In Benin l'ISIS nigeriano ha rapito sei civile durante un attacco: il vescovo è preoccupato perché i jihadisti hanno promesso che colpiranno di nuovo

È una situazione destinata ad aggravarsi quella che da diverse settimana a questa parte interessa il Benin e – in particolare – il villaggio di Kalalé, vittima di sempre più frequenti e sanguinosi attacchi da parte di alcune cellule dell’ISIS che arrivano dalla vicina Nigeria con il chiaro intento di rapire civili, soldati e rappresentati della Chiesa, seminando un vero e proprio panico del quale ha parlato – in queste ore – il vescovo di Benin Martin Adjou Moumouni con l’agenzia delle Opere Missionarie Fides.



Partendo dal principio, l’ultimissimo attacco da parte dell’ISIS in Benin risale allo scorso 10 settembre: il vescovo, infatti, ha raccontato che all’alba un manipolo di uomini armati ha fatto irruzione nel villaggio di Kalalé seminando il panico, saccheggiando i civili di automobili e moto e rapendo almeno sei civili che erano finiti sulla loro strada, fortunatamente senza che si siano registrate vittime.



Isis (Foto: screen da Youtube)

Il precedente attacco nel Benin, invece, risaliva al mese di agosto quando fu rapito – e poi rilasciato qualche settimana più tardi – un fedele cattolico e riavvolgendo ancora di più il nastro dobbiamo tornare al 27 luglio per assistere all’ultimo attacco da parte dell’ISIS nigeriano: in quell’occasione, a essere rapite furono un totale di cinque persone, tra cui un operatore pastorale poi rilasciato una manciata scarsa di giorni fa.

Il vescovo Martin Adjou Moumouni: “L’ISIS vuole impedire l’attività pastorale della Chiesa in Benin”

Non è effettivamente chiaro chi ci sia dietro ai rapimenti e ai saccheggi in Benin, anche se tutte le prove sembrano puntare contro una cellula di Boko Haram che arriva dalla vicina Nigeria: a dirlo è il vescovo Martin Adjou Moumouni, al quale l’operatore pastorale ha raccontato di essere stato costretto a marciare nella foresta – ovviamente bendato -, prima di arrivare al campo di detenzione arroccato in un’area raggiungibile solamente attraversando un fiume.



È stanco – ovviamente – il vescovo del Benin che a Fides ha raccontato che gli aggressori “hanno promesso di colpire di nuovo” con l’obiettivo di aumentare il numero di prigionieri rapiti: non solo, perché gli stessi jihadisti avrebbero anche chiaramente detto che il loro intento è quello di “impedire (..) l’attività pastorale della Chiesa“, dopo aver già costretto al ritiro dall’area del Benin delle spagnole “suore della Compagnia di Gesù Salvatore”.