DALLA TURCHIA/ L’attentato a Istanbul? Non è un altro Bataclan

- int. Nihal Batdal

Dopo l'attentato a Istanbul, la polizia segue una pista che porta allo stato islamico, ma una rivendicazione non c'è ancora. NIHAL BATDAL parla dalla Turchia e ha un'altra versione

turchia_attentato_istanbulR439 La scena dell'attentato del 31 dicembre (LaPresse)

E’ caccia all’uomo a Istanbul per cercare l’attentatore responsabile del massacro compiuto alle 23.30 del 31 dicembre nella discoteca Reina, situata sulla sponda europea del Bosforo. L’attacco ha causato 39 morti e 69 feriti. La polizia si sta orientando su piste legate allo stato islamico, anche se l’azione terroristica non è stata ancora rivendicata. Sui giornali italiani è subito scattato il paragone con il Bataclan, luogo-simbolo della vita parigina e teatro dell’attentato compiuto da un commando dell’Isis il 13 novembre 2015. Ma occorre essere prudenti, secondo Nihal Batdal, intellettuale turca già intervenuta sul sussidiario, che in questa intervista rovescia lo schema, muovendo accuse durissime: “Non credo che tramite questi gesti si voglia colpire Erdogan o destabilizzare il paese. Anzi, credo che si voglia stabilizzare il paese, secondo le regole di chi vuole vivere in una certa maniera”.

Nihal Batdal, perché la Turchia è così sotto attacco?

Perché il paese non è in grado di riconoscere la gravità della situazione. L’attentato di ieri si poteva ampiamente prevedere, i suggerimenti di non festeggiare il capodanno hanno occupato un sacco di spazio nel discorso pubblico e su giornali e social media. Il Milli Gazete (Giornale Nazionale, ndr) il 31 dicembre diceva che era l’ultimo giorno per decidere. Il titolo era: “Non festeggiate!”. Un ultimatum? Un suggerimento? Non si sa. Come questi ci sono tanti altri esempi. 

Anche il governo aveva avvertito del pericolo?

La Direzione degli Affari religiosi (Diyanet Isleri Baskanligi) nel suo discorso di venerdì condannava pubblicamente le feste del capodanno, avendo di mira soprattutto alcol e gioco d’azzardo, dicendo che “non sono per un credente”. Ovvio che nessuno ha detto di andare a sparare alla gente che festeggia, ma si capisce che mentalità si crea? 

L’obiettivo sarebbe stato scelto perché tipicamente occidentale: è così? Questo cosa può significare?

E’ giusto, il Reina è un locale di alta classe, quella classe sociale che non considera ancora il capodanno come il male che viene dall’occidente. Quindi si colpisce chi osa festeggiare il capodanno nonostante tutti i suggerimenti di non farlo. 

Sui media italiani quanto L’attentato a Istanbul viene visto come il Bataclan della Turchia. E’ una lettura corretta?

Non sono d’accordo. Il Bataclan è diventato un simbolo, ma bisogna sempre andare a vedere le dinamiche interne di ogni paese che viene colpito da attentati simili. Come ho detto, in Turchia la battaglia contro la popolazione più secolarizzata (Batdal dice “i secolari”, ndr) sta diventando sempre più forte. Ma di chi è questa battaglia? Contro chi? Questa battaglia in Turchia viene alimentata, viene incitata con un linguaggio escludente: chi beve non è un buon credente, chi gioca d’azzardo non è un buon credente, e via dicendo.

Sono insinuazioni molto forti, la sua è un’accusa grave. 

Questo attacco non è quello del Bataclan, perché in Turchia tali gesti atroci vengono culturalmente giustificati: “avete visto? Sono morti perché festeggiavano il capodanno all’occidentale”. Pubblicamente si dice che è un atto di terrorismo, ma le politiche interne lasciano spazio all’odio e alla fine hanno conseguenze tragiche. Per questo motivo, ripeto, bisogna conoscere bene i paesi e le realtà prima prima di usare etichette.

 

Torno alla domanda di prima: perché il terrorismo islamico si accanisce contro la Turchia? Vuole destabilizzarla? Vuole colpire Erdogan e la sua politica estera?

La questione è interna. Alcuni mesi fa a Istanbul degli integralisti hanno attaccato un bar perché si consumava alcol. Qualche settimana fa a Istanbul, sull’autobus, una ragazza è stata colpita a calci in faccia perché indossava pantaloncini. Il 30 dicembre a Smirne due persone distribuivano volantini contro le feste di capodanno, giorni fa a Nazilli in una piazza hanno hanno puntato una pistola alla testa di un babbo natale. Ovunque sono appesi striscioni con le immagini dei turchi che cacciano via babbo natale. Non credo che tramite questi gesti si voglia colpire Erdogan o destabilizzare il paese. Anzi, credo che si voglia stabilizzare il paese, secondo le regole di chi vuole vivere in una certa maniera.

 

Nella crisi della Siria, Erdogan ha in un primo tempo fatto il gioco dello stato islamico. Poi si è schierato con Putin a difesa del regime siriano. Questo può avere a che fare con gli attacchi?

Per rispondere, bisognerebbe aspettare di vedere chi rivendica l’attacco. Considerando il clima che c’era prima del capodanno, direi che l’obiettivo è chiaro: punire chi non ha preso in considerazione i suggerimenti. 

 

Cosa pensa l’opinione pubblica turca?

Il 2016 è stato un anno molto pesante per la Turchia. Nel momento in cui la gente si augurava un anno migliore, sentire una notizia del genere non è facile. C’è troppa stanchezza. Si è persa la speranza. Poi ovviamente c’è anche chi è contento, perché se si smette di festeggiare il capodanno all’occidentale, vuol dire che si torna alle origini. Tra le diverse opinioni c’è una distanza che cresce ogni giorno. Purtroppo, per come è cominciato, anche il 2017 non promette molto bene.

 

(Federico Ferraù)





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