Anna Barbaro, medaglia d’argento nel triathlon alle recenti paralimpiadi di Tokyo, è stata intervistata dai microfoni del programma di casa Rai, Sulla Via di Damasco: “Il grazie lo dobbiamo dire a tutte le persone che hanno puntato su di me – esordisce Anna Barbaro – siamo solo l’immagine visibile di tante persone che ci sono dietro di me e che mi hanno aiutato. Questa medaglia ha una storia di quasi 11 anni fa – ha proseguito – una storia con protagonista la mia patologia ma anche un bicchiere mezzo pieno, un papà attento e premuroso che quando ha visto la figlia crollare l’ha presa per mano e l’ha portata in piscina: è iniziato un percorso di alti e bassi che hanno portato a questo traguardo e che rifarei diecimila volte”.
Subito dopo la paralimpiade, Anna Barbaro ha sentito il bisogno di recarsi in Vaticano: “Quando sono tornata in Italia, e mi hanno detto che avevo un intervallo del volo di 7 ore, sono andata in Vaticano, la culla della mia fede. Volevo ringraziare Dio in cui credo per questa medaglia, è stata la mia forza, nei momenti giusti ha fatto nascere persone o essere speciali, come Nora (il suo cane guida in studio ndr), che mi hanno cambiato la vita e mi hanno aiutato a rendermi autonoma e quindi protagonista alle paralimpiadi”.
ANNA BARBARO: “HO INIZIATO A PERDERE LA VISTA A 25 ANNI…”
Quando il medico ha detto ad Anna Barbaro che non si potevano fare previsioni sul suo stato di salute, lei ha reagito con forza: “In quel giorno è nata in me la voglia di dire che ero ancora viva, la vita ce l’avevo e dovevo renderla bella. Può essere che questo sia il progetto di Dio, mi ha portato ad avere una vita così piena e bella come quella che sto vivendo ora, il mio quotidiano è quello di una persona normale”. La perdita della vista iniziò quando l’atleta aveva 25 anni, provocata da un virus che le aveva intaccato il nervo ottico: “Piano piano ho iniziato a non vederci notte, poi a gennaio 2011 ero accompagnata, e a marzo 2011, giorno del mio compleanno, non riuscivo a percepire neanche una macchia. Non è stato facile – ha aggiunto – in quel periodo ho deciso di chiedere aiuto a San Francesco e di fare la marcia francescana, per trovare la forza di dirlo ai genitori e per risolvere questa cosa insieme come famiglia, e così è successo, anche se in un modo particolare. Il giorno della veglia, il 2 agosto, era notte e mia madre mi aveva chiamato ma io non riuscivo a riconoscerla: mi ha detto perchè non capivo chi fosse, poi ci siamo abbracciati e mi ha tranquillizzato. la mia famiglia è stata molto credente e lo è sempre stata”.
ANNA BARBARO: “LO SPORT E’ ARRIVATO GRAZIE A MIO PADRE, IL MIO CANE NORA…”
La medaglia d’argento alle paralimpiadi racconta di essersi arrabbiata in particolare con Dio per la sua malattia: “Perchè non ero mai stata cattiva, ho fatto volontariato, mi son sempre prodigata con gli altri. Da questa arrabbiatura è nata la voglia di volerlo conoscere di più e ho iniziato il percorso in scienze religiose. la mia tesi l’ho dedicata alla Madonna di Lourdes e ai miracoli che avvengono e da lì è cambiato il mondo, mi son resa conto che ripercorrendo il mio passato realmente lui nella mia vita è stato sempre presente, tanto che Nora è nata a gennaio 2011, periodo in cui non riuscivo più a camminare sola: per me lei è un dono che mi ha fatto lui nel momento in cui ero più arrabbiata”.
Sull’approccio allo sport: “Non faceva parte della mia vita ma nella vita, il via a questo sport è stato dato da mio padre, a lui è venuta in mente di portarmi in piscina e farmi riprovare la libertà che credevo di aver perso”. Sul suo compagno da 14 anni, Salvatore: “Ogni qual volta ho bisogno di qualcosa lui c’è, fra i due sono stata io quella più restia, ho cercato più la libertà e l’indipendenza invece che vivere questo rapporto di coppia, lo dico come una mia pecca e una mia mancanza, lui è stato perseverante nell’aspettarmi e nel darmi i tempi giusti”. Sul suo cane Nora: “E’ quella con cui ho vissuto la mia libertà, la voglia di riscoprire il mondo con lei e con i suoi occhi, una riscoperta bellissima, un percorso a due che è difficile descrivere, io lei e un cellulare, il mondo bellissimo”. Infine la domanda se sia felice: “Sì, nella mia imperfezione e nei miei momenti brutti”.