Personale, liste d’attesa, medicina territoriale: il procuratore generale della Corte dei Conti indica le criticità della sanità e chiede un nuovo SSN

Nell’udienza del 26 giugno delle Sezioni Riunite in sede di controllo della Corte dei Conti il procuratore generale Pio Silvestri ha pronunciato il “Giudizio sul rendiconto generale dello Stato 2024” e ha dedicato gran parte della sua requisitoria a una valutazione del Servizio sanitario nazionale.

Cosa pensa del nostro SSN il procuratore generale dei giudici contabili? Quali sono gli elementi su cui si sono concentrate le sue considerazioni? Quale è la visione generale che viene prospettata per il SSN? Nel seguito si prova a fare sintesi degli aspetti di maggiore rilievo emersi, rimandando al documento originale per gli ulteriori dettagli e gli eventuali approfondimenti, ma segnalando da subito che nel documento stesso non ci sono conti (nel senso di numeri) e pertanto questa volta il procuratore non ci potrà dire se i conti tornano o non tornano, ma ci costringerà a confrontarci con le sue autorevoli visioni.



Il viaggio del procuratore è iniziato affrontando una questione sostanziale, recentemente ribadita da una sentenza della Corte Costituzionale (195/2024). Come si risolve il contrasto tra la garanzia dei diritti incomprimibili (salute) e le esigenze di bilancio?

Per rispondere, il procuratore ha ripassato sinteticamente le pronunce più rilevanti della Corte Costituzionale sul tema per riaffermare che alle spese per la tutela della salute (e per quelle inerenti i diritti sociali, le politiche sociali e la famiglia) “deve essere riconosciuta una preferenza qualitativa trattandosi di spese costituzionalmente necessarie”, confermando così il cambio di atteggiamento maturato nel tempo dai giudici delle leggi per i quali ora le esigenze di bilancio devono avere un ruolo “servente” rispetto ai diritti costituzionali.



Certo, sarebbe stato bello avere un po’ il senso di come i giudici dei conti pensano che questo obiettivo possa essere raggiunto in pratica, ma mi rendo conto che questo è un viaggio che non compete al procuratore, ma che tocca al governo ed al parlamento, a maggior ragione in un tempo in cui si stanno aprendo prospettive di altri capitoli di spesa che certamente fanno a pugni con le indicazioni della Corte Costituzionale.

La prima tappa è stata l’affermazione della necessità di riorganizzare e rafforzare la medicina territoriale nell’ottica della prossimità al cittadino (sussidiarietà e sanità di prossimità), con l’invito ai medici di base e alla guardia medica a porsi come filtro efficace all’accesso al pronto soccorso, a utilizzare gli strumenti della sanità digitale ed a rafforzare le interazioni a distanza tra medico e paziente.



Il passo successivo ha riguardato il capitale umano, che deve essere rivalorizzato, mentre oggi è condizionato dalle necessità di rispettare i budget. La professione sanitaria (medici, infermieri) deve essere resa attrattiva, e per il procuratore occorre che i professionisti tornino al centro del “villaggio salute” e siano adeguatamente remunerati.

L’intervento sul capitale umano parteciperebbe anche all’abbattimento delle liste di attesa, fenomeno che il procuratore definisce “vergognoso, per un Paese civile”. Sulle liste di attesa il procuratore ha espresso una valutazione positiva sugli accordi raggiunti di recente tra lo Stato e le Regioni, con l’auspicio che si possa arrivare ad una definitiva soluzione del problema, anche se si riconosce che le cause della difficoltà di accesso alle prestazioni sono molteplici e diversificate (aumento della domanda, insufficienza dell’offerta, carenza di risorse, medicina difensiva, mancanza di strumenti, organizzazione non efficace, …).

Critica è la posizione del procuratore sulla esternalizzazione dei servizi medici ed infermieristici (cioè i cosiddetti medici/infermieri “a gettone”), mentre è visto con favore l’intervento degli enti del terzo settore, intervento che oggi non è ancora integrato nel sistema.

Sui temi economici il procuratore ha proposto tre considerazioni: la prima, ricordando che la spesa sanitaria del nostro Paese è al 6,2% del PIL quando invece la spesa media europea è al 6,8% e quella dell’OCSE è al 6,9% del PIL; la seconda, che la tutela della salute non sia considerata come un costo bensì come un investimento; la terza, che si intervenga in maniera significativa per contenere e ridurre gli sprechi e le inefficienze.

Si tratta di ragionamenti e considerazioni che hanno fatto e stanno facendo in molti e che probabilmente non esauriscono le criticità che il SSN presenta, ma come spesso succede l’osservazione di maggiore rilievo si trova nell’ultima pagina dell’intervento (in cauda venenum).

Si chiede infatti il procuratore se sia sufficiente introdurre nell’attuale assetto organizzativo qualche specifico correttivo (o magari alcuni) o se invece non sia più opportuno ripensare completamente l’attuale modello del SSN imperniato su una logica universalistica.

È una domanda che da queste colonne è stata posta con insistenza tante volte e che ora trova autorevole conferma (almeno come domanda) anche attraverso il Pg della Corte dei Conti.

Adesso però bisogna cominciare a lavorare per produrre dei percorsi di risposta.

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