Possiamo abbassare le bollette? Sul grande quesito di queste ore, come al solito, la Ue non aiuta e la mancata competenza d’una certa politica non è da meno. Ma partiamo dal principio.
All’inizio degli anni 2000 avevamo quasi 21 miliardi di metri cubi di produzione all’anno di gas nazionale, poi scelte scellerate ci hanno portato a frenare, il tutto senza pensare alle conseguenze che stiamo vivendo ora, con le aziende che già chiedono di staccare il gas.
Ma cosa si può fare per abbassare i prezzi? La prima mossa è internazionale: uscire dalla Borsa di Amsterdam per rinegoziare un prezzo triplicato in Giappone e Usa, ma undici volte più alto nella Ue.
La Borsa di Amsterdam ha volumi di scambio ridottissimi e questo è un male. Facciamo un piccolo esempio: il Brent, ovvero il prezzo del petrolio Brent si genera in Borsa, a Londra. Qui vengono scambiati al giorno tra i 2mila e i 3mila miliardi di dollari di contratti petroliferi, cioè più del Pil italiano. Un mercato vasto e profondo genera equilibrio, è fisiologico.
La Borsa di Amsterdam è declinata perfettamente da Salvatore Carollo, ex dirigente Eni: “La dimensione dei volumi scambiati nel TTF (Title Transfer Facility, mercato di riferimento olandese per lo scambio del gas naturale e che determina i prezzi attuali) è interamente gestita dalla Borsa di Amsterdam, ma nessuno comunica il vero volume delle operazioni. Ci sono tutti i grafici che ci dicono come va il prezzo, ma nessuno sulla quantità di volumi scambiati, cioè su quale scambio di volume è basato questo prezzo. Da quello che ho potuto esaminare si tratta di scambi insignificanti, tra un gruppetto di trader, che generano questi numeri. E accade che in una Borsa piccolissima, dove si scambiano pochi volumi, basti un nonnulla per generare aumenti del 100% o del 200%”. Un mercato rionale che gestisce prezzi che ricadono sulla produzione di paesi del G7: non è concepibile.
Cosa dovrebbe fare il presidente del Consiglio? Lo spiega sempre Carollo: “Intanto il prezzo del gas non lo basiamo sul TTF olandese. Poi l’azionista di maggioranza, il ministero, ha il diritto di sapere quale sia il prezzo a cui il gas viene importato. Questa informazione il ministro del Tesoro e dell’Economia deve fornirla al presidente del Consiglio, che a sua volta può informare il ministero della Transizione energetica, cioè in questo momento Cingolani. Cingolani ha provato a sapere il prezzo a cui viene importato il gas in Italia, ma non gli è stato riferito dalle società pubbliche, perché sostengono che, essendo quotate in Borsa, non possono dirlo. Ma non è reale tutto questo. Le società devono comunicarlo. Negli Stati Uniti, che è la patria del libero mercato, le società petrolifere, siccome operano su concessione dello Stato, come in Italia, sono obbligate a essere trasparenti con lo Stato e quindi a comunicare il prezzo d’acquisto, che infatti è noto. Quindi il mercato americano funziona in modo corretto. Noi dovremmo disporre di questa informazione trasparente da parte dei grandi importatori di gas e questa cosa non c’è. Alla fine ci attacchiamo a questa finzione del TTF per coprire il fatto che non abbiamo un mercato trasparente in Italia. Però il monopolio e questa segretezza si traducono in un danno per i consumatori. Facendo queste due semplici operazioni, il costo del gas si allinea agli effettivi costi d’importazione, che sono 10-20 volte più bassi del TTF”.
Bisogna quindi essere chiari con i cittadini e le imprese italiani: per avere bollette basse bisogna uscire dal mercato “rionale” olandese, ovvero dalla Borsa di Amsterdam (lo si può fare in poco temo e senza grandi sconvolgimenti tecnici).
Oltre a questo, urge entrare nel mercato Henry Hub-Usa, il più grande mercato di gas liquido al mondo, ma trasparente, il prezzo è pubblicato ora per ora, se lo usiamo come riferimento vediamo un valore dieci volte minore del TTF, molto più basso e che non subisce queste speculazioni di quattro amici al bar, perché è un mercato globale.
Infine è bene tornare con la produzione in Adriatico (la Croazia sta trivellando a più non posso sotto il nostro naso…) e aumentare il volume del Tap, iniziando a trivellare a Cipro (nuovo giacimento Eni).
Perfino Mario Draghi disse al Consiglio europeo come la Borsa di Amsterdam fosse al centro di grandi speculazioni: ecco parlava di queste. L’alternativa? Bollette alle stelle.
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