Il CdM del Governo Meloni approva un disegno di legge sulla disforia di genere: registro sui farmaci anti-pubertà ai minori e approccio multidisciplinare

LA SVOLTA DEL GOVERNO SULLA DISFORIA DI GENERE: IL NUOVO DDL IN CDM

Nell’ultimo Consiglio dei Ministri prima della pausa estiva, il Governo Meloni tra i vari provvedimenti approva un importante novità sul fronte della disforia di genere, preparato da mesi dai Ministeri della Famiglia e della Salute: un disegno di legge in 3 articoli che crea un registro nazionale sul corretto utilizzo dei farmaci da somministrare ai minori per la disforia di genere, monitorando a tutto tondo le problematiche ed evitando l’utilizzo smodato e spropositato che è avvenuto negli anni scorsi in diversi Paesi esteri, specie in UK e Stati Uniti.



Il disegno di legge dal titolo “Disposizioni per la appropriatezza prescrittiva e il corretto utilizzo dei farmaci per la disforia di genere” parte dalla consapevolezza che occorre muoversi con estrema cautela sul tema dei minori e della loro “coscienza” di genere e sessualità: per questo motivo, l’intervento del Governo messo a punto dai Ministri Schillaci e Roccella, parte dal bisogno di salute a 360° per i minori. Soprattutto, si legge nella bozza diffusa dal Quotidiano Sanità, si cerca con queste nuove disposizioni a monitorare i trattamenti utilizzati nei casi di disforia di genere.



Disforia di genere (foto Pixabay, 2025)

Dopo le polemiche anche nel recente passato – il “caso Careggi” e il “caso Mayer” – che vedevano alcuni centri nazionali preferire la somministrazione dei farmaci anti-pubertà piuttosto che le terapie psicologiche e il sostegno a lungo termine per i minori – il Governo punta a rendere più multidisciplinare l’approccio una volta specificata la diagnosi delle equipe mediche e psicologiche.

COSA PREVEDE IL REGISTRO SUI FARMACI ANTI-PUBERTÀ E COME POTRANNO ESSERE USATI

È in particolare il farmaco a base di triptorelina – la sostanza che “blocca” la pubertà nei bambini e bambine, ad essere al centro del ddl approvato oggi dal CdM: il registro istituito dal Governo, e che verrà vestito dall’AIFA (l’Agenzia del Farmaco italiana), servirà per la dispensazione e somministrazione di tali farmaci e potrà avvenire esclusivamente in ospedale o nelle cliniche specifiche. Tutti i dati e gli utilizzi verranno trasmessi ogni 6 mesi al Ministero della Salute e occorrerà un iter specifico nei casi di attesa dell’attivazione pratica dei protocolli: in poche parole, la somministrazione dei farmaci sulla disforia di genere potrà avvenire solo con il via libera di un comitato etico nazionale ad hoc sulla pediatria.



Secondo quanto emerso nella bozza del QS, il disegno di legge approvato dal Governo vede nel primo articolo la disciplina esatta di un registro sui farmaci che inducono lo stop della pubertà, ovvero degli ormoni “femminilizzanti” e “maschilizzanti”. L’articolo 2 prevede la rigida norma per cui la prescrizione e successiva dispensazione di tali farmaci, può avvenire solo farmacia ospedaliera: ciò significa che non si potrà accedere a tali terapie con un normale acquisto in farmacia tradizionale.

Nell’ottica di curare al meglio ogni dettaglio per un tema così delicato, il ddl prevede l’approccio di una equipe multidisciplinare, che supera il “vecchio” approccio presso il semplice Servizio Sanitario Nazionale: nel rapporto obbligatorio che le strutture dovranno comunicare al Ministero, si dovrà dimostrare la subordinazione di ogni diagnosi a percorsi psicologici, di psicoterapia e – nei casi più gravi – anche di psichiatria.

Ogni rapporto dovrà poi contenere l’intero percorso, i vari trattamenti (con il consenso dei genitori) e anche gli esiti dei test psicologici compiuti con il minore (oltre ai follow up). Da ultimo, il ddl del Governo prevede la formazione di un tavolo tecnico, voluto dai Ministri Roccella e Schillaci, per valutare in maniera semestrale lo sviluppo dei vari risultati raccolti da AIFA: non solo, verrà trasmesso una relazione al Parlamento nazionale con una cadenza inizialmente di tre anni in tre anni.