Libia: delegazione UE con Piantedosi rifiutata a Bengasi. Sgarbo dell’affarista Belgacem Haftar, astro nascente che vuole essere riconosciuto dall'Europa
Della delegazione UE facevano parte il commissario per le migrazioni Magnus Brunner, ma anche il ministro degli Interni italiano Matteo Piantedosi, con i colleghi di Grecia e Malta. Eppure Bengasi l’ha rifiutata per “violazioni delle norme dello Stato libico”. Così avrebbe giustificato il respingimento Osama Hammad, primo ministro del governo che controlla la parte orientale del Paese. Insomma, gli europei sarebbero entrati illegalmente in territorio libico.
Dietro a tutto questo, però, spiega Michela Mercuri, docente di Cultura, storia e società dei Paesi musulmani all’Università di Padova ed esperta della Libia, potrebbe esserci la smania di protagonismo di uno dei figli di Khalifa Haftar, leader della Cirenaica. Potrebbe essere stato Belgassem, affarista capace di stringere legami anche con Turchia, sauditi e USA, a dare l’altolà alla UE.
E non perché così vogliono i suoi alleati russi, ma per far capire a Bruxelles che ora il potere ce l’ha in mano lui, pronto a ricevere una delegazione UE alla prossima occasione.
Perché la delegazione della UE, della quale faceva parte anche il ministro Matteo Piantedosi, non è stata ricevuta a Bengasi?
Haftar, in questo momento, vuole alzare la posta. Non tanto Khalifa, che ha 86 anni, è un militare e uomo di livello, ma il potere non ce l’ha più. E neanche il figlio Saddam, che si occupa delle forze armate, ma probabilmente Belgassem Haftar, il figlio che gestisce fondi e fa grossi affari con la Turchia. Non e da escludere che si stia preparando per un colpo di Stato.
Ma perché, alla luce di tutto questo, la delegazione di cui faceva parte Piantedosi è stata giudicata non gradita?
Tutti sono graditi se portano soldi, però, in questo caso, credo che Belgassem abbia voluto mandare un messaggio chiaro: “Finora non mi avete calcolato, ma dovete fare i conti con me”. Il padre non si sarebbe mai comportato così, ma il figlio non le ha mandate a dire alla delegazione UE: ha voluto far capire che comanda lui e l’ha considerata non gradita.
Perché si sente così forte da chiudere la porta in faccia agli europei?
Ha portato dalla sua parte la Turchia, ma con lui ci sono anche gli americani, la Russia e la Cina. Forte di questo vuole solo sbugiardare l’Europa, che finora non lo ha tenuto in considerazione. Quando però, in occasione del Business Forum italo-libico, svoltosi a Bengasi tra il 24 e il 26 giugno, guidava la delegazione libica, si è profuso in tanti ossequi nei confronti dell’Italia. Il rifiuto della delegazione, quindi, è un messaggio all’Unione Europea. Quando la UE tornerà in visita, comunque, ne riceverà i rappresentanti. Un caso che si risolverà tranquillamente.
La famiglia Haftar, però, è molto legata alla Russia: il rifiuto dei rappresentanti europei è la conseguenza di questo legame?
La Russia ha scelto la Libia perché ha un progetto per l’Africa, in particolare per quella subsahariana, per il Sahel, e perché comunque ha dovuto abbandonare la Siria dopo la caduta di Assad. È nel Paese dal 2015-2016 e ha rafforzato la sua presenza. Nel Mediterraneo ci sono navi spia russe e pochi giorni fa c’è stata un’esplosione su una nave cargo, probabilmente riconducibile alla Russia e partita dalla Libia. Il problema è che, quando analizziamo quello che succede in Libia, dobbiamo guardare alla Libia, non agli attori esterni. E in questo momento, nel Paese, c’è un riassetto importante dei poteri rispetto a qualche mese fa, con Dbeibah profondamente in crisi nell’ovest.
In questo contesto, come sta cambiando l’influenza della famiglia Haftar?
Haftar ha acquisito molto potere nell’Est, non tanto perché Dbeibah si sta indebolendo nell’Ovest, quanto perché Belgassem Haftar ha stretto rapporti con la Turchia e ha rafforzato quelli con i sauditi, mettendo probabilmente una buona parte dei proventi petroliferi della Cirenaica non nella NOC, ma in banche del Golfo. L’Unione Europea, invece, in qualche modo ha sempre favorito il dialogo con l’Ovest, quindi con Dbeibah, sminuendo Haftar, anche se quest’ultimo è venuto in Italia appena si è insediato il governo Meloni. Dall’UE, però, non è mai stato molto considerato: Bruxelles ha sempre stretto accordi con quello che era ed è ritenuto il governo di unità nazionale, quello di Dbeibah.
Khalifa Haftar, comunque, in passato ha dimostrato di avere una personalità molto spiccata anche nei rapporti con i capi di Stato. Il figlio Belgassem, in qualche modo, ne segue le orme?
Haftar padre è un militare, una persona anche di un certo spessore morale, che non rifiuterebbe mai una visita ufficiale, anche se poi è capace di mandare a quel Paese il suo ospite. Belgassem ha un carattere diverso. Sa di essere in una posizione di potere grazie ai suoi affari nelle costruzioni, nel petrolio e nelle infrastrutture. È un affarista che ha parlato con Trump, che si è comprato i turchi, parla con i Paesi del Golfo, ipotizzo soprattutto con i sauditi. Il rifiuto della delegazione UE viene dalla volontà di veder riconoscere il suo ruolo anche dall’Unione Europea, non gli basta la presenza russa sul territorio.
(Marco Tedesco)
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