La comunicazione del ministro del Lavoro sull'INL nei giorni scorsi ha creato preoccupazioni e e divisioni tra i sindacati
Nei giorni scorsi il ministero del Lavoro ha comunicato di aver messo l’Ispettorato nazionale del lavoro (INL) “al centro delle proprie strategie per garantire legalità e sicurezza nei luoghi di lavoro”.
Successivamente a questa comunicazione è scattata la preoccupazione e la contrarietà dei settemila dipendenti e di tutte le sigle sindacali di categoria, non disposte a ritornare sotto le dirette dipendenze del ministero, come succedeva dieci anni fa, con il rischio di perdere l’autonomia operativa ed essere assoggettabili alla politica, così come è avvenuto nel 2024 alla società Anpal Servizi oggi Sviluppo Lavoro Italia Spa, operazione che si è configurata come soggetto in house del ministero del Lavoro.
Nel 2015, attraverso il Jobs Act, era stata creata un’agenzia (INL) vigilata dal ministero del Lavoro sostituendo dal 1° gennaio 2017 la direzione regionale e quella provinciale del lavoro a costo zero, che doveva essere dotata di autonomia regolamentare, amministrativa e contabile. Tutto questo purtroppo non è avvenuto per il blocco delle assunzioni e per la mancanza di risorse economiche.
Tutte le organizzazioni sindacali confederali e autonome di categoria all’unisono hanno confermato la loro contrarietà al rientro dell’Ente al ministero del Lavoro, ma sono divise nell’affrontare il problema.
I sindacati Cgil, Uil e Usb hanno accusato il ministero “di volere un diretto controllo politico della vigilanza del lavoro e di mettere le mani sull’avanzo di bilancio” e hanno inoltre annunciato un’assemblea nazionale dei dipendenti per il 2 dicembre, non a caso, alla sera dello stesso giorno andrà in onda su Rai 1 la serie televisiva “L’altro ispettore”, la prima serie TV dedicata alla figura di un ispettore del lavoro.

Invece Cisl, Confsal, Flp e Confintesa ritengono che in questi anni siano stati fatti passi in avanti nella contrattazione di secondo livello, nelle assunzioni, nell’aumento dei fondi presenti in Agenzia e nell’inserimento, nel 2026, di INL nel fondo di armonizzazione Frd. Accusando gli altri sindacati “di indire continui scioperi, di raccontare di un ente ingestibile ed inefficiente e ricordando che il loro compito è quello di difendere i lavoratori e non quello di assecondare le forze politiche più vicine a loro che hanno consentito la nascita di INL, a costo zero e senza poteri che una vera agenzia autonoma dovrebbe avere”.
Negli ultimi anni, come affermato dal ministero del Lavoro, invece, sono aumentate e aumenteranno le assunzioni di oltre 1.100 ispettori, attraverso le procedure concorsuali, con il decreto Pnrr e con il decreto sicurezza ancora in discussione in commissione Lavoro del Senato, nella speranza però, che tutti i posti banditi verranno coperti, viste le molte rinunce da parte dei vincitori dei concorsi precedenti e le successive richieste di trasferimenti verso altri istituti pubblici.
Problema riscontrato, in questi anni, anche in Inail a causa di retribuzioni non in grado di soddisfare le aspettative dei nuovi dipendenti e insufficienti a rispondere al costo degli affitti, soprattutto nelle città del nord del Paese.
Altro tema che rischia di essere messo in discussione è quello del bilancio dell’Agenzia. Così come tutti quelli degli enti pubblici (vedi ad esempio gli oltre 45 miliardi di avanzo Inail) è soggetto alle norme e procedure che accentra presso la Tesoreria Unica dello Stato, le risorse liquide e nel caso specifico gli oltre 360 milioni di avanzo di questi anni, concorreranno al calcolo dei saldi di finanza pubblica per ottemperare ai parametri richiesti dalla Unione europea, invece di essere spesi per la mission dell’Ispettorato del lavoro.
Per poter svolgere il proprio ruolo, l’INL, che è un’agenzia unica per le ispezioni del lavoro e come soggetto pubblico, assume tutte le funzioni di vigilanza, previdenza sociale, assicurativa per la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro in rapporto anche con gli ispettori Inail, Carabinieri e Inps, deve farlo in modo autonomo, senza avere vincoli restrittivi di spesa da parte del ministero dell’Economia e delle Finanze.
L’attuale Agenzia deve avere la possibilità di utilizzare le risorse economiche (anche quelle recuperate dall’attività di vigilanza dell’Istituto, come dalle irregolarità riscontrate e dal lavoro nero), per finanziare l’aggiornamento delle proprie competenze, il welfare aziendale, l’istituzione del fondo sanitario, incrementare gli attuali fondi di efficientamento e per migliorare i processi operativi.
L’eventuale chiusura (il primo tentativo è stato fatto nel 2023 con la bozza di un disegno di legge poi rientrato) dell’Ispettorato nazionale del lavoro e il ritorno nel ministero che attualmente ha poco più di 700 dipendenti, è una decisione sbagliata perché questa operazione avrà costi economici elevati e con il rischio di perdere le attuali professionalità e competenze dei lavoratori.
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