La “tempesta perfetta” nel settore agricolo e agroalimentare è definitivamente arrivata. In Europa, a seguito della crisi ucraina e dell’aumento del costo dei fertilizzanti, ma anche nel resto del mondo: in Sud America a causa della siccità record, in India con picchi di calore tra i più alti degli ultimi decenni e nel Midwest a seguito delle temperature che sono scese più e più volte sotto la media stagionale.
In questo contesto, il rischio che la “tempesta perfetta” scateni una crisi alimentare altrettanto perfetta è sempre più concreto. Il sistema agricolo e agroalimentare ha i suoi anticorpi e riesce ora a gestire la pressione a cui è sottoposto, ma dopo l’estate, con l’arrivo dei primi freddi e l’avvio di un nuovo ciclo produttivo, l’instabilità potrebbe facilmente degenerare.
Se la guerra nell’Est dell’Europa non rientrasse, il mercato potrebbe non essere più in grado di soddisfare il fabbisogno mondiale, perché l’Ucraina nutre 400 milioni di persone in tutto il mondo e tonnellate di grano attendono nei porti in entrata e in uscita.
Come uscire da questa crisi? O piuttosto, come trasformare il settore agroalimentare in modo che sia più resistente di fronte alle emergenze – di qualunque natura – che potrebbero colpirlo? La risposta è complessa e risiede nell’adozione di un sistema agricolo integrato. È la diversificazione delle metodologie, delle coltivazioni e dei siti produttivi a garantire infatti al sistema l’elasticità di cui ha bisogno per essere sufficientemente resiliente e rispondere al fabbisogno nei territori pur garantendo il giusto equilibrio tra produzione e tutela dell’ambiente.
Nutrire la popolazione mondiale è il primo obiettivo del settore agricolo e agroalimentare, come anche perseguire la sostenibilità, l’incremento della biodiversità e la salvaguardia dei nostri territori. Più che in qualsiasi altro settore, nel mondo agricolo e agroalimentare la cura dell’ambiente è missione intrinseca e vitale.
L’utilizzo razionale e sostenibile delle sostanze chimiche, la promozione del biologico, la lotta contro l’inquinamento delle falde acquifere e del terreno, la salute del suolo e la promozione della biodiversità devono essere obiettivi centrali per gli imprenditori agricoli. Al contempo essi si devono misurare con livelli di produzione adeguati per rispondere alla richiesta in aumento di cibo di qualità, sicuro e abbondante.
Agricoltura biologica e tradizionale possono e devono convivere. Ogni modello di agricoltura ha bisogno di evolvere, con ricerca, innovazione, tecnologia – anche digitale – perché possa contribuire a rispondere alle sfide del cambiamento climatico e alle esigenze produttive.
Dobbiamo parlare di agricoltura rigenerativa e perseguirla. Limitarsi a ridurre gli impatti, infatti, non è più sufficiente, oggi è richiesta un’azione positiva verso le risorse naturali e la produttività. Un’azione che unisca i diversi approcci è l’unica strategia a oggi capace di assicurare il futuro soddisfacimento del fabbisogno alimentare mondiale migliorando anche l’ambiente in cui viviamo.
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