Alla Festa del Cinema di Roma, fuori concorso, è stato presentato il film "Couture", che ha tra i suoi protagonisti Angelina Jolie
La classe operaia non andrà più in paradiso, forse, ma sa cucire i sogni e il loro tessuto. È questo il punto di vista di Couture, il nuovo film della regista francese Alice Winocour presentato alla Festa del Cinema di Roma, fuori concorso, e supportato dalla presenza di Angelina Jolie, prima inter pares nel cast.
L’opera della regista infatti, scritta in solitaria, racconta di una regista statunitense (Jolie, appunto) ingaggiata da una casa di moda francese per realizzare un film pubblicitario e una sfilata importante; attorno ruoteranno varie figure come la giovanissima modella proveniente dall’Africa, una truccatrice, una cucitrice e altre figure professionali. Obiettivo del film è raccontare il mondo dell’alta moda dietro la sua apparenza, mostrando le donne, soprattutto, che costruiscono il sogno e l’iconografia glamour.
Così, più che raccontare una storia, Winocour decide di comporre una sorta di affresco sul dietro le quinte di una sfilata, con penna indagatrice e sguardo sensibile, potendo sfruttare il permesso che Chanel, per la prima volta, ha concesso a un film di finzione di riprendere il suo showroom e il suo atelier a Parigi, per dare più verità a un film che non cerca il sogno, ma, al contempo, non vuole nemmeno servire da inchiesta sul lato nero del settore.
Couture, attraverso una progressiva coralità, vuole mostrare i lavoratori del settore, le loro vicende professionali, il modo in cui si guadagnano da vivere e le questioni pratiche di un lavoro che deve invece costruire un sogno, alternandolo con le questioni private, con i sogni infranti e i drammi interiori. Lo fa con abilità e interesse fino al finale beffardo e spettacolare, cercando di non lasciare indietro nessuno dei suoi personaggi.
Peccato solo per la voglia, forse il bisogno, di dare a ognuno dei caratteri principali un sottofondo umano sempre prossimo al pathos, alla banalità, come se un personaggio avesse bisogno di un controcanto drammatico per sembrare profondo: il cancro, le guerre, le ambizioni tradite e via elencando.
Winocour è brava abbastanza da non calcare la mano, da far sembrare questi inceppi niente di grave, potendo contare anche sull’aiuto di un gruppo di interpreti colto con una naturalezza quasi da documentarista, un tipo di talento che ai registi francesi riesce bene coltivare.
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