Si stanno susseguendo incontri importanti per il futuro dell'ex Ilva di Taranto. Entro fine mese sono attese decisioni cruciali
In questi giorni il Governo è particolarmente impegnato sul dossier Ilva. Lunedì c’è stato l’incontro con le Parti sociali, martedì con gli enti locali. Nonostante le incognite siano ancora molte, dalle dichiarazioni dei ministri coinvolti – Urso, Picchetto Fratin e Calderone – traspare ottimismo per quanto riguarda un accordo di programma. Anche il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha espresso soddisfazione. Dopo tanti anni di difficoltà e di contrasti anche politici, si tratta certamente buoni segnali.
Sul tavolo, il futuro produttivo dell’ex Ilva, in particolare del polo siderurgico di Taranto. L’obiettivo è la creazione dello stabilimento green più grande d’Europa per la produzione di acciaio a impatto ridotto.
Urso ha presentato due strade: la prima prevede la realizzazione a Taranto di tre forni elettrici con tre impianti Dri (Direct Reduced Iron) che li alimenteranno, soluzione che ha necessità di una nave rigassificatrice (modello di Piombino) che fornisca il gas necessario per i Dri; la seconda ipotesi è che a Taranto si realizzino i tre forni elettrici che saranno alimentati dagli impianti Dri in altra località (Ravenna o Gioia Tauro).
La tecnologia Dri è una delle tecnologie green più avanzate e produce ferro metallico dalla riduzione diretta del minerale di ferro senza passare per la fusione, come invece avviene negli altoforni tradizionali. L’acciaio viene poi prodotto nel forno elettrico.
In entrambi i casi, secondo Urso, vi sono garanzie per i livelli occupazionali e per la continuità produttiva di 6 milioni di tonnellate di acciaio, cosa che ha trovato il favore dei sindacati anche se da parte loro vi sono perplessità circa il Dri in altra località, cosa che ha delle implicazioni sui livelli occupazionali.
A questo proposito, entro fine mese sarà sciolta la riserva sulla nave rigassificatrice. Gli enti locali spingono per fare a meno del rigassificatore a Taranto, anche per aspetti legati al fondale del mare troppo basso. A ogni modo, una commissione tecnica farà tutti i rilievi necessari per le valutazioni definitive.
Il Governo ha inoltre confermato il proprio impegno nel sostenere la gara internazionale – che andrà aggiornata entro il mese di luglio – per la cessione dello stabilimento, assicurando la fornitura del preridotto necessario agli acquirenti in qualsiasi opzione verrà percorsa, ovvero con la sua produzione a Taranto o altrove.
Nel frattempo, come confermato dal ministro dell’Ambiente Picchetto Fratin, è prevista per oggi 17 luglio la conferenza dei servizi chiamata a dare l’autorizzazione alla produzione in base a quello che è lo stato attuale dello stabilimento, con il ciclo integrato per altri 12 anni, su cui gli enti locali non sono d’accordo.
La strada della decarbonizzazione è tracciata, ma, come si evince, il percorso non è breve.
Twitter: @sabella_oikos
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