Fabio Fognini si ritira: va fatto un grande ringraziamento a un ragazzo che ha contribuito alla crescita del tennis in Italia, portandolo lui pure dove è.
FABIO FOGNINI SI RITIRA: “RIBELLE, MA ANCHE SENSIBILE”
Fabio Fognini si ritira, confermando quello che lui stesso aveva lasciato trapelare qualche giorno fa dal campo centrale di Wimbledon. “Dopo questa potrei anche smettere”: il riferimento era alla straordinaria partita di primo turno contro Carlos Alcaraz, purtroppo persa ma portata al quinto set tra straordinaria resilienza e colpi di genio.
Nell’occasione lo spagnolo, che Wimbledon lo ha vinto negli ultimi due anni, dopo un grande scambio aveva commentato che “ha 50 anni e gioca così”, un chiaro complimento al livello di gioco che Fabio Fognini ha raggiunto in quella che, oggi lo sappiamo, è stata l’ultima apparizione su un campo da tennis.
“Sono stato un ribelle, ma anche sensibile”: questo ha detto il classe ’87 di Arma di Taggia nel giorno in cui si ritira. Bisogna partire da qui: quante volte lo abbiamo detto e scritto su queste pagine, in quante occasioni ci siamo rammaricati di come il talento di Fognini non sia (sempre) stato accompagnato da una mentalità da vincente, di quelle che ti fanno vincere anche prima di scendere in campo.
Fognini però è stato questo, prendere o lasciare, e anche questo lo abbiamo rimarcato a suo tempo: senza quel carattere fumantino, a volte ironico e pungente ma altre volte anche oltre il limite, non ci saremmo goduti questi lampi di classe, Oggi dunque dobbiamo ringraziarlo, innanzitutto.
FOGNINI SI RITIRA: UN PRECURSORE PER L’ITALIA DEL TENNIS
Fabio Fognini si ritira: possiamo dire che sia stato un precursore del tennis italiano, naturalmente riferito a questa epoca. Venivamo da anni di “vacche magre”, di giocatori bravi e potenzialmente esplosivi (personalmente, chi scrive ha sempre avuto un debole per Omar Camporese) e stagioni in cui il massimo cui potessimo aspirare, la notizia da prima pagina a scuoterci dal torpore, era un ottavo di finale Slam o un titolo in un torneo minore, o proprio una vittoria di Fognini contro l’allora numero 1 Atp, Andy Murray, preso a pallate al Foro Italico. Oggi siamo arrivati ad avere un numero 1 Atp che ha già vinto tre Major ed è il punto di riferimento per tutto il mondo: in questa evoluzione c’è molto anche di Fabio Fognini.
Se è vero che i campioni aiutano a sviluppare e far crescere il movimento, a suo modo il sanremese lo ha fatto rappresentando un’ispirazione per i tennisti che oggi sono protagonisti sul circuito: anche Jannik Sinner, che ad esempio non aveva nemmeno 10 anni quando Fognini è arrivato ai quarti del Roland Garros, era nell’anno dei 14 ai tempi della vittoria degli Australian Open (in doppio, con Simone Bolelli) e quasi maggiorenne il giorno in cui finalmente Fognini ha messo in bacheca il primo (e unico) Masters 1000, quello di Montecarlo, un trofeo in una categoria che all’Italia mancava da tempo immemore, per la precisione 43 anni dagli Internazionali d’Italia vinti da Panatta. Commenterà lui, ma certo Sinner come tutti gli altri ha vissuto quell’epopea traendone ispirazione: anche per questo bisogna ringraziare Fabio.
FOGNINI E LA CARRIERA: TANTO, NON TUTTO
Quindi Fabio Fognini si ritira ed è ora giusto parlare della carriera che ha avuto. Possiamo sintetizzarla così: ha fatto tanto, avrebbe potuto fare di più. Intanto, negli Slam quel Roland Garros appena citato rimane il punto migliore di tutto il percorso nei grandi tornei; resta la straordinaria perla della vittoria agli Us Open 2015 contro Rafa Nadal, rimontando da 0-2, cosa che allo spagnolo non era mai successa nei Major, ma al turno seguente (che erano gli ottavi) Fabio era stato eliminato da Feliciano Lopez andando incontro a una sconfitta netta. Dopo il trionfo a Montecarlo non ha più vinto titoli: nove erano nel Principato e nove sono rimasti, di questi anche il 500 di Amburgo e poi tutti 250.
Dopo il successo su Dusan Lajovic non è più tornato in finale: qualcuno dirà che aveva già quasi 32 anni, ma resta comunque il dato. Sicuramente Fognini ha fatto tantissimo per l’Italia, tenendo fuori dalla melma la nazionale di Coppa Davis in anni poco floridi e giocando anche una semifinale; è entrato nella Top Ten del ranking Atp raggiungendo il numero 9, ma più su non è andato pur avendone le possibilità. Tuttavia, sarebbe sbagliato chiederci cosa sarebbe stato Fognini con una testa diversa: lo abbiamo conosciuto e vissuto così e tanto basta, in un’epoca in cui il tennis in Italia non era mainstream come oggi ci ha tenuto compagnia, e anche per questo nel giorno in cui si ritira possiamo solo dirgli grazie.