Il 30 luglio 2008 Andrea Aziani saliva al Cielo. Un viaggio nel luoghi dove visse ha fatto conoscere da vicino la sua straordinaria capacità di donarsi (1)
“Noi abbiamo un motivo per il quale facciamo tutto, un motivo. Sapete qual è? Noi facciamo le cose per Cristo, per Cristo!!!”. Parole pronunciate con veemenza da Andrea Aziani (1953-2008), dopo aver dato un pugno sul tavolo, in una riunione della diaconia di CL convocata per decidere un eventuale incontro pubblico a un anno dal terremoto che aveva colpito Lima e la costa meridionale del Perù il 15 luglio 2007.
Una dei presenti, una decina, si era chiesta perché fare un incontro dopo un anno dall’accaduto, e Andrea aveva esclamato: “Perché? Non lo sai?”. E guardando tutti: “Qualcuno lo sa? Sa perché facciamo le cose?”. Silenzio. Un istante dopo aver dato la sua risposta (“Per Cristo!!!”) Andrea, colpito da infarto, si accascia. “Venne meno davanti ai nostri occhi”, dirà Vanessa Montañez, una delle responsabili di Comunione e Liberazione a Lima. Portato di corsa nel vicino Ospedale dell’Aviazione, vi giunge già esanime. Così, mercoledì 30 luglio 2008, termina l’esistenza terrena di Andrés, come tutti in Perù lo chiamavano e ancor oggi lo chiamano.
Poche ore prima, durante l’ultima sua lezione all’Universidad Católica Sedes Sapientiae – che aveva contribuito a fondare – aveva citato la frase del Cantico dei cantici “Forte come la morte è l’amore”, aggiungendovi un “più”: “L’amore è più forte della morte”. E aveva dispensato Silvia Neciosup, un’altra responsabile della comunità, dal partecipare alla diaconia, perché stanca, ricordandole però di non dimenticare che “l’unità è la sola cosa che può salvare la relazione con Cristo”.
Il giorno della salita al Cielo del Servo di Dio (la causa di beatificazione è stata avviata il 2 gennaio 2016) è ben raccontato nella biografia Andrea Aziani febbre di vita di Gianni Mereghetti e Gian Corrado Peluso (Itaca, 2023). Ma ascoltare quello che allora accadde, e ciò che ha rappresentato Andrés nella vita di tanti giovani peruviani, direttamente dalla voce di Vanessa, di Silvia e di molti altri testimoni, incontrandoli di persona, è tutt’altra cosa. È quello che è accaduto nel recente viaggio in Perù “sui passi di Andrea Aziani”, organizzato da Russia Cristiana.
Domenica 6 luglio, tardo pomeriggio. Una sobria palazzina in un quartiere centrale di Lima (l’immensa capitale divisa in 43 quartieri), sede del Movimento. Partecipiamo a sorpresa, noi folto e “ingombrante” (ma attesissimo) gruppo di 27 pellegrini italiani, a un incontro di Scuola di Comunità. In tutto siamo un centinaio. Molti interventi inevitabilmente scivolano su Andrés, su quello che è stato per ciascuno di loro, sulla sua eredità da portare avanti.
Silvia, che guida l’assemblea con Vanessa, a suo tempo era stata aiutata concretamente da Aziani negli studi. Oggi è un’oncologa affermata, senza di lui non ce l’avrebbe fatta. Cita una sua frase che le è rimasta scolpita nel cuore: “Viviamo per la gloria di Dio”. Lui “era in perenne tensione verso il Mistero, dava tutta la sua persona per annunciare Cristo e offriva persino la sua stanchezza”. Interviene una signora che ha un ricordo nitido di quel ragazzo “venuto dall’Italia lasciando famiglia e amici per aiutare noi”. La giornata di Andrea “durava il doppio; sembrava più vecchio perché si donava totalmente agli altri”.
