Ieri in Vaticano papa Leone XIV ha incontrato il metropolita Antonij del patriarcato di Mosca. L’imperialismo teologico russo ostacola il dialogo
Papa Leone XIV ha accolto in Vaticano il metropolita Antonij del patriarcato di Mosca perché desidera continuare il dialogo col patriarca Kirill per affrontare problemi e tensioni legate all’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa.
Non è la prima volta che il metropolita Antonij, in qualità di rappresentante del patriarca Kirill, ha incontrato il pontefice romano e la curia. È avvenuto la prima volta nell’agosto 2022 e poi ogni anno fino al presente incontro, che si è tenuto nella mattinata di ieri.
Ecco lo scarno comunicato del dipartimento relazioni esterne della Chiesa ortodossa russa. “Il 26 luglio nel Palazzo apostolico in Vaticano si è svolto l’incontro tra il metropolita Antonij e il Papa Leone XIV. Antonij ha trasmesso al Papa i saluti del Patriarca Kirill e le sue felicitazioni per l’elezione a Capo della Chiesa Cattolica Romana. Il Papa ha espresso riconoscenza al Patriarca Kirill per le felicitazioni e ha evidenziato l’importanza di sviluppare le relazioni con la Chiesa Ortodossa Russa. Nel corso della conversazione sono state affrontate numerose questioni, riguardanti la situazione del dialogo cattolico-ortodosso, e anche i conflitti attualmente in atto nel mondo, in particolare in Ucraina e nel Vicino Oriente. Il metropolita Antonij ha specificatamente riferito al Papa Leone riguardo alle persecuzioni cui oggi è sottoposta la Chiesa Ortodossa Ucraina (di obbedienza moscovita, ndr). Alla fine del colloquio si è avuto lo scambio di doni”.
Il metropolita Antonij di Volokolamsk, capo del dipartimento delle relazioni estere del patriarcato di Mosca, conosce bene l’Italia. Nato nel 1984, già segretario particolare di sua santità il Patriarca Kirill, nel 2011 è stato nominato rettore della chiesa stavropigiale (direttamente dipendente dal Patriarca) di San Nicola a Roma.
Nel 2015 è stato eletto vescovo ausiliare del Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ con il titolo di Bogorodsk, incaricato della cura pastorale delle parrocchie del Patriarcato di Mosca in Italia. Nel 2022 è stato nominato presidente del dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne e membro permanente del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa con il titolo di metropolita Volokolamsk. Allievo fedelissimo del patriarca Kirill, ne condivide la concezione del cristianesimo e le aspirazioni ecclesiastiche.
Kirill e Putin, attraverso l’esercizio della sinfonia dei poteri, si ripropongono di attuare l’ideale russo di Mosca come terza Roma. Questa visione è nata nel secolo XV, all’epoca del gran principe di Mosca Vasilij III (1440-1505).
In seguito al matrimonio con una familiare dell’ultimo imperatore bizantino, egli cominciò ad usare i simboli imperiali, in particolare l’aquila bicipite, e a fregiarsi del titolo di erede dell’Impero bizantino. Qui sta la radice di tutto il messianismo russo che si sviluppò con particolare vigore nella cultura russa tra il secolo XIX e il XX.
In essa si diffuse la convinzione, espressa con diversi accenti e varie sfumature, che il popolo russo ha il compito di promuovere la fratellanza universale e la salvezza spirituale tra tutti i popoli. La cultura russa sente la vocazione rinnovatrice del popolo russo all’interno della fede ortodossa in contrapposizione a cattolicesimo e protestantesimo.
Il patriarca Kirill promuove la diffusione del cristianesimo attraverso l’attuazione e la diffusione dell’impero russo, che oggi dinamicamente aspira a tutti i territori che appartenevano all’URSS e a rinnovare ed incrementare la sua influenza sui territori confinanti e ad esso legati tradizionalmente.
Si spiegano in questo modo le aspirazioni e i programmi di Kirill e di Putin. Si è naturalmente portati a pensare che Putin, ex militare russo già funzionario del KGB, primo ministro e attuale presidente della Russia, sia l’uomo forte che progetta e promuove l’evoluzione del nuovo Stato.
