Possiamo spedire qualcosa in Ucraina, ma forse neanche la flottiglia porterà cibo a Gaza. Israele, però, non viene isolato come la Russia

Un pacco per Katarina e la sua famiglia. Non perché a Kiev non ci sia da mangiare, come a Gaza, ma perché l’amicizia è fatta anche di piccoli doni, di alcune cose buone dall’Italia che dimostrino che non li abbiamo dimenticati.

Mandare un pacco a Kiev è possibile e non costa nemmeno molto. Certo, mandarne uno a Gaza è un’altra questione. Prima di tutto non si sa quale indirizzo dare, visto che là molte case sono state distrutte o forzatamente abbandonate. Piuttosto è bene affidarsi alla “banda” del cardinal Pizzaballa, uno che sa come far arrivare le cose anche dove altri non riescono, o non vogliono.



Certo, forse un pacco lo si potrebbe affidare anche alla flottiglia dei volenterosi pro Pal. Ma siete proprio sicuri che i nostri eroi, a parte l’aspetto propagandistico della spedizione, riusciranno a sbarcare? Per ora sembra che il loro viaggio sia più complicato di quello di Ulisse, e poi mi pare che Netanyahu sia più pericoloso del ciclope.



Dopo uno strike missilistico russo su Kiev, 21 marzo 2024 (Ansa)

Intanto da una parte e dall’altra i bambini, e non solo loro, continuano a morire. Per le bombe, per lo spavento, per la fame.

Da sempre difendo il diritto al rispetto delle persone, siano anche russe o israeliane, ma se la questione riguarda la politica di uno Stato che si dimostra spietato come i terroristi, mi domando che cosa ancora dobbiamo aspettare per isolare lo Stato di Israele come si è fatto con la Federazione Russa. Provate a spiegare a tanti ragazzi che in questi giorni stanno tornando a scuola perché si è intervenuti pesantemente nel Kosovo e si lascia fare in Palestina.



Forse bisognerebbe raccontare a questi ragazzi che cosa è successo nel Kosovo e in tante altre situazioni.

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