Caos in Romania dopo l'esclusione a sorpresa del candidato Georgescu: lo scontro Ue-Russia, il rischio "dittatura" e gli scenari verso il voto di maggio

GEORGESCU SÌ, ANZI NO, ANZI FORSE: COSA STA SUCCEDENDO NELLA POLVERIERA ROMANIA

Contrordine compagni: Calin Georgescu non può più essere ammesso alle Elezioni Presidenziali Romania 2025, sebbene la Corte Costituzionale appena 24 ore prima avesse detto il contrario. E attenzione, entro il 15 marzo può ancora esprimersi dopo il più che probabile ricorso che presenterà il candidato indipendente della destra rumena dopo il clamoroso (ennesimo) colpo di scena avvenuto domenica sera. Se finora le proteste e gli scontri in piazza tra Bucarest e le altre principali città della Romania si erano “limitati” a qualche momento di tensione, l’esclusione a sorpresa del candidato Presidente ha acceso la miccia della protesta sociale.



Scontri con la polizia, palazzi del potere “assediati”, cortei e manifestazioni spontanee sono scattate quando la Commissione Elettorale ha annunciato ieri sera che la candidatura di Georgescu non poteva essere ammessa, dopo le accuse di ingerenze dalla Russia, tentato “golpe” e false dichiarazioni sui fondi presi in campagna elettorale. I problemi sono molteplici, a cominciare dall’annullamento – altrettanto clamoroso – dei risultati del primo turno delle Presidenziali il 24 novembre 2024: a cascata la Romania si è ritrovata in uno scenario a tratti dispotico, con partiti e candidati “stravolti” dal mancato ballottaggio che per la prima volta escludeva il principale partito rumeno (Partito Social Democratico-PSD).



In vista del nuovo voto in arrivo il prossimo 4 maggio 2025, Georgescu aveva deciso di ripresentare la candidatura nonostante le forti accuse di essere un “fantoccio” della Russia di Putin, schieratosi per provare a sbaragliare la concorrenza e spostare i cordoni della politica rumena dall’asse filo UE a quello più vicino al passato sovietico. Davanti alle proteste delle opposizioni sulla candidatura dell’ex professore indipendente, la Corte Costituzionale appena due giorni fa aveva dato “luce verde”, salvo poi appena poche ore dopo trovare la decisione diametralmente opposta della Commissione Elettorale, la quale tra l’altro non ha fornito spiegazione finora per l’esclusione di Georgescu dalla partita elettorale.



ROMANIA NEL “CENTRO” DELL’EUROPA: SUL CAOS GEORGESCU SI GIOCA (PARTE) DELLO SCONTRO UE-RUSSIA

Si arriva così agli scontri e le proteste che promettono di infiammare la campagna elettorale, qualora la Corte Costituzionale di Bucarest dovesse confermare l’esclusione di Georgescu alle Elezioni di inizio maggio: dopo aver già annullato le Presidenziali in autunno, sempre per lo stesso “protagonista”, le speranze della destra rumena non sono altissime. Dopo aver ringraziato la democrazia e il popolo per averlo sostenuto nelle scorse settimane – tra l’altro con un aumento imponente dei consensi nei sondaggi nazionali, dal 21% del primo turno “annullato” alle soglie del 40% attuale – è stato lo stesso Georgescu ad annunciare su X un durissimo atto di accusa contro l’Unione Europea.

«L’esclusione è un colpo diretto al cuore della democrazia mondiale», scrive di getto su X il candidato rumeno, sostenuto da Elon Musk che ha parlato di competa «follia» quanto avvenuto in Romania, dopo che già nelle scorse settimane aveva accusato il board di Bruxelles dell’annullamento del voto del popolo, con “fantomatiche” accuse di ingerenze russe. Georgescu va però oltre e lancia un monito all’intera comunità internazionale: se la democrazia «cade in Romania» (ovvero, traduciamo, se dovesse essere confermata la sua esclusione), «allora cadrà l’intero mondo democratico! Questo è solo l’inizio». Secondo il leader indipendente, ora sostenuto dai vari partiti di destra (su tutti l’AUR di Simion), quella di questa Europa «è ormai una dittatura, la Romania è sotto la tirannia».

Ed è così che da Bucarest si torna a Bruxelles e ritorno: lo scontro su ampia scala tra UE, Stati Uniti, Ucraina e Russia – su più livelli – si traduce e amplia con il caos politico e sociale in corso in Romania. La campagna verso le Elezioni Presidenziali rischia di tramutarsi in un enorme “referendum” tra pro/anti UE, in un ordine geopolitico che potrebbe coinvolgere tanto la NATO quanto l’assetto dell’intero Occidente, specie in un momento ultra delicato come quello in atto verso i potenziali negoziati per la fine guerra in Ucraina.

Sebbene Mosca abbia respinto ogni accusa di interferenza, da Bruxelles osservano molto da vicino l’evoluzione della crisi in Romania, convinti che dietro a Georgescu vi sia un progetto ben definito di minare alla base l’europeismo di Bucarest: di certo però, tra voto annullato e ora esclusione dalle Elezioni, un candidato che prese appena sopra il 20% a novembre rischia di avere consensi che oscillano tra il 40 e il 50%. E su questo punto specifico il Cremlino, nonostante le mire di Putin, non ha avuto alcun “ruolo”.