Morto Alasdair MacIntyre: filosofo cattolico e padre del comunitarismo, criticò la modernità proponendo un'etica delle virtù radicata nelle comunità
Alasdair MacIntyre, tra i pensatori più illuminanti del Novecento, è morto il 21 maggio 2025 all’età di 96 anni, lasciando una grande eredità intellettuale che ha influenzato direttamente l’etica contemporanea; nato a Glasgow nel 1929 e convertito al cattolicesimo nel 1983, MacIntyre ha ridefinito il dibattito morale attraverso opere come Dopo la virtù (1981), in cui denunciava il fallimento della modernità e proponeva un ritorno all’etica delle virtù aristotelica, che trova radici nelle tradizioni comunitarie.
Professore emerito all’Università di Notre Dame, ha criticato con forza l’individualismo liberale e il relativismo, sostenendo che i valori autentici possono emergere solo all’interno di comunità coese, dove le pratiche condivise contribuiscono alla formazione del carattere; il suo comunitarismo non rappresentava una nostalgia del passato, ma piuttosto un invito a ricostruire legami sociali attraverso narrazioni collettive, opponendosi alla frammentazione tipica della nostra società globalizzata.
Autore di testi fondamentali come Whose Justice? Which Rationality? (1988), in cui esplorò il legame tra tradizioni culturali e concezioni di giustizia, MacIntyre ha ispirato generazioni di studiosi, cattolici e laici, a ripensare il ruolo delle istituzioni nella formazione morale e dunque, il suo comunitarismo, spesso discusso in contrasto con il liberalismo di John Rawls, non è un anacronistico appiglio al passato, ma l’invito al recupero delle connessioni umane, alla formazione di se stessi tramite l’altro.
La morte lo coglie in un momento in cui il suo pensiero è quanto mai attuale, spesso ricordato nei dibattiti sulla giustizia sociale, l’ambiente e la crisi delle istituzioni democratiche.
Come MacIntyre ridisegnò l’etica del nostro tempo: dalla critica alla modernità all’eredità eterna
MacIntyre riteneva che l’Occidente, abbandonando le virtù classiche come il coraggio, la giustizia e la prudenza in favore di un’etica utilitarista basata su diritti astratti, avesse smarrito ogni orientamento morale; il suo comunitarismo esortava quindi a riscoprire pratiche virtuose in piccole comunità – monastiche, accademiche o locali – dove fosse possibile confrontarsi in modo critico con le tradizioni e rigenerare un’etica di spessore.
La conversione al cattolicesimo ha rappresentato un cambiamento profondo nel suo pensiero, portandolo a fondere il pensiero di Tommaso d’Aquino con gli strumenti della filosofia analitica: in Tre versioni rivali dell’etica (1990), MacIntyre difendeva la tradizione come un contesto dinamico di progresso, opponendola sia all’enciclopedismo razionalista sia alla genealogia nichilista.
Critico del capitalismo e della burocrazia statale, vedeva nelle comunità locali veri e propri laboratori di resistenza contro l’alienazione moderna e oggi, mentre le sue idee ispirano movimenti ecologisti e cattolici sociali, la sua scomparsa riaccende l’interesse verso un’alternativa all’individualismo: un’etica radicata nel bene comune, capace di sfidare il predominio della tecnica e del mercato.