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Home » Cinema e Tv » Programmi tv » Delitto di Garlasco/ Maresciallo Pennini “Dopo 8 ore di interrogatorio Stasi fece una cosa molto strana”

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Delitto di Garlasco/ Maresciallo Pennini “Dopo 8 ore di interrogatorio Stasi fece una cosa molto strana”

Davide Giancristofaro Alberti
Pubblicato 21 Giugno 2025
Maresciallo Pennini, Garlasco (Foto: Quarto Grado)

Maresciallo Pennini, Garlasco (Foto: Quarto Grado)

Il delitto di Garlasco a Quarto Grado, con le parole del generale Cassese e del marescialo Pennini: ecco che cosa hanno detto

A Quarto Grado ampio approfondimento sul delitto di Garlasco e ospiti in studio vi erano il generale Cassese e il maresciallo dei carabinieri Pennini, i primi che indagarono sull’omicidio di Chiara Poggi. Il maresciallo Pennini ha ricordato un curioso dettaglio sul primo interrogatorio di Stasi: “E’ durato dalle 23:45 fino alle 7 del mattino, è stato redatto il verbale e alla fine sono entrato anche io nella stanza, abbiamo stampato il verbale che lui ha riletto e ha voluto una mattina perchè aveva notato un po’ di errori di ortografia per la velocità di scrittura, e in più ha messo delle virgole e tolte delle virgole perchè diceva che avrebbero cambiato il senso della risposta, tutto questo alle 7:00 del mattino, noi eravamo stravolti ma lui ha avuto la forza di fare queste correzioni. Io mi son messo a pc e ho corretto tutto, poi abbiamo ristampato tutto, lui l’ha riletto e poi ha firmato. Non mi è mai capitato che vengano fatte tutte queste correzioni dopo una notte in quelle condizioni no”.


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Sulla signora Birmani, la nota testimone della bicicletta, il maresciallo Pennini racconta: “Mi spiegò di aver visto questa bicicletta sul muro della casa dei Poggi, poi me la descrisse, le ho fatto delle domande in dialetto pavese per metterla a suo agio e la signora ha sempre ripetuto quella descrizione, dopo di che io ho verbalizzato quanto da lei dichiarato. Perchè il maresciallo Marchetto non segnalò la bici nera? Ha deciso di andare lui da solo e non doveva dare spiegazioni a me del perchè, non mi sono fatto alcuna idea, non so perchè abbia agito in quel modo, comunque lui è andato e dalla descrizione fatta dalla Bermani ha realizzato che la bici non corrispondeva. Lui non ha poi redatto quella relazione di servizio e l’ha fatto redigere da un carabinieri fornendogli delle indicazioni o forse sotto dettatura e non ha fatto le foto della bici ne tanto meno ha indicato la presenza dell’allarme presso il magazzino del papà di Stasi di cui lui si era sicuramente accorto perchè entrando in quel magazzino l’allarme era stato disinserito”. Sulla domanda a Stasi sul viso di Chiara, il generale Cassese ha commentato: “Abbiamo cercato di ricostruire con lui le modalità con cui era entrato in casa e arrivato alla descrizione della ragazza, l’ha descritta perfettamente, il colore del pigiamino, la posizione delle gambe e poi il volto che ha detto che era bianco. Mi sono fatto mandare la foto in cui si vedeva che il volto era coperto da capelli e da sangue e l’ho esibita, e lui mi ha detto con l’indice destro che c’era una parte minima, un alone bianco. Un’altra cosa che mi aveva stupito e che mi ha detto il particolare del volto ma esclude tutto il sangue presente su tutti i gradini, lo dice anche il verbale. Lui mi stava mentendo secondo una mia valutazione, mi stava dando il volto e la scala pulita lui ricordava quando l’aveva lanciata”.


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DELITTO DI GARLASCO, CASSESE E PENNINI SU MARCHETTO

Il maresciallo Pennini ha poi aggiunto: “Il dottor Stasi è stato sentito dalle 16 alle 19:35 circa dai carabinieri del reparto operativo e fra le varie cose che riferisce fa una sommaria descrizione del corpo di come l’ha trovata lui ma non rientra nei particolari come nel verbale notturno perchè nel frattempo, fra i due verbali, Stasi è stato convocato nell’ufficio da Marchetto e alla mia presenza gli ha esibito una delle foto che avevo fatto io, con il rullino. Stasi ha quindi avuto modo di vedere come era il corpo e dove era posizionato. Marchetto l’ha fatto per vedere una sua reazione e lui in quel momento vedendo la foto ha poi dato una descrizione maggiore nel secondo verbale, se prendiamo i due verbali sono completamente diverse le descrizioni”. Sulla questione del gatto lasciato libero in casa Poggi: “Io ricordo di aver visto un gatto quando sono arrivato ma era chiuso nel box, non era in giro per caso. Ma un gatto che cammina libero sulla scena del crimine, avremmo trovato l’impronta del gatto?”.


