Costituente per il SSN: al di là delle idee c’è bisogno di un confronto aperto sul futuro della sanità, che non coinvolga solo la politica
Caro Direttore,
la recente proposta di Harari (Corriere della Sera, 2.7.2025) di dar vita ad “una costituente per la sanità che metta insieme forze politiche di governo e opposizione per rifondare il Servizio sanitario nazionale” sta creando un certo sommovimento all’interno del mondo sanitario e di quello politico. Si è subito ed espressamente dichiarato a favore, ad esempio, il Presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, prima con una lettera al Direttore dello stesso giornale (4.7.2025) e poi con un’altra lettera a Massimiliano Fedriga (presidente della Conferenza delle Regioni) perché attraverso un confronto tra le amministrazioni regionali si possa avviare un percorso di riforma del SSN.
A seguire, favorevole si è anche dichiarato (sempre sul Corriere) Michele Nicchio (9.7.2025), presidente AIOP (Associazione Italiana Ospedalità Privata) Lombardia, ma in contemporanea si sono espressi in modo contrario (Quotidiano Sanità, 9.7.2025) due esperti come Maurizio Bonati (già responsabile del Dipartimento di salute pubblica dell’Istituto Mario Negri, Direttore della rivista bimestrale Ricerca & Pratica) e Claudio Maria Maffei (già incaricato di Direzione Sanitaria nella Regione Marche): e l’elenco può continuare con l’indicazione dei tanti favorevoli e contrari che si sono pronunciati e continuano a farlo.
La proposta di Harari arriva a valle di un anno in cui, a fronte di un SSN che sta andando verso il mezzo secolo di vita mostrando tutte le difficoltà e le criticità che la sua età si porta necessariamente appresso, molti si sono dichiarati per la opportunità di una riforma del servizio sanitario. Solo per farne un incompleto riepilogo vale la pena di ricordare il documento “Non possiamo fare a meno del servizio pubblico” (apparso sulla rivista Scienza in rete nell’aprile 2024), detto anche il “Manifesto degli scienziati”; il documento “Principi per una riforma del SSN” (29 gennaio 2025) redatto da oltre 40 studiosi di istituti di ricerca e atenei italiani ed esperti del settore e coordinato dalla SDA Bocconi; l’appello di 130 associazioni dal titolo “Non possiamo restare in silenzio. La società civile in difesa della sanità pubblica” (Quotidiano sanità, 29 aprile 2025).
A questi documenti, ognuno con i suoi diversi orientamenti ed obiettivi, con i suoi differenti elenchi di criticità e di soluzioni, vanno almeno aggiunte le numerose proposte di legge di riforma del SSN, più o meno ampie, più o meno complete, avanzate dai partiti lo scorso anno (M5S, PD, Lega), ed anche proprio in questi giorni (11.7.2025) Forza Italia ha presentato il suo “Piano Strategico per il rilancio del Ssn”. Da ultimo, ma solo perché l’intervento che cito è avvenuto il 9.7.2025 durante la trasmissione “24 Mattino” in onda su Radio24, per una riforma strutturale del SSN si è espresso anche il Ministro della salute Orazio Schillaci, elencando i provvedimenti che sono già in stato avanzato di preparazione da parte del suo Ministero.
Ogni documento, ogni presa di posizione, ogni proposta politica, ad oggi si è presentata come il documento risolutivo, il documento che indica quale direzione si dovrebbe prendere e che cosa si dovrebbe fare, come se ognuno fosse di per sé latore della migliore proposta possibile di riforma del SSN a dispetto delle proposte degli altri. Da questo punto di vista ognuno dei documenti citati non ha fatto molta strada: una volta reso pubblico si è fermato nell’etere (nel web, si dovrebbe dire oggi) e viene ricordato solo da chi ha la memoria di un elefante o ricorre frequentemente ad internet per ricostruire le sue fonti e le sue citazioni.
Anche le prese di posizione nei confronti della proposta di Harari, a mio parere, non hanno colto il bersaglio. Da una parte, i giudizi di quelli che si sono espressi favorevolmente lo hanno fatto prevalentemente per una condivisione degli argomenti specifici che l’intervento di Harari ha messo sul tavolo; dall’altra, ma parimenti, coloro che si sono espressi negativamente lo hanno fatto per disaccordo con gli argomenti di merito proposti, e soprattutto perché hanno intravisto nelle argomentazioni dell’esperto giornalista la possibilità di uno spostamento (da essi non condiviso) del SSN verso una sanità più privata. In entrambi i casi ci si è concentrati sugli argomenti di merito elencati da Harari come quelli di cui discutere per la riforma del SSN, vuoi per condividerli oppure per contrastarli, in questo modo (penso io) condannando così la sua proposta allo stesso destino dei più ponderosi documenti già proposti in precedenza, cioè all’oblio.
Credo invece che il pregio della proposta Harari non stia nello specifico delle sue idee su come dovrebbe essere il futuro SSN, idee che possono essere più o meno condivise, ma nella indicazione di percorso che viene ipotizzato: costruire “un patto tra le forze politiche nazionali, al di là dei singoli interessi di partito, o attraverso un’azione promossa da Presidenti di Regione di colori diversi”, ed è proprio da quest’ultima indicazione che ha preso lo spunto la lettera del Presidente di Regione Lombardia al Presidente della Conferenza delle regioni.
Personalmente allargherei ancora di più la finestra di osservazione e lo spazio di discussione perché mi sembra di vedere un limite nella formulazione specifica proposta da Harari e nell’intervento di Fontana: non solo occorre coinvolgere tutte le forze politiche (nel senso dei partiti), non solo c’è bisogno dei governi regionali (che ancora politici sono), ma c’è necessità di chiamare in causa e coinvolgere nel lavoro di discussione e proposta tutta la società civile, le organizzazioni dei cittadini e dei pazienti, gli studiosi di professione e gli esperti, le società scientifiche, gli enti del terzo settore, etc., tutti coloro che cioè possono portare un contributo di pensiero e di idee per costruire il SSN che lasceremo ai nostri eredi.
Non sono esperto per indicare se sia quella di dar vita ad una costituente la forma realizzativa migliore per implementare praticamente il percorso tracciato, che di certo non potrà coinvolgere ad uno ad uno i quasi sessanta milioni di cittadini italiani, ma se l’obiettivo è chiaro una strada realizzabile la si trova. Però bisogna cominciare.
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