In Corea del Sud è aumentato il ricorso alle fecondazioni in vitro: in un anno i tassi di natalità sono aumentati, ma restano ancora alcuni ostacoli
In quello che è a tutti gli effetti il paese al mondo con il minore tasso di natalità – ovvero la Corea del Sud – nell’ultimo periodo si è registrato un vero e proprio boom di ricorso alle fecondazioni in vitro, ancora estremamente costose ma protagoniste di una prima, positiva, inversione di tendenza nelle nascite: si tratta di un fenomeno certamente positivo per il governo che rischia di vedere dimezzata la su popolazione e al contempo un vero e proprio esempio per gli altri paesi alle prese con la crisi della denatalità.
Prima di arrivare al fenomeno delle fecondazioni in vitro è utile partire dai dati nudi e crudi che ci parlano di un calo netto e costante delle nascite in Corea del Sud: se nel 2018, infatti, sono nati 0,98 bambini per donna sudcoreana, nel 2020 il dato era già di 0,84 per poi calare ulteriormente fino a 0,72 nel corso del 2023 con una differenza abissale rispetto alla media globale di 2,2 nuovi nati per donna; mentre si stima che di questo passo nei prossimi 60 anni la popolazione della Corea del Sud potrebbe dimezzarsi.
Un vero e proprio problema sociale che – riporta la BBC – sembra essere legato a diversi fattori tra i quali nel caso della Corea del Sud non rientra lo scarso interesse per la genitorialità: sono, infatti, più della metà le donne sudcoreane che desiderano avere un figlio secondo un’indagine delle Nazioni Unite, ma che si trovano a fare i conti con una visione rigidamente patriarcale della genitorialità, con orari di lavoro spesso opprimenti e con lo stigma dei datori di lavoro restii ad accettare le gravidanze.
Il boom di ricorsi alle fecondazioni in vitro in Corea del Sud: in un anno la natalità è cresciuta di 0,03 punti
Non a caso, negli ultimi anni in Corea del Sud l’età media delle donne si è alzata fino a 33,6 anni – tra le più alte al mondo – ed è proprio qui che entra in gioco il boom dei ricorsi alle fecondazioni in vitro: tra il 2018 e il 2022, infatti, i trattamenti per la fertilità sono aumentati del 50% raggiungendo quota 200mila e oggi circa un bambino su sei è frutto di questi trattamenti; il tutto con un settore economico che nel 2030 potrebbe arrivare a valere addirittura 2 miliardi di dollari.

Grazie alle fecondazioni in vitro, nell’ultimo anno il tasso di natalità della Corea del Sud è aumentato per la prima volta dal 2018 toccando quota 0,75 nuovi nati per ogni donna: un primo passo certamente significativo e che testimonia chiaramente il fatto che le donne sudcoreane siano interessate a creare una famiglia numerosa; mentre, purtroppo, restano ancora numerosi ostacoli per chi intraprende questi percorsi.
Infatti, oltre a resistere le stigma per le lavoratrici madri, le tempistiche, le difficoltà e – soprattutto – i costi scoraggiano moltissime nuove famiglie in Corea del Sud: i costi per i trattamenti sono elevatissimi e variabili in base alla durata degli stessi e nonostante il governo sovvenzioni tra gli 1,1 e i 2 milioni di won per le donne che richiedono i trattamenti per la fertilità, sono tantissime (tra sussidi, integratori, medicinali e visite specialistiche) i costi che non coperti dal governo.
