Vuelta 2025, cancellata anche l’ultima tappa a Madrid: la vittoria dei manifestanti pro-pal è un rischio per il ciclismo, sport esposto alle proteste
VUELTA 2025, I PROTESTANTI PRO-PAL SONO I VERI VINCITORI
La Vuelta 2025 è finita ieri, domenica 14 settembre, con due vincitori e un vuoto: il primo vincitore è naturalmente Jonas Vingegaard, il vuoto è relativo alla tappa di Madrid, che è stata cancellata a causa delle proteste pro-pal che hanno impedito la disputa dell’ultimo atto del Giro di Spagna, i cui secondi vincitori sono proprio i manifestanti, che hanno fatto tutto quello che hanno voluto lungo l’intera Vuelta.
L’elenco è lungo, cominciando dai corridori della Israel Premier Tech buttati per terra nel corso della cronosquadre alla quinta tappa, che era la prima sul suolo spagnolo dopo la partenza dall’Italia. Proprio la presenza della squadra sponsorizzata da Israele è stata la scintilla che ha fatto scattare le proteste, che sono poi proseguite a cadenza quasi quotidiana.
Un giorno ne ha fatto le spese l’italiano Simone Petilli, che nel caos è caduto per terra anche se corre per la Intermarché-Wanty e quindi non sarebbe stato nel mirino delle proteste. Abbiamo avuto l’undicesima tappa annullata a Bilbao perché i manifestanti avevano occupato il traguardo, stessa scena a Mos nella sedicesima tappa, anche se in quel caso fu tagliata l’ultima salita e si diede comunque la vittoria ad Egan Bernal, che vinse una volata improvvisata a 8 km dall’arrivo teorico.

Abbiamo poi avuto la cronometro di Valladolid più che dimezzata, passando da 27,2 a 12,2 km, in questo caso anche con forte impatto sulla classifica generale, ed infine la cancellazione della frazione conclusiva a Madrid, la passerella finale che è stata di festa solo per i manifestanti. Insomma, dal punto di vista strettamente agonistico un disastro totale, che ci induce a qualche riflessione su quanto successo in tutta la Vuelta 2025.
VUELTA 2025, FLOP DI ORGANIZZATORI E AUTORITÀ NEL TUTELARE L’UNICITÀ DEL CICLISMO
Abbiamo già accennato al fatto che il fulcro delle proteste alla Vuelta 2025 è stata la presenza della Israel Premier Tech e questo è ovviamente un tema sensibile, perché ad esempio la stessa UCI a marzo 2022 aveva escluso la russa Gazprom Rusvelo, che non ha mai più ripreso l’attività, quindi c’è questo precedente che pesa. Ci si potrebbe inoltrare nelle differenze fra la Russia e Israele, noi preferiamo restare all’aspetto più sportivo per ricordare che il ciclismo si disputa sulle strade per centinaia di chilometri e di conseguenza è molto più esposto a rischi rispetto a praticamente tutti gli altri sport, che si disputano in luoghi chiusi o comunque ben delimitati.
La totale incapacità da parte degli organizzatori della Vuelta 2025 e delle autorità spagnole di garantire la sicurezza se non tagliando o cancellando le tappe è una grave sconfitta per il ciclismo, che adesso rischia di ritrovarsi alla mercé di qualsiasi genere di protesta, per quanto nobile possa essere. Se la prossima volta a protestare fosse un gruppo di ucraini? Oppure un gruppo di rifugiati scappati da una delle tante (troppe) guerre africane di cui spesso dimentichiamo l’esistenza?
Oppure anche “solo” i dipendenti di un’azienda a rischio chiusura lungo il percorso di una tappa o un comitato di cittadini che protesta contro una discarica? A quale titolo si potrebbe dire che tutti costoro non avrebbero il diritto di fare ciò che i pro-pal hanno fatto alla Vuelta 2025? Ecco perché secondo noi organizzatori e autorità spagnole hanno avuto una grave colpa nelle scorse settimane: il ciclismo va protetto nella sua specificità di sport che va in mezzo alla gente, loro non l’hanno fatto…
