FILIERE IN CRISI/ Vino e caffè: i due dossier alimentari pronti sul tavolo di Draghi

- Manuela Falchero

Le Associazioni di categoria dei due settori chiedono al nuovo Governo diverse misure urgenti per affrontare la crisi e rimettere in moto i consumi

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Tra i tanti dossier di cui il nuovo esecutivo presieduto da Mario Draghi sarà presto chiamato a occuparsi, almeno due riguardano specificatamente la filiera alimentare. Le associazioni di categoria che rappresentano porzioni significative del comparto vitivinicolo e di quello del caffè – Unione italiana vini e Gruppo Italiano Torrefattori Caffè – hanno infatti chiesto a palazzo Chigi l’adozione di nuove e urgenti misure per affrontare la crisi generata dall’attuale emergenza pandemica.

Gli interventi invocati da Uiv

Nei giorni scorsi Uiv – punto di riferimento per il settore vitivinicolo, cui fa capo l’85% dell’export del vino italiano – ha sollecitato al Mipaaf un piano di rilancio in favore di un comparto che ogni anno – stima la stessa l’Associazione – rende una bilancia commerciale attiva per circa 6 miliardi di euro. “Nella ‘agenda vino’ che sottoporremo al ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli – afferma il presidente di Uiv, Ernesto Abbona – è contenuto un set di decisioni strutturali e specifiche per proiettare il settore verso la prossima generazione. Oltre alla gestione delle emergenze – come il Dpcm sull’orario di apertura delle enoteche o il pagamento dei ristori attesi dal 2020 per un equivalente di circa 50 milioni di euro -, altrettanto urgente è il completamento dei Decreti fondamentali per il comparto che la crisi di Governo ha bloccato. Mi riferisco in particolare al tanto atteso Decreto sostenibilità e all’adeguamento nell’ottica di una maggiore flessibilità della misura ‘Promozione’, mai così strategica come ora”. 

Impellenti sono però anche interventi di più lunga gittata. “Il settore ha sofferto – osserva Abbona -, ma ha al contempo tenuto grazie alla forte patrimonializzazione. Occorre però evitare che la crisi congiunturale si trasformi in strutturale. E per questo sarà importante lavorare sui fondamentali, come l’approvazione della riforma della Politica agricola comune che includa anche il piano nazionale di sostegno per il settore o il rilancio dell’immagine istituzionale del vino all’estero e del sistema fieristico italiano – Vinitaly in primis – tramite il ‘Patto per l’export’. Sarà infine fondamentale tutelare il modello mediterraneo in ambito europeo: il vino, infatti, è stato pericolosamente inserito dalla Commissione Ue nell’alveo dei prodotti agricoli dannosi all’interno del nuovo piano anti-cancro”.

Ma l’agenda di Uiv relativa alle azioni specifiche utili al settore non si ferma qui. Nella lista è compreso anche l’obiettivo digitale, il potenziamento degli strumenti per assicurare certezza dei dati produttivi e dichiarativi, la riforma del Comitato Nazionale Vini, funzionale a una più larga riflessione sul sistema delle Doc/Igt e della sua struttura di controllo, e la ripresa del dialogo con gli Stati Uniti – in sede bilaterale e multilaterale – per porre fine alla stagione dei dazi e delle tensioni in materia di politica commerciale. Tra gli interventi orizzontali, in primo piano c’è poi il rilancio del turismo quale strumento fondamentale per la ripresa economica del Paese. Un capitolo questo strategico anche per il vino, su cui però – rileva Uiv – il Recovery Plan prevede a oggi risorse per soli 8 miliardi sui complessivi 210 in arrivo. Occorre infine ricordare, continua sempre Uiv, che la vigna e il vino sono coinvolti anche in altri asset di sviluppo fondamentali per il futuro del Paese: è il caso del potenziamento della banda larga in tutti i territori agricoli (5G) in ottica di e-commerce ed enoturismo, oppure dell’orientamento dei fondi europei legati a transizione ecologica e produzione sostenibile anche in chiave produttiva del vitivinicolo. E ancora è il caso del necessario passo in avanti da effettuare in termini di infrastrutture, trasporto e logistica.

La misure richieste dai torrefattori

Ma a fare sentire la propria voce, interpellando il Governo appena insediato, è anche il Gruppo Italiano Torrefattori Caffè. L’Associazione, che riunisce 225 imprese del settore, ha indirizzato una lettera al Presidente del Consiglio Mario Draghi e ai Ministeri di competenza, nella quale prende posizione contro la mancanza di prospettiva e di proporzionalità delle ultime misure restrittive facendosi portavoce di un’intera filiera italiana ormai sull’orlo del baratro. Stando infatti alle stime diffuse dall’associazione, il comparto, che soffre insieme alla ristorazione delle limitazioni imposte nel corso dell’emergenza sanitaria da Covid-19, è arrivato a perdere nel 2020 fino al 40% del fatturato. 

E le prospettive non sembrano rosee. A impedire ancora oggi la ripresa e l’organizzazione del settore Ho.Re.Ca – nota l’Associazione – sono soprattutto gli stretti orizzonti temporali dettati dagli ultimi Decreti, che abbracciano al massimo un arco di due settimane. Decreti che non consentono quindi alcun margine di pianificazione per i pubblici esercizi. “Non è più sostenibile, a quasi un anno dallo scoppio dell’emergenza sanitaria, continuare ad adottare un metodo che non consente alcun margine di programmazione per gli imprenditori, dettando aperture e chiusure da un giorno all’altro” tuona Alessandro Bianchin, Presidente del Gruppo Italiano Torrefattori Caffè.

Ne deriva uno scenario allarmante – avverte l’Associazione -: si annienta così la possibilità di fronteggiare lo tsunami economico che sta travolgendo bar, ristoranti, hotel e tutte le filiere collegate, cui nel 2019 andava ascritto il 18% del Pil italiano.

“A tutela delle Torrefazioni italiane e vicini ai pubblici esercizi – afferma Bianchin -, abbiamo interpellato il presidente del Consiglio e i Ministeri di competenza affinché si impegnino ad agire ora per arginare l’ondata di fallimenti che rischia di diventare inarrestabile. Siamo disponibili a un serio confronto che porti alla revisione delle direttive e all’adozione di nuovi protocolli che permettano alle imprese di programmare e lavorare”.

Nella lettera inviata al Palazzo Chigi, quattro sono in particolare i punti di interesse sui quali G.I.T.C. accende l’attenzione: più chiarezza e certezza sui ristori; indennizzi e maggior inclusione a beneficio delle filiere collegate e quindi delle torrefazioni del caffè; apertura dei pubblici esercizi con un ampliamento della fascia oraria anche a condizione di nuovi e aggiornati protocolli; inserimento del caffè espresso italiano nel contributo a fondo perduto Mipaaf dedicato al canale Ho.Re.Ca. per l’acquisto di prodotti italiani.

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