Cobra è una bella serie tv inglese – quindi una di quelle produzioni che secondo Bruxelles andrebbero contingentate per avvantaggiare quelle realizzate all’interno dei nostri confini europei – uscita in patria nel gennaio 2020, poco prima della pandemia, e che è ora disponibile anche in Italia su Sky Atlantic dal 18 giugno. Cobra è il nome in codice con cui in Gran Bretagna si chiama l’unità di crisi del governo di Sua Maestà che si riunisce solo in casi di estrema gravità, in cui siedono le massime autorità dello stato.
Sarà un’improvvisa tempesta solare che manda in tilt l’intero sistema di dispacciamento dell’energia elettrica del Paese a imporre al Premier conservatore Robert Sutherland la convocazione del comitato. La Gran Bretagna senza le sue centrali elettriche in funzione sta per entrare in un lungo e drammatico blackout e intere zone del Paese dovranno affrontare – probabilmente per settimane – una crisi senza precedenti.
Il giovane primo ministro, interpretato da Robert Carlyle (Trainspotting, The Full Monty), che ricorda più Blair che Johnson, non dovrà solo districarsi tra delicate decisioni di carattere tecnico e stabilire quale zona del Paese riaprire per prima, ma dovrà fronteggiare una violenta protesta popolare alimentata da forze populiste e una pericolosa quanto subdola trama ordita nel suo stesso partito per destituirlo.
Colpisce in Cobra l’assoluta apparente veridicità della storia, nonostante sia un dramma di fantasia per di più a sfondo catastrofico. Da un lato la crisi energetica prodotta dall’eclisse solare appare un rischio realistico e anche le conseguenze, per quanto drammatiche, si capisce subito che possono essere in qualche modo affrontate e risolte. Ma la stessa crisi politica che si consuma nelle stanze di Downing Street ha un aspetto assai realistico e credibile, e la lotta tra il suo fedele staff di collaboratori, guidato dall’astuta capo di gabinetto Anna Marshall, interpretata dall’attrice britannica Victoria Hamilton (Mansfield Park, Scoop, The Crown) e pezzi ostili del suo partito e di funzionari pubblici, non sembra essere qualcosa di molto lontano dall’effettiva quotidianità della vita politica ai giorni nostri.
Il Primo ministro è combattuto tra la razionale esigenza di mediare e di dialogare con tutti, come conseguenza inevitabile di una situazione di crisi nazionale, e l’istinto politico, che gli dice di dover fare di testa sua, non derogare ai propri principi, non preoccuparsi più di tanto delle beghe di potere e di chi cerca vantaggi personali in una situazione di grave pericolo per la vita delle persone. Nonostante il peso di una vicenda personale, che vede la giovane figlia coinvolta in una storia di droga, Sutherland riuscirà nell’impresa di salvare il Paese dalla crisi e il proprio posto di capo del governo.
Almeno fino alla fine della prima stagione, visto che il successo di pubblico ha spinto Sky a programmare subito la seconda.
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