Prosegue la nostra carrellata a puntate sulla stagione cinematografica. Vediamo altri cinque film imperdibili dei dodici mesi appena conclusi, da recuperare nei cinema che ancora li programmano, magari nelle arene all’aperto, o in dvd.
Gli imperdibili parte 2
Molto amato, da credenti e non credenti, è stato Uomini di Dio di Xavier Beauvois, sul martirio di sette monaci cistercensi nell’Algeria di metà anni ‘90. Furono i terroristi islamici o l’esercito del regime corrotto per addossare la colpa ai rivoluzionari? Il regista non si sbilancia (è stato riaperto il caso), perché in fondo non è fondamentale saperlo: molto più interessante osservare la loro vita, l’affetto che si sono conquistati nella popolazione musulmana, le paure per i pericoli dopo le prime minacce dei terroristi, la fede in Cristo che non cancella ma vince il timore, l’amicizia tra confratelli. Il tutto in uno stile rigoroso e trascinante allo stesso tempo. Un gioiello.
Grande successo negli Usa, ma non in Italia, è stato il western Il grinta: più che un remake del vecchio film che valse l’Oscar a John Wayne, quello dei fratelli Coen è un adattamento più fedele del romanzo originale di Charles Portis. La storia della ragazzina (un’eccezionale, giovanissima Hailee Steinfeld) che per vendicare la morte del padre assolda uno sceriffo tanto lesto con la pistola quanto ubriacone e alla deriva (un grande Jeff Bridges) merita di essere vista e apprezzata nelle sue sfumature dolorose e profonde. Si parte con un grande incipit (la frase “A questo mondo nulla è gratuito eccetto la grazia di Dio”) per poi raccontare il viaggio di tre persone ferite (c’è anche un ranger impersonato da Matt Damon), che affrontano una selva oscura fatta da pericoli mortali e limiti del cuore. Con doppio finale, prima commovente e poi straziante.
Com’è straziante, ma anche sorprendente, la vicenda vera di Aron Ralston, un ragazzo che se ne va in bicicletta a fare trekking e rimane intrappolato in un canyon profondo, con un braccio bloccato da un masso. Sono 127 ore terribili aspettando la morte che sembra imminente, tra allucinazioni, speranze, pensieri dolci e pensieri distruttivi, con una vivacità creativa del regista che va di pari passo al rischio di impazzimento del giovane. Il finale non è da rivelare: e se è vero che una scena mette a dura prova i sensi per la sua crudezza (ma basta chiudere gli occhi per qualche secondo, non è la fine del mondo), il film di Danny Boyle – Oscar per The Millionaire – è davvero imperdibile per come sa mettere in scena praticamente un solo attore per un’ora e mezza senza annoiare mai. E per come affronta un tema assolutamente contemporaneo: la folle idea di poter bastare a se stessi, che si dissolve alla prova (e che prova!) della realtà. E in regalo lo spettatore si trova un finale sorprendente, di grande commozione e tenerezza, in cui tutto acquista senso.
Visto da pochissimi spettatori è Non lasciarmi di Mark Romanem, film di fantascienza anomalo ambientato in un’Inghilterra che sembra anni ‘50. Protagonisti tre ragazzi (interpretati dai bravi Keira Knightley, Andrew Garfield e Carey Mulligan, la più brava dei tre) che scoprono di essere cloni con un unico scopo: diventare pezzi di ricambio per umani. Come in Blade Runner, ma con uno stile completamente realistico e una sobria capacità di toccare il cuore, emergono domande di senso ineludibili: chi sono io? Qual è il mio destino? Perché si deve morire? Aleggia una richiesta, sommessa e poi urlata: che tutto duri, per sempre.
Infine, un imperdibile che rischia di non sembrare tale. Ne scrivemmo già su queste pagine in autunno, dopo il suo passaggio alla Mostra di Venezia. Con La passione Carlo Mazzacurati – un grande narratore, soprattutto quando mette in scena la vita di provincia, con caustico affetto – racconta la crisi artistica di un regista di cinema (un divertente Silvio Orlando) che sembra aver perso il suo momento d’oro. Si ritrova in un paesino toscano dove, a fronte di un grave danno a un affresco rinascimentale, dovrà allestire una Sacra Rappresentazione. Sembra una commedia, e lo è. Si ride e sorride, tra personaggi sopra le righe. Poi però succede qualcosa, grazie anche all’irrompere di un omone goffo, divertente, sincero (un Giuseppe Battiston ancor più bravo del solito). Un ladro, che ama la recitazione e il Vangelo, e che si troverà a recitare la parte di Cristo con una verità (perché vi vede la speranza della sua redenzione umana) che spiazza gente distratta e superficiale. Per un momento tutti trattengono il fiato. Non è solo la bravura di un attore improvvisato, imprevista in uno spettacolo da guitti. È la Bellezza che irrompe, una nascosta verità che appare ai presenti e squarcia il velo, riaccende desideri sopiti e sconosciuti. Una Bellezza che smuove dall’inerzia e fa ripartire il disilluso regista. Tanti l’hanno snobbata, questa commedia. Ma non è imperdibile un film così, che con sguardo laico ha l’onestà di raccontare una rinascita umana in spiegabile? Beh, dateci retta: lo è.
(2 – continua)