Oggi in 11mila supermercati in Italia tutti potremo fare una piccola spesa per qualcun altro che ne ha bisogno come tutti noi, ma non ha abbastanza soldi per farla. All’entrata 145mila volontari consegneranno a chi vuole prenderlo un sacchetto speciale che potrà essere riempito – da ognuno secondo le sue possibilità -, di prodotti non deperibili, da consegnare all’uscita ai volontari che per il 25° anno consecutivo rendono possibile la giornata nazionale della colletta alimentare promossa dalla Fondazione Banco Alimentare. I prodotti che più servono sono tonno e carne in scatola, barattoli di pelati o di legumi, olio e omogeneizzati di frutta per i bambini: tutti verranno poi consegnati a 7.600 strutture caritative, fra cui mense per i poveri e comunità per i minori.
È un piccolo gesto di solidarietà e mi rendo conto che ce ne sono tanti altri, anche simili (la raccolta alimentare viene ordinariamente promossa da molte parrocchie anche a Roma). Non servono tante parole per spiegare che questo bisogno esiste ogni anno di più e che ogni minimo aiuto è benedetto. Mai come questo sabato però quella piccola spesa per un altro che ne ha bisogno, per una mamma che non ha il necessario per nutrire un bimbo, per qualcuno che all’improvviso si è trovato senza lavoro e con una famiglia sulle spalle da mantenere, è una occasione per ognuno di noi.
Come raccontiamo ogni giorno, stiamo vivendo un momento molto delicato della storia di questo Paese, con il rischio di trovarci sempre più divisi e lacerati. Un anno e mezzo di pandemia ci ha resi tutti più lontani l’uno dall’altro perfino all’interno di gruppi famigliari e le regole sanitarie non hanno fatto che amplificare questa paura non sempre razionale. Per quanti tensioni ci siano state, non era mai accaduta una limitazione selettiva della libertà di ciascuno come quella vissuta. E anche le ultime scelte sul certificato verde – pur basandosi sulla buona intenzione di proteggere la vita economica italiana e non arrivare a un nuovo lockdown generalizzato -, hanno diviso però il Paese in cittadini di serie A e cittadini di serie B, con meno diritti e per il clima che si è creato anche additati al pubblico ludibrio degli altri.
Non voglio mischiare l’invito della colletta alimentare alla rissa fra pro-vax e no-vax, che trovo da entrambi i fronti ideologica, incomprensibile, disumana, davvero uno dei più brutti capitoli della nostra storia. Ma è indubbio che quella lacerazione nel Paese c’è e disorienta anche chi non appartiene a nessuno dei due fronti (chi si è vaccinato è sì la maggioranza, ma non tutti fanno di quel gesto – più necessario che voluto – una ideologia o ancora peggio una religione).
Il malefico sarcasmo del virus potrebbe ben presto metterci tutti sullo stesso piano grazie al gioco delle varianti che piano sfuggire agli antidoti, e unire questo e tutti i popoli della terra solo come bersaglio del suo veleno. Possiamo solo pregare che questo non accada, che i timori e gli allarmi siano infondati, ma non potremo vivere all’infinito nell’attesa di un ritorno alla vita che viene continuamente posposto.
Questa piccola spesa di oggi – anche solo una scatola di pelati da sugo presa per un altro di noi – è una grande occasione per ribaltare il clima che ci opprime, per renderci evidente la linfa di un popolo che scorre e nessun virus, nessun decreto, nessun potere, può spegnere. È una grande occasione per unire cancellando con un atto semplice quella spinta a dividerci che esplode ogni giorno da tutti i mezzi di comunicazione. Un atto di amore che cancella in un istante ogni tentazione d’odio che alla fine alberga nell’uomo e viene tutto fuori in momenti così. È la gioiosa grandezza di un abbraccio (lo so: vietato, sconsigliato, aborrito, insultato) a uomini e donne che ne hanno bisogno come quel tozzo di pane che oggi potremo loro procurare.