Garlasco: Chiara Poggi cercò il Santuario della Bozzola poco prima del delitto, la Procura acquisisce gli atti del ricatto al sacerdote del 2014
Un nuovo dettaglio emerge dalle indagini sul caso di Garlasco, rimasto per anni sotto traccia ma che adesso potrebbe essere un tassello fondamentale di questo puzzle intricato, secondo il quale Chiara Poggi – pochi giorni prima della sua morte – aveva effettuato due ricerche online sul Santuario della Madonna della Bozzola, scaricando anche un’immagine dal computer dell’ufficio dove lavorava a Milano, e lo aveva fatto il 26 luglio e poi ancora, il primo agosto del 2007, appena prima dell’omicidio.
Risulta così ambiguo come questo interesse non fosse mai emerso né durante il processo né nelle indagini iniziali, e senza che nessuno, nemmeno l’ex fidanzato Alberto Stasi, oggi condannato in via definitiva a 16 anni, lo avesse mai menzionato; la notizia ha colto di sorpresa anche gli investigatori, perché non ci sono legami noti tra Chiara e quel luogo, eppure quelle immagini erano state salvate insieme ad articoli sui casi di abusi nella Chiesa americana, tutti custoditi in una pen drive, dettaglio che oggi spinge la Procura di Pavia ad acquisire un fascicolo giudiziario del 2014 legato proprio al Santuario, che racconta storie di estorsioni, video compromettenti e incontri privati tra religiosi e giovani adulti.
Garlasco quindi si intreccia con un altro capitolo controverso, quello che riguarda la vicenda giudiziaria avvenuta anni dopo l’omicidio, perché nel 2014 due uomini di origine romena vennero condannati per aver ricattato don Francesco Vitali, conosciuto come don Gregorio, all’epoca rettore ed esorcista del Santuario della Bozzola, estorcendogli denaro con la minaccia di diffondere video e audio relativi a rapporti sessuali, e nelle carte processuali si parla anche di festini con la presenza di giovani uomini.
Secondo una testimonianza raccolta nell’ambito dell’inchiesta ecclesiastica, sarebbero state presenti anche due donne, anche se non furono mai identificate, ma viene comunque esclusa la presenza di minori, ed oggi, anche se gli inquirenti ribadiscono che non ci siano elementi concreti per collegare questa storia all’omicidio Poggi, si è deciso di acquisire tutta la documentazione per chiarire ogni possibile scenario e per evitare che le ambiguità ne rafforzino sospetti o ricostruzioni fantasiose.
Garlasco: la pista del Santuario tra ricatti e segreti
Garlasco, quindi, potrebbe anche essere l’epicentro di una rete di contatti mai esplorata fino in fondo, perché tra i nomi che compaiono negli atti legati al Santuario c’è anche quello dell’avvocato Massimo Lovati, oggi legale di Andrea Sempio, che all’epoca dei fatti si occupò di predisporre ricevute per spese mediche per giustificare i pagamenti fatti ai ricattatori, e oggi lo stesso avvocato racconta di aver fatto un sogno in cui Chiara custodiva un segreto legato proprio alla Bozzola, una suggestione che lui stesso ha condiviso pubblicamente, anche se gli investigatori tendono a considerarla solo un’intuizione personale, e non un elemento oggettivo.
Ogni verifica dovrà basarsi su dati concreti, per questo motivo verranno esaminati anche i messaggi audio scambiati negli ultimi mesi tra Paola Cappa e l’ex agente Francesco Chiesa Soprani, nei quali si torna a parlare proprio del Santuario e delle sue dinamiche interne; Garlasco dunque non è più il luogo circoscritto all’omicidio di Chiara Poggi, ma si presenta come un contesto con tante zone d’ombra e punti interrogativi, che gli inquirenti stanno tentando di ricostruire partendo anche dai contatti di Chiara al di fuori della sfera familiare.
La Procura sta valutando di ascoltare di nuovo i suoi ex colleghi dell’azienda di via Savona a Milano, dove lavorava come impiegata, e dove – secondo quanto raccontato da una collega – aveva due cellulari e forse anche contatti con persone rimaste fuori dalle indagini iniziali, perché ogni dettaglio oggi potrebbe rivelarsi illuminante, e ogni elemento rimasto nel silenzio per troppo tempo può aiutare a capire se Chiara, nei suoi ultimi giorni, avesse davvero scoperto qualcosa che non doveva sapere, oppure se quelle ricerche online non siano altro che una semplice coincidenza che per anni è passata inosservata.
