La mozione di sfiducia a Ursula Von der Leyen e il discorso: Pfizergate (e non solo), gli allarmi per la maggioranza della Commissione UE
IL DISCORSO DI VON DER LEYEN E LO SCONTRO CON LA DESTRA IN PARLAMENTO UE
È in corso una “caccia alle streghe” con l’input della mozione di sfiducia che prenderebbe origine dai «burattinai amici di Putin», con chiaro riferimento anche nei gesti ai banchi della destra in Parlamento UE: così la Presidente Von der Leyen nel suo discorso nel pomeriggio in vista della mozione di censura presentata (e sostenuta in aula) dal rumeno in quota ECR Piperea.
Mentre fuori dall’emiciclo si corre per la battaglia sui dazi tra UE e USA (con possibile ulteriore rinvio di Trump al 1 agosto 2025, ndr), e mentre la stessa Presidente della Commissione vede l’addio anticipato della consigliera diplomatica Elisabetta Belloni, resta la partita più “semplice” ovvero la mozione su Pfizergate. Difficilmente i numeri giovedì prossimo la vedranno soccombere sotto il peso della sfiducia, ma resta comunque un segno di debolezza politica essere arrivata a “subire” un voto che non si vedeva dal lontano 2014, con la mozione contro gli scandali finanziari dell’ex Presidente Juncker (che comunque non passò in Aula, ndr).
«La sfiducia è firmata dagli amici di Putin, non ci sono contratti inappropriati», ha detto Von der Leyen rispondendo a dure parole dopo la richiesta di sfiducia presentata e sostenuta da Patrioti, Sovranisti e parte dei Conservatori (resta in bilico la posizione di FdI con Meloni che rischia di perdere consensi a destra se non sosterrà la mozione, mentre di contro è difficile votare contro il proprio stesso Commissario Fitto). «È ampiamente dimostrato che molti sono sostenuti dai nostri nemici e dai loro burattinai in Russia o altrove»: fischiata e contestata, la Presidente della Commissione UE tira dritto parlando di “unità” e “compromessi” per recuperare il terreno perduto in consenso generale.
Sullo scandalo Pfizer, Von der Leyen insiste a ritenere sensato l’aver parlato con i vari CEO delle aziende durante la pandemia, e che non vi sia alcun reato nel non aver divulgato i contenuti di quelle conversazioni: secondo la leader tedesca, i firmatari della mozione starebbero cercando di riscrivere la storia in merito all’Europa che ha invece «superato con successo una pandemia globale insieme, dai vaccini al NexGenEU, senza contratti inappropriati».
Non solo, secondo la Presidente Von der Leyen la destra starebbe inventando cospirazioni poi «smentite sui messaggi di testo»: mentre il M5s ha annunciato che voterà a favore della mozione, dai banchi dei Patrioti si è levato l’intervento di Fabrice Leggeri (Rassemblement National) che ha spiegato come la Commissione Von der Leyen nella scorsa legislatura abbia agito fuori dalla democrazia, governando l’Europa «all’oscuro dei popoli», non solo sulla pandemia Covid e sui vaccini ma anche su Green Deal e servizi digitali.
IL VOTO DI SFIDUCIA PER URSULA VON DER LEYEN SUL PFIZERGATE: COME SI È ARRIVATI E COSA RISCHIA
Si tiene in giornata il discorso e l’inizio del dibattito sulla mozione di sfiducia per la Presidente della Commissione UE Ursula Von der Leyen, anche se il vero e proprio voto di sfiducia è previsto per la giornata di giovedì 10 luglio 2025: la leader al suo secondo mandato alla guida dell’Europa si presenterà nell’Emiciclo di Strasburgo per tenere il discorso su cui poi si voterà la potenziale sfiducia, nata dalla mozione di censura solitaria presentata dall’eurodeputato rumeno in quota ECR (Conservatori e Riformisti Europei), Georghe Piperea.
Il tema è noto, lo scandalo Pfizergate e le varie accuse rivolte a Von der Leyen sulla gestione molto poco “trasparente” dei negoziati sui contratti per i vaccini anti-Covid con la multinazionale farmaceutica Pfizer: in particolare, sul banco dell’accusa i messaggi inviati tra la Presidente Von der Leyen e il CEO dell’azienda Albert Buorla, tenuti secretati negli anni scorsi anche davanti alle richieste di renderli noti da svariati gruppi parlamentari europei.
La mozione di sfiducia di Piperea (membro dell’AUR, il partito rumeno di George Simion, alleato della Premier Meloni in ECR) ha visto la firma di 79 eurodeputati, il che ha validato il via libera per il voto in aula già programmato per giovedì prossimo: oggi davanti all’assemblea riunita a Strasburgo sarà la Presidente della Commissione UE a perorare la propria causa, discutendo in giornata l’intero contenuto della mozione e portando il voto finale invece per il 10 luglio 2025.
