Martedì prossimo, 11 febbraio, si celebrerà la XXXIII Giornata Mondiale del Malato, istituita da Giovanni Paolo II
Istituita nel 1992 da Papa Giovanni Paolo II per sensibilizzare sulla importanza di curare non solo le malattie ma anche le relazioni umane, si celebrerà il prossimo 11 febbraio la XXXIII Giornata Mondiale del Malato, occasione per un momento di riflessione e di solidarietà verso chi, come paziente, caregiver, operatore professionale, o qualsiasi altro ruolo, affronta quotidianamente od occasionalmente la malattia e i suoi dintorni.
È un’opportunità che la Chiesa offre a tutti, cristiani e non cristiani, non solo per ringraziare coloro che si prendono cura dei malati, come medici, infermieri, volontari, familiari, e più in generale tutto il personale del comparto sanitario e sociosanitario (e non c’è bisogno di ricordare la vicenda Covid per capire la rilevanza di questo ringraziamento), ma per sollecitare tutti gli uomini e le donne a un momento di sensibilizzazione, riflessione e azione sul tema della malattia e di tutto ciò che le ruota attorno. E non è un caso che il giorno scelto sia il 11 febbraio perché è il giorno di commemorazione di Nostra Signora di Lourdes, figura e luogo che tanto sta significando non solo per le guarigioni miracolose che sono state riconosciute ma perché promuove la compassione, la solidarietà e l’attenzione verso le persone che soffrono a causa di malattie e verso coloro che a vario titolo se ne prendono carico.
Papa Giovanni Paolo II aveva scritto molto sul tema della sofferenza e nella sua lettera “Salvifici doloris” (11 febbraio 1984) aveva indicato che la sofferenza può essere un’opportunità per unirsi alla sofferenza di Cristo, e trovare significato e speranza in mezzo alle difficoltà, e in questo percorso di attenzione alla sofferenza aveva accolto la richiesta del cardinale Fiorenzo Angelini, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari (istituito da Giovanni Paolo II stesso nel 1985), con la quale il cardinale, che si era anche fatto “interprete della attesa di non poche Conferenze Episcopali e di organismi cattolici nazionali e internazionali” richiedeva l’istituzione appunto di una «Giornata Mondiale del Malato», iniziativa peraltro che era già in atto in alcuni Paesi e regioni.
Nella lettera che istituiva la giornata il Papa, con “lo scopo manifesto di sensibilizzare il popolo di Dio e, di conseguenza, le molteplici istituzioni sanitarie cattoliche e la stessa società civile“, ne aveva indicato così gli obiettivi: “assicurare la migliore assistenza agli infermi; aiutare chi è ammalato a valorizzare, sul piano umano e soprattutto su quello soprannaturale, la sofferenza; a coinvolgere in maniera particolare le Diocesi, le comunità cristiane, le famiglie religiose nella pastorale sanitaria; a favorire l’impegno sempre più prezioso del volontariato; a richiamare l’importanza della formazione spirituale e morale degli operatori sanitari e, infine, a far meglio comprendere l’importanza della assistenza religiosa agli infermi da parte dei sacerdoti diocesani e regolari, nonché di quanti vivono ed operano accanto a chi soffre“.
Come gli obiettivi chiaramente indicano si tratta di una “giornata mondiale del malato” e non di una giornata del servizio sanitario (e tantomeno del servizio sanitario italiano), con un accento forte di richiamo ai cristiani perché si facciano carico di un’azione pastorale, di una formazione spirituale e morale degli operatori, e di un coinvolgimento diretto anche dei sacerdoti, per aiutare chi è malato a valorizzare il periodo di sofferenza che sta vivendo.
Sarebbe interessante ripercorrere i temi che di volta in volta sono stati scelti dai papi che si sono succeduti ma prenderebbe troppo spazio: limitiamoci allora ai messaggi più recenti. La XXX giornata (2022) aveva come titolo «”Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6, 36). Porsi accanto a chi soffre in un cammino di carità»; la XXXI (2023) metteva l’accento sulla compassione («”Abbi cura di lui”. La compassione come esercizio sinodale di guarigione»; e la XXXII (2024) segnalava l’importanza delle relazioni («”Non è bene che l’uomo sia solo”. Curare il malato curando le relazioni»).
Per la giornata di quest’anno (XXXIII: 2025) Papa Francesco si è allineato al tema del Giubileo scegliendo come titolo «”La speranza non delude” (Rm 5, 5) e ci rende forti nella tribolazione», dove svolge una riflessione su tre aspetti della presenza di Dio vicino a chi soffre: l’incontro (la malattia come occasione di incontro con il Signore), il dono (dalla grande speranza che l’incontro genera deriva ogni spiraglio di luce con cui superare le prove e gli ostacoli della vita) e la condivisione (i luoghi in cui si soffre sono luoghi dove spesso ci si arricchisce a vicenda). “Ed è importante saper cogliere la bellezza e la portata di questi incontri di grazia”, dice il Papa, “e imparare ad annotarseli nell’anima per non dimenticarli”.
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