In questo periodo post-natalizio in cui la tradizione ci dice che dobbiamo essere più buoni, sembrerebbe invece che si sia scatenata la caccia al cattivo doc. Quel Cattivo che, naturalmente, non siamo noi. Così qualcuno dice che il Cattivo è Putin, che ha provocato la guerra invadendo l’Ucraina. Qualcun altro dice che Cattivo è anche Zelensky, che sembrerebbe rifiutare ogni compromesso per arrivare alla pace. Qualcuno dice che Cattivissimo è Netanyahu, una specie di nuovo Erode, quello della “strage degli innocenti”.
Non proprio buoni sembrano anche certi palestinesi, quelli che il 7 ottobre 2023 hanno provocato la vendetta del Cattivissimo. Più che cattivi sembrano sciocchi tanti filopalestinesi nostrani, che dopo le vacanze (per un certo periodo le manifestazioni di ogni weekend sono state sospese perché in fondo anche i neo-rivoluzionari hanno diritto a riposarsi) forse stanno per riprendere la loro attività.
Cattivo, ma forse tendente al buono, anche semplicemente all’utile, è Trump, che se riuscisse a fare, a imporre la pace, potrebbe farsi perdonare tante cattiverie. Al suo posto gioca il ruolo del Cattivo, forse anche un po’ arrogante, il suo amico Elon Musk, ma si sa, con uno come lui è meglio non addentrarsi in troppe critiche.
Qualcuno dice che anche Biden è stato un cattivo presidente, ma forse vale anche per lui il detto: “Perdona loro padre, perché non sanno quello che fanno”.
E io, tu, siamo buoni o cattivi? Come facciamo a saperlo? Ovviamente vorremmo sentirci dire che tutto sommato non siamo poi così male. Forse nel giudizio ci può aiutare il racconto di un episodio accaduto alcuni anni fa. Avevo appena cominciato a collaborare con la veneranda Biblioteca Ambrosiana, quando un sabato fui chiamato perché, inaspettato, era venuto in visita l’allora ambasciatore della Federazione Russa accompagnato dalla moglie. La visita cominciò bene, ma ebbe un momento molto critico quando arrivammo davanti al quadro della Maddalena dipinto dal Tiziano nel 1540 e che si trova al primo piano.
Tiziano, specialista anche del nudo femminile, la dipinse che esponeva la mercanzia del suo corpo di prostituta. Insomma, completamente nuda. L’ambasciatore, e soprattutto la sua signora, rimasero all’inizio assolutamente scandalizzati. In effetti, dovetti ammettere che è proprio difficile trovare una icona russa che assomigli. Poi però, usando l’arma italiana preferita, quella del contropiede, feci notare alla coppia che Maddalena, Santa Maddalena, era sì una prostituta, e questo non lo nascondeva, anche per il particolare iconografico dei capelli sciolti. Il suo sguardo, però, incurante del tutto di chi la stava guardando, era rivolto totalmente al Signore. Come se dicesse: “Non mi importa di quello che sono: d’ora in poi appartengo a Lui”. A quel punto gli ospiti rimasero commossi e persino una lacrima spuntò sugli occhi della signora.
E se la moralità, il cercare di essere buoni, come ci insegnano a Natale, cominciasse proprio nel momento in cui pur non avendo ancora cambiato vita siamo disposti ad appartenere a Lui?
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