Un maxi blitz della Guardia di Finanza dopo mesi di indagine ha “beccato” 237 “furbetti” del Reddito di Cittadinanza che prendevano l’assegno essendo magari proprietari di ville extralusso, titolari di Ferrari o addirittura detenuti in carcere. Appartengono tutti all’area di Locri i “furbetti” individuati dalle indagini della Gdf in collaborazione con la procura di Reggio Calabria, con verifiche stilate ad ampio raggio nel corso di mesi su falsi lavoratori agricoli e braccianti. L’iter è semplice: non da oggi in Calabria sono piene le liste di collocamento per braccianti che formalmente, sulla carta, hanno tutti lavorato nei campi per un periodo bastevole da godere di sussidi di disoccupazione, maternità e non da ultimo il reddito di cittadinanza. Ebbene, nell’operazione “Salasso” sono stati svelati 237 indebiti percettori del sussidio del Governo: stando a quanto raccontato dagli inquirenti a Repubblica, vi erano addirittura componenti di intere famiglie della ‘ndrangheta beccate mentre al processo o addirittura in carcere recepivano il reddito di cittadinanza senza averne pieni requisiti.
BLITZ FINANZA CONTRO FURBETTI DEL REDDITO DI CITTADINANZA
«Un esercito di lavoratori a partita iva che hanno “dimenticato” di presentare la dichiarazione dei redditi, più di un soggetto che dal proprio nucleo familiare ha estromesso, solo sulla carta, coniugi o genitori con reddito troppo alto, magari giocando sulla residenza», riporta la cronaca di Repubblica dopo che la procura e la Guardia di Finanza hanno scoperto che oltre 870mila euro di fondi pubblici in meno di 9 mesi sono finiti in mano a chi non aveva alcun diritto di ricevere reddito di cittadinanza e sussidi di disoccupazione. L’omissione era all’ordine del giorno: niente comunicazione di proprietà e immobili – da terreni a super ville – oppure di auto di lusso, per non parlare della mancata indicazione di componenti del nucleo familiare anagrafico. Tutto teso ad ottenere il massimo del reddito di cittadinanza, incassando assegni a quel punto in maniera del tutto illegale: le indagini si sono quindi concluse negli scorsi giorni con il deferimento all’autorità giudiziaria di 237 “furbetti” del reddito e di altri 73 che avevano sottoscritto le false Dsu. Rischiano una condanna da uno a 6 anni di reclusione e le autorità hanno già avvisato l’Inps affinché blocchi gli accrediti e inizi il recupero degli 870mila euro frodati con il reddito a partire già dai prossimi mesi.