E se avesse vinto Dugin? Quale Dugin? Quello che già anni fa aveva proposto che il mondo fosse diviso in due blocchi: uno che avesse come centro la Russia, il cosiddetto blocco euroasiatico, con il controllo dell’Asia, l’altro che avesse come centro gli USA, il cosiddetto blocco atlantico. E, come ho già scritto sul Sussidiario tempo fa, quando a Roma gli feci una domanda durante una sua conferenza, chiedendogli da che parte dovesse stare l’Europa, lui rispose: “Deve semplicemente decidere con chi stare, o con noi o con gli americani”.
Per la verità in questo schema geopolitico c’è un terzo incomodo, la Cina, che sta per appropriarsi del compito che deriva dal suo stesso nome: Zhong Guo (in cinese Paese che sta al centro).
Visti i toni e le decisioni dei primi momenti del regno di Trump qualcuno teme già accordi bilaterali Trump-Putin che dovrebbero assomigliare al famoso patto Molotov-Ribbentrop. Comunque, lo ha già detto anche la von der Leyen, l’Europa più che scegliere deve per ora darsi una mossa, svegliarsi. Il rischio è che cominci veramente a scegliere con chi stare, dividendosi al proprio interno, come forse sta già avvenendo. L’Europa dei due polmoni di cui parlava san Giovanni Paolo II rischia di diventare, o forse lo è già, l’Europa dei mille interessi particolari, quella che poi, quando pretende di imporre un’unità su ogni cosa, rischia di perdere ciò che è essenziale.
Meglio smettere di parlare di valori che spesso non si sa più che cosa siano e restano solo sulla carta. Cominciamo a valorizzare le diverse esperienze di vita nuova, che per fortuna in Europa ancora ci sono. Su temi come la famiglia, l’accoglienza, lo sviluppo sostenibile, un’Europa che smettesse di scimmiottare gli altri avrebbe ancora qualcosa di importante da insegnare. Non solo al dittatore dell’Est, ma anche ai grandi difensori della democrazia e della giustizia in Occidente che in questi giorni per prima cosa, entrambi, si sono preoccupati di graziare i loro amici e parenti.
In questo anno di Giubileo, che ci invita a riscoprire che cosa sia la speranza, bisogna stare attenti a non farcela rubare, quella vera, da chi ci promette nuove età dell’oro o da chi in nome del valore della Patria manda in un modo indiscriminato a morire i propri figli. Certo molta gente è sfiduciata, smarrita. Però se incontra qualcuno che le vuole bene, cioè che dimostra di volere veramente il bene delle persone, in concreto, forse possiamo farcela e anche in un modo più serio di quando lo si diceva al tempo del Covid.
Ad esempio in questi giorni ho incontrato due comunità di benedettini, una femminile in via Bellotti, anche se in procinto di trasferirsi a Quarto Oggiaro, e una maschile alla Cascinazza, vicino a Buccinasco, che mi sono sembrate un esempio vivente di donne e uomini che, vivendo fino in fondo la loro tradizione, il loro carisma, che tanto ha contribuito alla storia dell’Europa, possono insegnarci ad essere lieti, non perché va tutto bene, ma perché stanno già provando a vivere quella novità di cui gli altri parlano.
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