La strategia della Paz Total di Petro in Colombia presenta risultati contrastanti. I gruppi armati si stanno espandendo e frenano la conciliazione nazionale
In questi ultimi giorni, grazie alla Reuters, sono emersi alcuni dati sull’espansione dei gruppi di guerriglieri attualmente attivi in Colombia. Il report semestrale sulla sicurezza interna del Paese, visionato dall’agenzia di stampa, riporta che sono 21.958 le persone affiliate ai gruppi armati, “il 45% in più rispetto alle 15.120 stimate a metà del 2022, quando il presidente Gustavo Petro entrò in carica”. Significativo è il dato riferito all’ultimo anno in cui si stima che la crescita delle unità di combattenti sia stata del 7% circa.
La strategia della “Paz Total” di Gustavo Petro viene indicata da diverse organizzazioni e studiosi come condizione che ha portato all’aggravarsi della violenza interna.
La pacificazione del Paese prevedeva, nell’idea iniziale del Presidente, l’avvio di colloqui e negoziati con i principali gruppi armati sia di estrema desta che di sinistra ancora attivi in Colombia. Un programma su cui Petro in questi anni ha puntato molto.
Oltre al rispetto e all’implementazione degli accordi tra governo e FARC del 2016, il governo colombiano voleva attuare un pacchetto di provvedimenti, tra cui figuravano il piano di ridistribuzione delle terre per combattere la coltivazione illegale della coca, la riforma fiscale e quella del sistema sanitario.
La “Pace Totale” ha portato, per ora, risultati altalenanti. A gennaio 2025, dopo lunghe trattative e alcuni avanzamenti positivi, i colloqui tra lo Stato e l’Esercito di liberazione nazionale (ELN, il principale gruppo di estrema sinistra) si sono arenati.
Il 6 aprile di quest’anno, invece, il governo colombiano è riuscito a raggiungere un accordo con i “Comuneros del Sur”, gruppo minore di guerriglieri fuori usciti dall’ELN. Una trattativa iniziata nel 2024 e conclusasi con la consegna delle armi da parte del gruppo e la restituzione allo Stato di 5mila ettari di coltivazioni illegali. Quella di aprile è la prima “vittoria” del governo di Petro in questo senso.
Dal 2022 gli sforzi dell’esecutivo per frenare la violenza nel Paese hanno portato ad una diminuzione degli scontri tra guerriglieri ed esercito statale. Ma, allo stesso tempo, i principali gruppi armati (l’ELN e il Clan del Golfo, organizzazione paramilitare di estrema destra) hanno sfruttato la situazione di “calma” per espandere le proprie attività illegali e rafforzare il controllo sul territorio.
Come descritto negli studi dell’organizzazione non governativa ACLED la situazione del Paese è paradossale: da un lato la strategia di Petro ha ridotto il tasso di violenza interna, dall’altro i guerriglieri si rafforzano, finanziandosi grazie ai proventi del narcotraffico e delle estrazioni illegali.
Forti preoccupazioni per questa condizione erano state già espresse diversi mesi fa nel World Report 2025 di Human Rights Watch. La Ong denunciava l’aumento dell’esposizione alla violenza per i segmenti della popolazione più fragili tra cui le “comunità rurali, indigene e afro-discendenti” che vivono nei dipartimenti più periferici.
In particolare “le forze di sicurezza e le autorità giudiziarie – si legge nel report – spesso non sono riuscite a proteggere efficacemente la popolazione, a garantire l’accesso delle vittime alla giustizia e a indagare e smantellare in modo significativo i gruppi criminali”.
La sequenza di attentati che nello scorso mese di giugno ha insanguinato la Colombia sembra dare corpo alle preoccupazioni delle organizzazioni internazionali. All’attentato nei confronti del senatore e candidato alla presidenza Miguel Uribe Turbay (39 anni, membro del partito conservatore Centro democratico), si è sovrapposta una serie di esplosioni che hanno interessato in particolare il dipartimento del Cauca e della Valle del Cauca, la zona sudoccidentale del Paese.
La lentezza del processo di pace rischia di pesare negativamente nella strada verso le elezioni del 2026 e di lasciare spazio al proliferare degli interessi dei combattenti e del narcotraffico.
In questo scenario la continua instabilità politica non aiuta. Le frequenti sostituzioni nella squadra di governo non passano inosservate. L’ultima in ordine di tempo è la nominata della quarta ministra degli Esteri in 3 anni. E sempre dal ministero degli Esteri arriva il nuovo problema che il Presidente Petro deve affrontare.
Stando agli audio resi pubblici da El País, l’ex ministro degli Esteri 2022-2024, Alvaro Leyva, è accusato di cospirazione per aver tentato di organizzare un golpe e rovesciare l’attuale governo tentando anche di coinvolgere gli USA, senza però riuscirci. Una battaglia che ora si combatterà in tribunale e che rischia di inasprire ulteriormente le tensioni a livello sociale e politico.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
