Gli industriali di Italia, Francia e Germania evidenziano i ritardi dell'Ue nel trovare il modo di spingere la crescita
Si è chiuso giovedì a Roma il Forum Trilaterale Confindustria-Medef-Bdi da cui è arrivata una dichiarazione congiunta che, tra le altre cose, ha messo in evidenza “una forte impazienza” verso l’immobilismo dell’Ue, che sta continuando a perdere terreno rispetto a Stati Uniti e Cina.
Una posizione, quella degli industriali italiani, tedeschi e francesi, che, come spiega Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, non è campata per aria: «C’è obiettivamente una difficoltà politica europea che non aiuta ad affrontare una situazione economica non semplice.
Se è complicato individuare una linea comune di obiettivi, sarebbe quanto meno necessario un coordinamento e una buona base di partenza potrebbe essere la modalità con cui è stata concepita l’operazione Next Generation Eu, ormai prossima alla scadenza».
Ritiene si dovrebbe ripetere il Next Generation Eu?
Non necessariamente. A me sembra che l’idea di individuare obiettivi realizzabili, ciascun Paese con le sue caratteristiche, sia un buon punto di partenza per un coordinamento serio a livello europeo. Questa dovrebbe e potrebbe essere la base per ragionare su obiettivi comuni per tutta l’Europa che, in linea di principio, a livello economico di ogni singolo Paese potrebbero passare anche dal legame tra il Pil effettivo e quello potenziale.
Può spiegarci meglio.

L’idea che suggerisco è che il potenziale economico dell’Europa possa diventare effettivo. Le missioni del Next Generation Eu, ancora in corso, rappresentano un elemento di propulsione per la crescita e la chiusura del gap tra Pil potenziale e Pil effettivo.
E proprio la chiusura di questo gap può essere un elemento su cui far convergere unitariamente i diversi Paesi dell’Ue: ciascuno ha le sue caratteristiche e possono essere diverse le modalità con cui cercare di chiudere il gap. Sarà importante anche vedere fino a che punto si sarà arrivati nel perseguire questo obiettivo alla chiusura del Next Generation Eu.
E dopo? Dal 2027 cosa si dovrà fare?
Cominciamo a prepararci in questo esercizio contabile di verificare se sono stati realizzati i progetti e le missioni e fino a che punto: questo è il punto di partenza per cercare di capire cosa fare dopo. Diventerà più facile anche capire dove allocare le risorse che saranno disponibili. Il punto centrale resterà quello degli investimenti che consentono l’aumento di produttività e quindi una crescita del Pil sostenibile e bilanciata.
Vista l’importanza degli investimenti, non bisognerebbe quanto meno fare in modo che le regole fiscali li considerino in modo diverso dalla spesa corrente?
Questa è una delle considerazioni centrali, perché un volume appropriato di investimenti è quello che garantisce una crescita sostenibile, che non si ottiene certo con la spesa corrente. Quindi, andranno fatti passi in avanti in questa direzione.
Cosa pensa della decisione della Bce della settimana scorsa di lasciare invariati i tassi di interesse?
Credo che corrisponda a una fase momentanea di attesa, perché una situazione come quella che le ho appena rappresentato non può svilupparsi senza un sostegno della politica monetaria.
(Lorenzo Torrisi)
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