Da tempo immemore la comunità scientifica ribadisce a più riprese l’importanza di utilizzare le creme solari per proteggere la pelle dai raggi UV, la cui esposizione è la prima causa di insorgenza del tumore alla pelle, il famoso melanoma. In commercio ne esistono tantissime che differiscono, soprattutto, per la modalità di applicazione, tra creme, spray e stick, e per il potere protettivo, misurato su una scala da 0 a 50+, dove quest’ultimo è ovviamente il più protettivo.
Ma non sempre le creme solari, a conti fatti, mantengono veramente le loro promesse. Lo ha capito già da tempo la farmacologa Laurence Coiffard che ogni estate, assieme ad un collega dell’Università di Nantes, ha svolto le sue personali indagini sul potere protettivo, scoprendo che alcuni prodotti non rispettano neppure lontanamente le loro promesse. L’indagine, citata dal quotidiano francese Le Parisien, è stata svolta su 14 prodotti differenti, appurando come “solo il 55% [dei produttori] dice la verità“, commercializzando prodotti effettivamente efficaci. Disastroso, per esempio, il risultato di alcune creme solari, che promettevano protezione 50+ ma che hanno ottenuto appena un 34, per uno stick, un 20, per una crema e un 12 per uno spray. Il peggiore? Una crema pediatrica adatta ai neonati da “0 + mesi”, che ha ottenuto un punteggio di 3,71.
I consigli dell’esperta per le creme solari: “Evitare profumi, alcool e soluzioni fai da te”
Complessivamente, tuttavia, la farmacologa ci tiene a precisare come le creme solari che hanno ottenuto punteggi bassi non siano frutto di un inganno o una truffa, quanto piuttosto di metodologie di analisi differenti. Normalmente, infatti, si utilizzano test in vivo con volontari che, applicata la crema, vengono esposti ai raggi UV in attesa di una scottatura. Coiffard, invece, ha utilizzato un test in vitro, che ha misurato l’effettivo passaggio dei raggi UV attraverso la crema applicata su una membrana simile alla pelle.
Le creme solari, per essere efficaci, devono contenere il più alto numero di prodotti filtranti per i raggi UV. Sarebbero da evitare, spiega la farmacologa a Le Parisien, le creme con “filtri minerali“, spesso venduti come biologici, che non hanno alcun potere filtrante, ma anche le cosiddette soluzioni “fai da te”, che a conti fatti non sono differenti dall’acqua. Si dovrebbe, poi, porre particolare attenzione, nella miriade infinita di creme solari, a quelle profumate, perché “hanno effetti allergenici e persino foto allergenici”, dato che contengono etanolo ed acidi. L’ultimo, fondamentale, consiglio è quello di evitare il cosiddetto “beer tanning“, tendenza che spopola su TikTok e che prevede di cospargersi la pelle di birra per promuovere l’abbronzatura.