Quello stesso giorno, la mattina, la nostra visita alla tomba di Andrea, di una sobrietà estrema, nel cimitero di Puente Piedra, popoloso distretto povero a 30 km dal centro storico di Lima, dove il Servo di Dio ha vissuto e operato a lungo. Per don Miguel Carpio, 39 anni, che l’ha conosciuto appena diciottenne, “è bastato incrociare il suo sguardo e tutto è cambiato. Non sapevo cosa fare della mia vita, ma da quell’incontro è nata la mia vocazione sacerdotale”.
Ornella Milan, con Aziani alla Statale di Milano in anni difficili e poi tra gli studenti che l’hanno raggiunto all’università di Siena nel 1976, in prima linea nel promuovere questo viaggio, depone a nome di tutti un mazzo di fiori sulla sua lapide. “Mi porto dietro tanti amici”, afferma commossa. “A Siena ho capito che la fede è una risposta a tutta la vita”.
Il 7 luglio siamo a Trujillo, a un’ora di volo da Lima. Qui l’incontro con chi ha conosciuto Andrés avviene in un locale della parrocchia di Santa Maria del Soccorso, dove Aziani si recava una volta la settimana, dopo un faticoso viaggio in pullman.
“Abbiamo sempre cercato il centro dell’esperienza cristiana”, dice padre Vicente, l’anziano parroco. “Perciò abbiamo accolto il Movimento. L’esperienza cristiana è molto concreta, solo questo può davvero cambiare la vita”. Conferma Maria, infermiera, oggi madre di due ragazzi: “Andrés ha suscitato in me un cambiamento, attraverso di lui ho visto il volto di Gesù. Lui era il pastore e noi le sue pecorelle”. Aziani sorprendeva tutti per la sua energia (“mai conosciuto uno così”), come pure per “la sua immediatezza e semplicità nel parlare”.
Ci colpisce a Trujillo l’intervento umile e pieno di tenerezza di Blanca, una minuta signora ultraottantenne ma ancora vispa, vedova di Juvenal Ñique Riós, il leader rivoluzionario grande amico di Andrea, e madre di Oscar, oggi docente universitario, che favorì nel giugno 1994 il primo incontro tra i due, a cui seguirono molti altri. “Andrecito, come puoi andare in giro coi pantaloni rotti?”, gli diceva Blanca rimproverandolo, e glieli cuciva, dopo avergli cucinato capretto e birra scura. Oscar: “Mia madre lo guardava come un figlio”.
La conversazione con Oscar prosegue a pranzo, davanti ai saporiti piatti della cucina “peruana”. Un ricordo del 1992. Arrivato tardi a una Scuola di Comunità accampando la scusa del traffico (in Perù spaventoso), Andrea alla fine lo prende da parte e gli dice: “Ti chiedo di essere serio con la tua vita”. E poi l’abbraccia. Oscar ammette: “Ti guardava sempre senza pregiudizi, libero”. E aggiunge un po’ sconfortato: “Questo sguardo forse si è perso”.
A Chiclayo, ancora più a nord, che orgogliosamente si definisce “la ciudad del Papa León XIV“, il 9 luglio incontriamo padre Marcos Ballena, che ha conosciuto bene Aziani (“era uno di noi, peruviano tra i peruviani”) e, dopo la messa celebrata da don Henry Zegarra (“Andrea ha scoperto che è importante amare la gente semplice”), ascoltiamo le testimonianze di Iris (“ho quattro figli, ogni volta che ne nasceva uno, veniva a trovarci da Lima”), Lucero Flores (“sapeva essere un padre, un fratello maggiore, un compagno di vita”) e Betty (“ci ha dato l’esempio, ci insegnava a dare”): per loro Andrés era un faro.
(1 – continua)
Stasera, 30 luglio, alle 18, a diciassette anni dalla sua salita al Cielo, si celebra una messa di suffragio in memoria del Servo di Dio Andrea Aziani nella Basilica di Santa Maria Nuova ad Abbiategrasso, sua città natale, chiesa dove si trova una cappella dedicata a Santa Rosa da Lima, patrona del Perù, delle Americhe e della stessa Abbiategrasso.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
