Claudio Vito Sileo, rappresentante legale dell’Ats Brescia, ha parlato anche a La Vita in Diretta dei quattro neonati morti in ospedale. «Il dato ha allarmato tutti, anche noi di Ats e Regione Lombardia, oltre alla Procura. I casi meritano sicuramente approfondimento. Abbiamo attivato una commissione con specialisti ed esperti per aiutarci a leggere i casi e arrivare alla verità». Sileo ha precisato che la quarta morte non c’entra nulla con gli altri casi: «È un caso di malformazione gravissima. E infatti la Procura non indaga su questo». Ma da Ats Brescia si precisa anche che «non c’è nessun elemento per legare le altre tre morti. Non c’è un batterio, non c’è un’infezione né un’epidemia infettiva». All’AdnKronos è invece intervenuto Marco Trivelli, direttore generale dell’Asst, assicurando che il reparto di Terapia intensiva neonatale degli Spedali civili di Brescia «è un posto sicuro in cui i pazienti non hanno da temere. L’attenzione alla sterilità è elevata e il livello di attenzione alle infezioni è altissimo, eccezionale». (agg. di Silvana Palazzo)
ATS: “GERME NON PIÙ PRESENTE”
Intervenuto a Storie Italiane, il rappresentante legale dell’Ats di Brescia Claudio Vito Sileo ha spiegato come l’ospedale bresciano ha agito dopo l’epidemia scoppiata in estate: «Sono state riviste le procedure, i protocolli: le infezioni passano da un neonato all’altro perché c’è un comportamento magari leggero e perché sono fragilissimi, basta un piccolo germe di passaggio. La situazione non ha più manifestato la presenza di quel germe, ecco perché siamo tranquilli nel dire che i casi non sono assolutamente correlati». Un allarme che ha spaventato molte future mamme, con un ginecologo che ha evidenziato: «Già al primo sintomo di una morte fetale, bisogna partire con indagini immediate. Sarei cauto nel dire che non c’è una contaminazione: i bambini prematuri sono delicatissimi. Un allarmismo c’è, dobbiamo sperare che non accada altro». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
ALLARME BATTERIO KILLER A BRESCIA
E’ allarme batterio killer agli Spedali Civili di Brescia, dove sono morti quattro neonati nel giro di pochi giorni. L’ultimo caso non rientrerebbe nell’inchiesta giudiziaria, come sottolineato dai colleghi di Storie Italiane, ma è in corso un’inchiesta per accertare eventuali responsabilità. E la mente torna ad agosto, quando un germe scatenò il panico e causò il decesso di un neonato: l’inchiesta è ancora aperta, con 16 persone indagate per omicidio colposo. «Sono stati controllati quelli del personale, le apparecchiature, e non si è trovata la causa di questo maledetto batterio», il commento di una persona del posto. Storie Italiane ha intervistato Denise, la mamma del neonato Marco, morto in condizioni ancora da chiarire: «Vorrei sapere cosa ha avuto mio figlio, da un giorno all’altro me lo sono trovato intubato e nel giro di una settimana non c’è più. Voglio capire cos’è successo, vorrei sapere da dove è arrivato questo batterio: vorrei sapere cosa ha fatto fare questa fine al mio piccolo dopo solo un mese di vita. Non possiamo sapere se i casi sono collegati, ma abbiamo chiesto al primario di verificare la cosa affinchè non avvenga come successo mesi fa».
NEONATI MORTI BRESCIA, IL COMMENTO DI ATS
Claudio Vito Sileo, rappresentante legale dell’Ats di Brescia, è intervenuto ai microfoni di Storie Italiane per fare chiarezza sull’accaduto: «Voglio precisare che è più che legittimo che un genitore abbia il desiderio di conoscere la verità, cosa che anche l’ospedale ha interesse a fare. Mi pare che siamo tutti interessati a capire e a tranquillizzare, ma alla ricerca di verità senza dubbio». Prosegue Sileo: «Non sono il direttore dell’ospedale, come Ats siamo stati attivati come organismo di controllo: i dati disponibili ci possono fare concludere due cose. Innanzitutto che non c’entra nulla questo episodio con quello estivo, al tempo fu un’epidemia e una diffusione all’interno del reparto. Inoltre, il caso in questione non è assolutamente riconducibile ai germi e non possiamo parlare di un focolaio: possiamo parlare di una coincidenza di tre morti in una settimana».