L'avvocato Lovati ospite di Storie Italiane per parlare del delitto di Garlasco: il legale di Andrea Sempio ha terminato il silenzio stampa
Il delitto di Garlasco a Storie Italiane con l’avvocato di Andrea Sempio, Massimo Lovati, che è uscito dal silenzio stampa, spiegando anche il perchè: “Tutte le cose che capitano vanno riflettute – ha detto in diretta tv su Rai Uno – uno riflette e capisce dove ha sbagliato, quindi io adesso sono qui mentre ieri non ce la facevo più, ho dovuto per mia riservatezza e del mio assistito andare in silenzio stampa”. E ancora: “C’è molta pressione mediatica, devo essere molto scrupoloso e quando capisco che è il momento di smettere devo smettere, ciò non toglie che oggi sono qui, ho chiarito alcune considerazioni e sono pronto a rispondere alle vostre domande”.
Lovati ha precisato: “Avevo necessità di consultarmi con il nuovo consulente tecnico che non avevo ancora conosciuto personalmente e impersonalmente e quindi esigeva un momento di riflessione. Quando ho saputo che il mio collegio difensivo aveva nominato il dottor Palmegiani mi sono fermato un attimo. L’hanno nominato senza comunicarmelo? Me l’hanno comunicato dopo e io ho preso nota, sono stato contento, lo conosco indirettamente per altre investigazioni ma prima di espormi alla pubblica opinione ho necessità di conoscerlo personalmente e di conferirlo per lui. Più che la sua nomina io ero rimasto un attimo basito per le dichiarazioni che aveva fatto il dottor Palmegiani a giugno ,che io non conoscevo e vorrei che chiarisse come mai ha fatto quelle dichiarazioni, come mai ha cambiato idea e come mai ha deciso di accettare quell’incarico”, riferendosi al fatto che la scorsa estate il consulente aveva data come possibile l’ipotesi che sotto le unghie di Chiara Poggi vi sia il dna di Andrea Sempio.
Palmegiani, presente in studio a Storie Italiane, ha replicato: “Ieri ci siamo sentiti velocissimamente per telefono”, per poi spiegarsi: “Io a giugno ho fatto un video di circa un’ora, viene estrapolato una dichiarazione di 10 secondi dove dico una cosa basandosi su quello che avevo a giugno, dei tabulati. Non mi interessava la parte biologica della storia, lo si può evincere vedendo il video, mi soffermavo sul fatto che l’impronta 33 non fosse utile: è stato preso quel pezzetto ma il discorso era la traccia 33. Poi io mi sono informato e ho visto una realtà differente: quell’Y non è identificativo, è parziale e degradato, bisogna capire anche la quantità. Il problema di quella traccia è che non è identificativa certa su nessuno”.
DELITTO DI GARLASCO, LOVATI: “NOMINA PALMEGIANI? MI ERO PREOCCUPATO”
Lovati ha quindi replicato: “Sono contento di aver sentito le rettifiche del signor Palmegiani, non tanto sull’impronta 33 che non fa parte dell’incidente probatorio quanto sull’indagine del dna, le unghie e i reperti degli elettroferogrammi del prof De Stefano che attualmente è l’unico punto di comparazione. Da una parte c’è la perizia di De Stefano e dall’altro c’è il tampone salivare appreso al mio assistito a marzo di quest’anno.”
“Io che ho sempre negato precisamente la presenza del dna di Sempio su questi reperti che tra l’altro non ci sono più, mi ero allarmato a sentire le dichiarazioni del signor Palmegiani a giugno ma adesso che le ha chiarite, ringrazio il dottore, abbraccio la sua rettifica e siamo insieme per difendere Sempio e ritengo che lei difenderà il mio assunto, chiarito questo, sono felicissimo di collaborare con lei. Per ora non nomino più nessuno, seguirò personalmente le operazioni pertiali, rivolgendo le mie domande alla dottoressa Albani, farò un corso di genetica accelerato e se ce ne fosse bisogno – ma non ce ne sarà – nominerò un consulente. Il 18 dicembre mi presenterò io, il dottor Palmigiani e se ce ne sarà bisogno un genetista: se sarà chiaro che il dna di Sempio non c’è non nominerò più nessuno, sarà sufficiente il parare di un ignorante come me”.

DELITTO DI GARLASCO, LOVATI E I PIZZINI SEQUESTRATI A SEMPIO
Lovati ha quindi risposto al pizzino trovato in casa Sempio nel libro di Tizzoni, avvocato di Chiara Poggi: “Il libro di Tizzoni ce l’ho anche io, è un’opera letteraria ben fatta ed è scritto bene. Il fatto che all’interno di questo libro sia stato trovato un pizzino già denota la buona fede di chi l’ha scritto, uno non tiene per 8 anni un pizzino compromettente per lui dentro un libro. Questo pizzino va stridentemente a contrapporsi con l’altro pizzino, quello della guardia di finanza dell’indagine di Brescia dei 20-30. Mentre in quello di Brescia c’è scritto 20 e 30, in quello di Tizzoni c’è una colonna di cifre, come se fosse un bilancio, 1.000, 2.000, 1.500, saranno più o meno dodici cifre e a fianco a matita c’è scritto Lovati e Garofano”.
“Questo Pizzino rappresenta con genuinità quello che intende in quanto sono cifre pagate agli avvocati e al consulente tecnico in 8 mesi. Quell’altro pizzino al centro dell’indagine, capziosamente i 20 e i 30 vengono interpretati 20mila e 30mila. Quindi le cose bisogna dirle tutte, bisogna essere chiari e trasparenti, questa cosa è capziosa e io denuncio pubblicamente a tutti gli italiani che non bisogna essere capziosi, c’è scritto 20 e 30, non 20.000 o 30.000 euro, basta!”.
DELITTO DI GARLASCO, LOVATI E IL VADEMECUM DEL NIPOTE DI SAVU
Sui reperti sequestrati ha poi aggiunto: “Quando succedono, alcune cose te le fanno vedere, altre no, perchè? Le mie considerazioni le tengo per me, poi ovviamente c’è il verbale di sequestro in cui vengono descritte sommariamente le cose sequestrate, ma io di questo manoscritto non ho idea”.
Quindi ha precisato: “Il nipote di Savu ha redatto una specia di vademecum, un memoriale, dove sostiene che lo zio Flavius Savu gli avrebbe riferito che l’omicidio di Chiara Poggi è stato organizzato perchè lei sapeva qualche cosa relativamente al santuario delle Bozzole, altre non so, poi se dice la verità o meno non lo so. Per mia conoscenza non avveniva alcun rito al santuario, c’erano esorcismi, messe celebrate ogni mercoledì del mese dove don Gregorio come taumaturgo affermato curava l’anoressia con l’esorcismo, e guariva la malattia delle ragazzine”.