Risulta, invece, essere proprio Kirill ad aver dato a Putin una motivazione, un ideale che prima neanche sospettava, per perseguire una politica di potenza.
La vocazione della Russia che scaturisce da questa visione del messianismo russo e l’inevitabile tensione provocata dalla guerra e dall’occupazione di Mosca di territori ucraini ha notevolmente irrigidito i rapporti religiosi tra Roma e Mosca.
Un intervento del metropolita Luca di Zaporozhe, pubblicato sul sito del dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne del patriarcato di Mosca, indica molto bene l’aspirazione di Mosca a realizzare la guida di tutte le Chiese ortodosse e di tutte le denominazioni cristiane e ad ergersi come forma suprema del cristianesimo che solo attraverso la sua espressione russa è destinato a realizzare la pace e la fratellanza universale (russkij mir).
In esso si denunciano le ingerenze ritenute non canoniche del patriarca Bartolomeo e del suo Sinodo nella crisi ecclesiastica ucraina e la creazione della “Chiesa ortodossa di Ucraina” indipendente da Mosca.
Questa iniziativa è considerata parte di un progetto più ampio, la cui finalità è l’unificazione del mondo cristiano sotto l’egida del Vaticano con la partecipazione del patriarcato di Costantinopoli. Infatti, vista da Mosca, l’autocefalia (indipendenza) della Chiesa ucraina concessa da Costantinopoli nel 2018 non è che un primo passo per la realizzazione di questo progetto.
“Il patriarca Bartolomeo continua a promuovere la sua concezione ecclesiologica del primo senza pari e a preparare il terreno per la unia globale. È già evidente che questa tendenza alla unificazione porterà a profondi cambiamenti in ogni aspetto della vita ortodossa, compresi i fondamenti della fede, la prassi liturgica e l’ordine canonico”.
Questo nuovo modo di vivere il cristianesimo attribuisce al patriarca di Costantinopoli uno speciale status nel mondo ortodosso, che presuppone non solo un primato di onore tra pari ma anche un primato di potere.
Come effetto di ciò, per la Chiesa ortodossa russa Bartolomeo si attribuisce dei poteri che non sono previsti dai canoni né dalla prassi storica dell’Ortodossia e mira ad avvicinarsi al Vaticano per realizzare un ibrido compromesso canonico e dottrinale che gli incontri di preghiera e le celebrazioni tra rappresentanti di Costantinopoli e della Chiesa cattolica romana lasciano chiaramente intravvedere.
In conclusione, l’incontro tra papa Leone e il metropolita Antonij è stato formalmente provocato dalla volontà del patriarca Kirill di felicitarsi con papa Prevost per la sua elezione alla cattedra di Pietro. In questa occasione sono stati semplicemente enumerati i fondamentali temi che dividono la Chiesa di Mosca e la Chiesa di Roma.
Essi si compendiano nel primato di formulazione della fede e giurisdizione universale del vescovo di Roma e si è certamente espressa la speranza di poter superare queste divergenze.
Ad entrambi, però, non è certo sfuggita la consapevolezza che nel dialogo tra le due Chiese, oltre a tutti gli altri temi ecclesiologici e teologici che ancora dividono ortodossia e cattolicesimo, si aggiunge l’ormai chiara volontà di Mosca di sostituire Costantinopoli nell’esercizio del primato tra pari all’interno della comunione ortodossa.
Inoltre è chiaro ad entrambi il fatto che il patriarca russo sostiene senza riserve l’azione di Putin in Ucraina e ciò provoca grave diversità di giudizio e ulteriore distanza. In questa difficile posizione reciproca nessuno dei due vuole assumersi l’onere di una completa rottura. Roma spera di superare nel tempo, con l’aiuto di Dio, questa congiuntura difficile. Mosca spera di imporre in futuro a Roma la sua concezione ortodossa del cristianesimo e la sua visione di politica ecclesiastica che la proietta alla guida di tutte le Chiese cristiane.
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