QUALI SONO LE ACCUSE DELLA MOZIONE “ANTI-VON DER LEYEN”: NON SOLO PFIZERGATE…
Attenzione però, la mozione di sfiducia che coinvolge la Presidente della Commissione UE Von der Leyen – e di fatto l’intero Governo europeo (se infatti dovesse passare obbligherebbe alle dimissioni l’intero board di Bruxelles in attesa della nomina del Consiglio UE di un altro candidato Presidente, ndr) – non si fonda solo sul caso Pfizer e sulle opache negoziazioni tra la leader tedesca e la società dei vaccini anti-Covid. Nello specifico, viene chiesto a Von der Leyen perché il contratto poi firmato con svariati miliardi di euro ha visto ad oggi circa 4 miliardi di dosi rimaste inutilizzate per i vaccini.
Non solo però, la mozione siglata in “ordine sparso” da diversi membri dei partiti europei, punta il dito sulla gestione Von der Leyen del Digital Services Act con cui – recita l’accusa – la Presidente della Commissione Europea avrebbe cercato di influenzare le recenti Elezioni politiche in Romania e in Germania, penalizzando i partiti di destra e spingendo per la vittoria dei candidati filo-UE (poi effettivamente avvenuta tanto a Bucarest con il Presidente Dan e a Berlino con il Governo Merz).
Da ultimo, la mozione presentata da Piperea punta il dito contro l’aggiramento delle regole comunitarie in merito al piano ReArm UE, evitando il voto diretto in Parlamento UE che infatti ha intenzione di denunciare i Governi (e la stessa Von der Leyen) per aver “bypassato l’Eurocamera”.
I PARTITI “IN ORDINE SPARSO” SUL VOTO VON DER LEYEN: IL “DILEMMA” PER L’ECR DI MELONI. A SINISTRA INTANTO…
Il tema politico è però ulteriormente più importante del contenuto stesso di tale mozione: al 99% la sfiducia non passerà in quanto servirebbe almeno uno dei grandi partiti in Parlamento UE che vota compatto contro Von der Leyen, e visto il periodo di forte instabilità internazionale con tanti dossier aperti difficilmente si aprirà la crisi di Governo a Bruxelles per il Pfizergate e le altre accuse contro la Presidente. Di contro però, i segnali di allarme per la “maggioranza Ursula” sono svariati e con diverse fibrillazioni contro la sua gestione della Commissione UE che arrivano da più parti.
Ufficialmente, Popolari (PPE) e Socialisti (S&D) non possono votare contro perché sconfesserebbero il Governo stesso dell’Europa a cui sono legati, scoprendo il fianco alla critica di Conservatori e Patrioti che puntano il dito da mesi contro le politiche green, economiche e sul riarmo della Commissione Von der Leyen: il voto sulla mozione di censura che si terrà giovedì sarà a chiamata nominale e pubblica, il che porta qualche difficoltà nel voto dei “franchi tiratori” che potrebbero lanciare campanelli d’allarme per la ex Ministra della Giustizia tedesca.
Di sicuro contro Von der Leyen si schierano i 79 firmatari della mozione di censura: 27 in quota ECR, i il partito guidato fino a pochi mesi fa da Giorgia Meloni e che si è spaccato al suo interno sulla sfiducia, con proprio FdI che non ha voluto firmare la mozione per evitare uno scontro aperto tra la Premier italiana e la Presidente Von der Leyen (visto anche che il conservatore Fitto siede come vicepresidente della Commissione, ndr).

26 “anti-Von der Leyen” sono invece da ricercare nel gruppo dei sovranisti ESN (Europa delle Nazioni Sovrane, di cui fa parte l’AfD tedesca), e tutto il gruppo dei Patrioti per l’Europa, con Lega, Orban e Le Pen che si “intestano” la tentata spallata alla Commissione da loro sempre criticata anche in campagna elettorale: difficilmente passerà la mozione di sfiducia – servono i due terzi esatti dell’Europarlamento – visto che appunto i tenutari della maggioranza Ursula, PPE-Verdi-S&D-Liberali, non possono votare contro.
Dubbi invece per il gruppo di sinistra “The Left”, che comprende anche M5s e AVS: da un lato non vogliono votare una mozione presentata dalla destra, dall’altra chiedono alla Commissione UE un cambio di passo e con ampi numeri potrebbe anche schierarsi contro la Presidente Von der Leyen.
Dal riarmo ai dazi, dalla guerra in Ucraina alle riforme su competitività fino al tema delle migrazioni: i dossier aperti in casa Europa sono svariati, la guida Von der Leyen continua a viaggiare in ordine “sparso” e le critiche anche interne alla maggioranza sono maggiori degli elogi. Quanto però questi argomenti possono “bastare” per evitare la crisi istituzionale ad un anno dalle Elezioni Europee vinte (a fatica) da Von der Leyen lo potremo scoprire solo giovedì: intanto oggi la Presidente europea tenterà di convincere della bontà del suo programma, restituendo al mittente le accuse e appellandosi ai partiti per tenere salda la maggioranza.
