le federazioni della Cgil che per esasperare la situazione sociale rifiutano di sottoscrivere contratti dotati di miglioramenti ragionevoli ma rifiutati apposta.

Il Presidente di viale dell’Astronomia non ha detto una parola sui referendum. Forse è convinto che non sarà raggiunto il quorum. Speriamo.

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Tags: ConfindustriaMaurizio LandiniMario DraghiCgilGoverno Meloni

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