Istat dati su istruzione e tassi occupazionali, nel 2024 più laureati e diplomati hanno avuto accesso al lavoro ma l'Italia resta sotto la media Ue
Istat pubblica i dati su istruzione e occupazione relativi al 2024, evidenziando che in Italia, pur restando a livelli più bassi rispetto agli altri paesi Ue, i laureati trovano lavoro più facilmente rispetto ai coetanei con titoli di studio inferiori. Il tasso occupazionale infatti è dell’84,7%, cresciuto di 0,4 punti dal 2023 ma ancora sotto agli obiettivi europei, come quello dei diplomati, salito di 0,7 punti con un tasso complessivo del 74%. I dati sono relativi a persone in fascia di età che va da 25 a 64 anni, con una differenza leggermente più elevata per coloro che hanno da poco conseguito il titolo e fino ai 34 anni, che entrano nel mercato nell’84,9% dei casi.
Un vantaggio che si ripercuote anche sulle quote di disoccupati, che sono maggiori tra chi ha soltanto la terza media con il 9,1%, tra i diplomati al 5,3 mentre scendono in caso di formazione universitaria fino ad arrivare al 3,2%. La situazione, seppure positiva non cancella però il divario che ancora resta, non tanto tra i giovani che terminano il percorso scolastico obbligatorio, che sono nella media in Europa, ma tra coloro che finiscono l’università, che invece sono quasi la metà (22,3%) rispetto ai coetanei in Francia e Spagna, rispettivamente al 43,4 e 42%.
Divario di genere tra laureati che lavorano e accesso ai percorsi di studio nelle materie Stem
Lo studio Istat sui tassi occupazionali relativi al grado di istruzione, mostra non solo un divario tra laureati in Italia e all’estero, ponendo il nostro paese tra gli ultimi in Europa subito dopo la Romania, ma anche una differenza interna tra generi. La quota relativa a a coloro che entrano nel mondo del lavoro dopo aver terminato gli studi universitari è relativamente più bassa tra le donne, con un 82,7% mentre per i maschi è dell’88,4%. Il gap riguarda anche il tipo di formazione scelta, per la quale esiste ancora un dislivello ampio nelle materie Stem, scientifiche, ingegneristiche e matematiche, scelte nel 36,4% dei casi da uomini e solo dal 15% delle donne.
Un dato che si riduce ulteriormente da Nord a Sud sottolineando la disparità territoriale, che incide anche quando si parla di giovani che abbandonano i percorsi scolastici, maggiormente tra i maschi e nel Mezzogiorno al 12,4% e con numeri nettamente inferiori nelle regioni settentrionali e centrali dove gli abbandoni sono stati in media dell’8%.

Istat, istruzione e occupazione: diminuiscono giovani Neet disoccupati ma la media resta la più alta in Europa
Altro dato significativo, mostrato nella statistica Istat su occupazione e istruzione è quello del numero di giovani Neet in Italia, cioè coloro che non studiano, non lavorano e non sono impegnati nella ricerca di percorsi formativi o occupazionali. Sebbene in diminuzione di 0,9 punti nel 2024 rispetto al 2023, la quota resta elevata, soprattutto se inserita nel contesto europeo. Sono infatti il 15,2% in totale, una percentuale che risulta notevolmente più elevata della media Ue all’11%, in particolare se rapportata a quelle ancora più basse di Francia, Spagna e Germania, che vanno dal 12 all’8%.
La stessa componente di Neet è tra quelle che maggiormente risultano fuori dal mercato del lavoro, con ben due terzi di disoccupati pari al 33,6%. Questi numeri sono dovuti principalmente, come spiega l’istituto al mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro, anche perchè la maggior parte di loro risulta comunque disponibile all’accettazione di un impiego, specialmente se ha un titolo di studio. Anche qui il divario territoriale è presente, visto che al Sud, tra i giovani Neet, la metà dichiara di attendere una opportunità da più di un anno.
