Battesimo a Singapore: 966 adulti nella notte di Pasqua scelgono la fede come vita concreta, crescono i cattolici e si sfida il pragmastismo
A Singapore, 966 adulti, durante la notte di Pasqua, hanno ricevuto il battesimo, segno di una fede che non si accontenta di ritualità, ma scava nel quotidiano: un numero record per la piccola nazione asiatica – crocevia di culture e religioni – dove i cattolici sono solo il 6,7% della popolazione.
Tra loro c’è Queenie Ng – 42 anni – ex manager che ha abbandonato il corporate per lavorare nei servizi funebri cattolici: “Non servivamo per denaro, ma per dignità”, racconta, descrivendo l’incontro con colleghi che hanno fatto della compassione una professione.
La sua storia, come quella di molti altri, è un mosaico di ricerca spirituale, dopo vent’anni di approcci superficiali al protestantesimo, sei anni di osservazione silenziosa tra bare e corone fiorite, fino alla scelta di aderire al Rito di iniziazione cristiana degli adulti: “Volevo essere come loro, autentici, senza maschere” dichiara, raccontando di un’esperienza che ricorda le prime comunità cristiane, dove la conversione nasceva dalla testimonianza concreta, non dai sermoni.
Nel tempo in cui le chiese europee si svuotano, Singapore sembra riscoprire il fascino del Vangelo attraverso il servizio tanto che il cardinale William Goh parla di “fede incarnata”, citando quasi il concilio Vaticano II: “Il Credo non è un’opinione, ma una prassi”.
Un messaggio che riecheggia l’appello di Papa Francesco durante la visita del 2024 e i numeri gli danno ragione: oltre ai 966 battezzandi, 172 nuovi catecumeni iniziano il cammino, segno che la Chiesa locale ha capito come parlare a una società ipertecnologica ma affamata di umanità.
Battesimo come atto di rivoluzione: “Gesù sia Signore di tutto, non solo delle preghiere”
“Se credi, devi lasciare che Gesù guidi ogni tua scelta: lavoro, famiglia, persino il conto in banca”: sono queste le parole del cardinale Goh durante il Rito dell’elezione che suonano come un manifesto teologico-politico in un Paese dove il pragmatismo economico è il dogma.
Eppure, i 1.138 adulti in cammino verso i sacramenti (battezzandi e catecumeni) dimostrano che la spiritualità può coesistere con il capitalismo avanzato, a patto di tradurla in gesti tangibili e Singapore – spesso dipinta come una “Disneyland del consumo” – svela così un paradosso: più aumenta la ricchezza materiale, più cresce il bisogno di significato.
Non è una coincidenza che molti convertiti provengano da ambienti professionali stressanti – come Queenie Ng – o da settori ad alta competitività: “Lavorare accanto a chi onora i defunti con dignità mi ha insegnato cosa significa servire”, spiega, mettendo in luce una lezione che richiama le opere di misericordia medievali, rilette in chiave postmoderna.
Il battesimo di massa, però, non è solo un fenomeno sociologico, ma un vero e proprio atto di resistenza in un continente dove il cristianesimo spesso si scontra con autoritarismi e censure e mentre la Cina reprime le religioni e la Corea del Nord le criminalizza, Singapore – pur con le sue ambiguità – permette alla fede di respirare.
I numeri – in tal senso – parlano chiaro, segnalando il +12% di cattolici nell’ultimo decennio, contro il -20% dell’Italia e, forse, il segreto sta proprio qui: non basta battezzare, bisogna dimostrare che il Vangelo può cambiare concretamente la vita.
