Ancora non è chiara la causa del blackout che ha coinvolto Spagna e Portogallo lunedì. E resta una diatriba politica sul nucleare
A quasi 48 ore dalla gigantesca interruzione di corrente che ha bloccato l’intera Penisola iberica, la situazione è tornata alla normalità in Spagna e Portogallo. Ora è il momento di cercare le cause, e questo potrebbe richiedere del tempo.
In assenza di una spiegazione inconfutabile si moltiplicano teorie e supposizioni: alcune surreali (vibrazioni atmosferiche indotte), altre ansiogene (cyberattacco),e molte anche ideologiche (è colpa delle troppe fonti intermittenti; è colpa del nucleare) per spiegare lo scenario catastrofico.
Alle 12:33 di lunedì, 15 gigawatt (GW) di produzione elettrica sono improvvisamente scomparsi dal sistema elettrico spagnolo. Un volume equivalente al 60% dell’elettricità consumata nel Paese in quel momento. Un calo di potenza e una conseguente riduzione di frequenza che in soli cinque secondi è stato sufficiente a far collassare l’intera rete scatenando a catena il distacco delle centrali secondo i protocolli di sicurezza.
Il blackout ha lasciato senza elettricità i 60 milioni di abitanti della penisola e un costo stimato di miliardi di euro, con conseguenze molto variabili a seconda del settore economico. Mercoledì la conferenza stampa della Red Eléctrica de España (REE), il gestore della rete elettrica spagnola, ha offerto una prima ricostruzione ufficiale della concatenazione degli eventi, la quale comunque è ancora lontana dal fornire una spiegazione.
In primis, i funzionari della rete hanno escluso un attacco informatico alla rete elettrica e hanno negato che sia stato un evento atmosferico o meteorologico a scatenare il blackout. Ecco come viene presentata la catena di eventi:
1) alle 12:33, la rete spagnola subisce un “evento” simile a una perdita di produzione nel sud-ovest del Paese. È probabile che si tratti di una perdita relativa alla generazione solare, ma REE precisa che non si può ancora affermarlo con certezza.
2) in pochi millisecondi, la rete si auto-stabilizza e sembrava essersi ripristinata automaticamente.
3) tuttavia, circa 1,5 secondi dopo, un secondo evento simile a un’altra perdita di produzione colpisce la rete, destabilizzandola ulteriormente. I funzionari della rete non si sbilanciano nell’affermare che il primo calo di produzione abbia innescato il secondo, anche se è molto probabile.
4) circa 3,5 secondi dopo, l’instabilità della rete della penisola iberica raggiunge un livello tale da interrompere le interconnessioni di confine tra Spagna e Francia.
5) subito dopo una massiccia perdita di generazione rinnovabile colpisce la rete anche se i motivi di tale calo di produzione non sono stati ancora identificati.
6) la perdita di generazione a cascata destabilizza ulteriormente la rete, costringendo ogni centrale – nucleare, a gas, idroelettrica – a disconnettersi, fino al collasso completo della rete. La generazione elettrica si azzera completamente.
Secondo quanto riporta la stampa spagnola il Premier Pedro Sánchez indica la responsabilità degli operatori privati (Iberdrola, Endesa, EDP, Acciona Energía y Naturgy) e promette l’istituzione di una commissione d’inchiesta governativa per far chiarezza sulle cause senza escludere alcuna ipotesi. Il Premier spagnolo ha anche affermato che il blackout non è imputabile a un eccesso di produzione di energie rinnovabili, le quali in queste ultime settimane sono arrivate in alcuni giorni a coprire 100% del consumo elettrico nazionale, così come ha tenuto a sottolineare che il nucleare non è la soluzione.
La questione è spinosa e si incista nel dibattito che vede il Partito popolare assieme a quello di estrema destra Vox contrari alla programmata chiusura delle ultime 5 centrali nucleari attive e accusare il Governo di “avversione ideologica” all’energia da atomo.
Nota a margine: a rimettere in esercizio da zero, il cosiddetto blackstart della sistema elettrico iberico, sono state i cicli combinati a gas e i pompaggi idroelettrici, rivelando la scomoda verità che pannelli fotovoltaici e pale eoliche non possono esistere senza un adeguato supporto di backup e investimenti nelle reti e negli accumuli.
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