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Home » Esteri » Africa » LIBIA/ Bossi si allea con Gheddafi e “spacca” il Pdl

  • Africa
  • Esteri

LIBIA/ Bossi si allea con Gheddafi e “spacca” il Pdl

Robi Ronza
Pubblicato 20 Giugno 2011
aereo_portaerei_guerraR400

Aerei in parteza per la Libia (Imagoeconomica)

A Pontida Umberto Bossi ha chiesto a Berlusconi di porre fine alle missioni militari all’estero e ai bombardamenti sulla Libia, aprendo un problema reale. Il punto di ROBI RONZA

A Pontida Umberto Bossi ha chiesto a Berlusconi di porre fine alle missioni militari all’estero e ai bombardamenti sulla Libia; e dopo di lui Maroni ha ribadito con forza che fino a quando in Libia c’è la guerra non c’è nulla di concreto che si possa fare per fermare l’afflusso di immigranti illegali dalle coste libiche a Lampedusa.


Nigeria, rapiti altri 12 cristiani: 11 fedeli e un pastore/ Il presidente dichiara l'emergenza nazionale


Com’è nel linguaggio e nella cultura politica della Lega Nord, tali richieste sono state tutte ancorate a esigenze immediate di ordine interno: rispettivamente l’urgenza di ridurre la spesa pubblica (le missioni militari all’estero costano centinaia di milioni di euro) e di dare risposta al disagio dei territori e dei ceti sociali che si trovano immediatamente a fare i conti con i problemi che l’immigrazione illegale provoca innanzitutto per motivi oggettivi, quali che siano le buone ragioni soggettive di questo tipo di immigrante. Com’è nel linguaggio di Bossi, o più precisamente nel suo stile oratorio, tali richieste sono state espresse in quel modo grezzo e schematico che irrita molti, ma tanto piace al grosso dei suoi elettori.


CAOS SUDAN/ "Così gli Emirati alimentano la guerra civile per fare affari con Usa e Cina"


Sarebbe però un errore ignorare per questo la sostanza delle questioni, sulle quali non si può non essere d’accordo. Rinviando a un’altra occasione un’analisi del problema dell’immigrazione illegale, che è ben più ampio e complesso di quanto di solito si vuol far credere, ci soffermiamo qui sui casi delle missioni militari e della Libia. È vero che le nostre missioni militari all’estero implicano dei costi umani e dei costi economici sproporzionati  rispetto sia alle risorse del bilancio dello Stato italiano, sia a quelle che dovrebbero essere le priorità della politica estera di un Paese come il nostro.


Darfur: centinaia di bambini non accompagnati arrivano a Tawila/ "Scappati da El Fasher, i genitori uccisi"


In quanto poi alla partecipazione alla guerra contro la Libia di Gheddafi (ma poi in realtà contro la Libia in quanto tale) siamo addirittura al paradosso: contribuiamo allo sforzo per provocare una destabilizzazione della quale, in quanto primo partner commerciale di Tripoli, saremmo poi i primi a fare le spese. Senza ridire qui in dettaglio quanto su ilsussidiario.net abbiamo cominciato a scrivere sin dall’inizio della crisi libica, non possiamo però non sottolineare ciò che i fatti non smettono di confermare.

Negli oltre quattro mesi già trascorsi da quando sono iniziati gli attacchi prima della Francia e poi della Nato “in difesa dei civili vittime delle repressioni di Gheddafi” la Libia ha già subito oltre 10mila incursioni aeree; di recente fino a 60-80 incursioni al giorno. Da ultimo, sono arrivati i tragici errori – ammessi ieri dalla Nato – sui civili uccisi. Le sua economia è bloccata; e anche quando finalmente finisse la guerra, ci metterebbe parecchio tempo a riprendersi, poiché i circa 3 milioni di immigrati stranieri che costituivano una parte decisiva della sua forza lavoro hanno lasciato il Paese (salvo eccezioni tra cui quella ammirevole del personale ospedaliero proveniente dalle Filippine e da altri Paesi arabi).


LIBIA/ Tutti quelli che sognano il fantasma di Gheddafi


Alla faccia della “difesa dei civili” in nome della quale si è fatta autorizzare dall’Onu a bombardare in Libia, la Nato punta ormai chiaramente a uccidere Gheddafi attaccando le sue residenze e i suoi rifugi con tutte le vittime civili che ne conseguono. A Bengasi i capi dell’insurrezione ricevono denari e armi che vanno poi in mano a milizie improvvisate. Si sta rifacendo al riguardo il grave errore che già si fece in Afghanistan: si disseminano armi delle quali poi si perderà il controllo e che andranno a costituire l’arsenale di chissà chi (in Afghanistan questo “chissà chi” furono i talebani).


LIBIA/ Processare Mohammed? La giustizia dei "ribelli" ricorda tanto Balduccio Di Maggio


Al di là dunque delle questioni di stile, i problemi di politica estera che Bossi ha posto a Pontida vanno considerati seriamente. Cercare alla crisi libica una soluzione per via militare non ha alcun senso. Percorrendo tale strada si va a precipitare comunque la Libia in una fase di grande instabilità, molto pericolosa per l’intera area mediterranea. Questo sia che Gheddafi venga spazzato via, sia che resti in sella ancora a lungo (come è possibilissimo). Occorre invece puntare decisamente sulla soluzione diplomatica. In questo la linea di Bossi e di Maroni trova un forte riscontro all’interno del Pdl in Roberto Formigoni, come emerge chiaramente da una sua intervista (Formigoni: “Conflitto sempre più insensato. L’Italia lavori per ottenere il cessate il fuoco”) apparsa sabato su Avvenire, alla vigilia dell’assemblea leghista di Pontida.


SHARIA IN LIBIA/ Camille Eid: vi spiego i tre pericoli per la democrazia


 

 www.robironza.wordpress.com

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