Non è ancora del tutto risolta la querelle relativa alla concessioni balneari. In vista un nuovo scontro tra Governo italiano e Ue

Che tra il vicepremier Salvini e Bruxelles non corresse buon sangue lo si sapeva da tempo. Ma adesso la frizione sta raggiungendo livelli di guardia. Tutta colpa del braccio di ferro sui balneari e le concessioni demaniali relative.

Succede che lo scorso 7 ottobre la Commissione abbia inviato un’ennesima “letterina” all’Italia (già sotto esame di infrazione proprio per questa logorante querelle) sulle concessioni balneari, ribadendo i conflitti in essere sull’allineamento alla direttiva Bolkestein. Nella fattispecie, Bruxelles sostiene che qualsiasi obbligo imposto al nuovo concessionario di pagare una compensazione al gestore uscente non deve creare oneri eccessivi, che scoraggerebbero la partecipazione ai bandi.



Una questione che ovviamente risulta indigesta per i balneari (circa 28 mila in Italia) ma anche per il ministro delle Infrastrutture, Salvini, che intervenendo al Ttg di Rimini, appena concluso, si è fatto megafono delle posizioni del Sib, il sindacato di categoria. Riassunte anche dal Antonio Capacchione, di Sib: “Inaccettabile e incomprensibile il tentativo della burocrazia europea di negare un indennizzo effettivo ai balneari che dovessero perdere la concessione. Tutte le aziende italiane hanno un valore anche economico tranne quelle balneari”.



“La Commissione europea con due guerre in corso si preoccupa di licenziare i balneari – ha rincarato la dose Salvini -. Noi teniamo duro, anche perché è un comparto che porta 100 milioni di turisti in Italia e porta 10 miliardi di ricchezza in Italia. Quindi non moliamo. La Commissione dice che chi ha lavorato per 30 anni non va indennizzato neanche con un centesimo. Io ho già portato in Consiglio dei ministri la proposta di andare avanti e quindi riconoscere a chi non vorrà continuare a fare il mestiere di balneare un indennizzo per tutti gli investimenti fatti e non ammortizzati a carico del subentrante e vediamo chi avrà la testa più dura e chi sarà più cocciuto.



Matteo Salvini (Foto: Ansa)

Se serve cambieremo anche il Codice della navigazione, per permettere che ci siano delle gare regolari, ma che ci sia attenzione soprattutto per le piccole imprese che faticano su quelle spiagge da tanti anni. Non ci può essere la grande impresa o la grande cooperativa che prende 10, 15, 20 spiagge e poi fa un monopolio sui prezzi e sui servizi. Quindi garantire un indennizzo giusto e un riconoscimento del sacrificio fatto è qualcosa che porteremo a casa, a costo di andare in Corte di Giustizia a Bruxelles. Il bando tipo è pronto e lo faccio uscire quando ci sarà un decreto indennizzi”.

La road map salviniana è chiara. “Riprendiamo velocemente in mano il codice della navigazione, togliendo gli appigli normativi che hanno permesso a qualche Tar, al Consiglio di Stato e a qualcuno a Bruxelles di prendere in mano la situazione, gli smontiamo l’appiglio normativo a monte che ci impedisce oggi di indennizzare equamente chi ha fatto dei sacrifici e chi vuole andare avanti a investire”.

In questa fase di estrema incertezza, che dura praticamente da oltre un decennio, iIl ministro consiglia alle amministrazioni locali di non procedere in ordine sparso e in fretta, ma di aspettare la nuova proposta normativa.

“All’inizio pensavo che a Bruxelles avessero questo approccio, perché non conoscevano la situazione dei balneari italiani, ma dopo l’ultima lettera mi sono ricreduto. Questi conoscono benissimo il valore delle aziende balneari in Italia e vogliono metterle in mano ad alcune lobby e ad alcuni gruppi nazionali. Quanto fanno gola le spiagge italiane a qualcuno?”.

Ovvie le reazioni dei balneari: “È paradossale che il nostro settore, strategico per l’economia del Paese, debba essere ancora disciplinato dal Codice della navigazione del 1942. Bene la decisione del Governo, annunciata da Salvini, di rivederlo e in particolare l’articolo 49 che attribuisce alla scadenza delle concessioni le nostre aziende allo Stato senza nessun indennizzo” dice ancora Capacchione.

“I balneari non sono una lobby, come qualcuno continua a sostenere, ma una comunità di piccoli e piccolissimi imprenditori che vivono del proprio lavoro, spesso con la famiglia intera impegnata nella gestione dell’attività” aggiunge Maurizio Rustignoli, presidente nazionale di Fiba Confesercenti. E Marco Maurelli, presidente di Federbalneari, aggiunge: “Al momento il decreto indennizzi è in grande difficoltà e fermo al palo. Ci auguriamo che dalle parole si passi presto ai fatti, perché le nostre imprese hanno bisogno di continuità di esercizio e certezze per programmare il futuro”.

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