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Sulle impronte di Cassese sulla scena del crimine: “Il 13 avevo calzati e guanti e quando successivamente abbiamo fatto altri accessi con i colleghi del Ris, sono entrato senza guanti e calzari, e avevo avvisato di essermi appoggiato con la mano scendendole scale, ma non il 13. Non succede spesso ma lì è stata la caratteristica delle scale, per scenderla se non fai molta attenzione sei portato quasi istintivamente a girarti. E’ un gesto che ha fatto l’assassino? Se aveva le impronte insanguinate avremmo trovato il sangue: non penso si sia lavato le mani e poi sia tornato sulle scale, lo ritengo poco probabile”. Il colonnello Cassese ha parlato anche di Andrea Sempio: “E’ stato sentito pochi giorni dopo l’omicidio e poi l’abbiamo risentito nel 2008 così come abbiamo sentito tantissime persone. Nel 2008 ho sentito anche la mamma e la nonna che davano supporto e veridicità di quelle dichiarazioni che aveva fatto quella mattinata”.

DELITTO DI GARLASCO, CASSESE SU EVENTUALI ERRORI NELL’INDAGINE DEL 2007

Nuzzi domanda quindi se i carabinieri hanno qualche autocritica da fare su quel sopralluogo: “Anche se sulla scena del crimine ci sono le mie impronte – dice Cassese – e sono stati fatti degli errori, sono stati tali da inficiare il processo. L’unico errore è di aver concesso al signor Marchetto, che era molto quotato nel 2007 in procura… c’è stato il problema della bicicletta della signora Bermani, e dell’allarme del magazzino del papà di Stasi. Ritengo inverosimile che Marchetto quando è andato a vedere questa bici con Nicola Stasi non si è accorto dell’allarme, che si sbloccava digitando il codice. In quella circostanza tra le contraddizioni di Alberto Stasi se andare a vedere l’allarme che era stato disattivato quella mattina e i genitori erano in Liguria, lei si rende conto che l’eventuale responsabilità a carico di Alberto sarebbe stato molto più corposo e la polizia avrebbe potuto fare altre attività”.

Il colonnello Cassese replica a Carmelo Abbate che chiede come mai non vennero rastrellate tutte le bici nere della zona: “Era una operazione improponibile da fare. Sulla bici abbiamo fatto tutte le verifiche mano a mano che sentivamo le persone, e poi c’è anche un problema di legittimità prendere le bici di tutti. Sul posacenere trovato in casa Poggi con la cenere, non lo abbiamo valutato singolarmente ma è stato sequestrato tutto per intero, poi fu restituito come decise la procura. I due cucchiaini nel lavandino non lo so perchè sono stati repertati”.

Colonnello Cassese, Garlasco (Foto: Quarto Grado)

DELITTO DI GARLASCO, CASSESE E IL PC DI ALBERTO STASI

Sulle attività fatte sul pc di Alberto Stasi dei carabinieri, che hanno manomesso l’attività del condannato: “Quando siamo andti a fare la perquisizione a casa di Stasi con decreto a carico di ignoti, Alberto consegna questo pc, viene acquisito in caserma. La prima vera alterazione l’abbiamo fatta grazie ad una richiesta di Stasi: quella mattina Stasi ha insistito dicendo di chiedere di fare una copia della tesi che era indispensabile per fare la tesi. Una prima alterazione è riconducibile proprio a Stasi, poi è stata fatta una stampa delle operazioni fatte sul pc, un tabulato con tutti gli accessi. Anche il dottor Vitelli ha detto che l’utilizzo del pc era stato completamente ricostruito”.

Sullo schizzo di sangue trovato sul telefono di casa Poggi: “Non abbiamo alzato la cornetta – racconta Cassese – aspettavamo il Ris ma so che quel telefono ha uno spazio e potrebbe essere che sia entrato”. Quindi ha concluso: “Io non mi sono mai concentrato solo su Stasi, abbiamo ascoltato 250 persone, siamo andati anche a Lecce”.

Tags: Delitto Di GarlascoQuarto Grado

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