A Porta a Porta il generale Garofano torna a parlare di Garlasco: sia il presunto DNA di Sempio che l'impronta 33 sarebbero irrilevanti a suo avviso
La trasmissione Porta a Porta è tornata ad occuparsi del caso di Garlasco che – come sarà ormai ben noto – da diverso tempo è tornato sotto l’attenzione degli inquirenti, intenzionati a capire se ci sia una possibile spiegazione diversa all’omicidio di Chiara Poggi oltre a quella confermata dalla condanna da parte della Cassazione ad Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima.
L’attuale filone della nuova indagine punterebbe tutto sulla figura di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, il cui presunto DNA si troverebbe proprio sotto alle unghie di Chiara Poggi; mentre, al contempo, le suggestioni sul caso Garlasco si affollano sempre di più, portando prima verso le gemelle Cappa, poi verso il Santuario della Bozzola ed ora anche verso una presunta relazione segreta di Chiara Poggi.
Interessante, dalla diretta di Porta a Porta, l’intervento del generale Luciano Garofano che, all’epoca delle prime indagini su Garlasco, era a capo dei RIS di Parma ed oggi è stato scelto come consulente tecnico di parte dai legali di Andrea Sempio: proprio partendo dalle sempre più frequenti presunte novità su Garlasco, il generale ci tiene a bollare tutto come “suggestioni”, dicendosi preoccupato dal “clima avvelenato che si è generato attorno a questa vicenda”, alimentato da persone che, “senza aver letto gli atti”, si sono schierate da una parte o dall’altra, “annullando tutto quello che è stato dimostrato per Stasi”.
Dal conto suo, infatti, il generale Garofano ci tiene a dirsi un convinto credente “fino a prova contraria (…) della colpevolezza di Alberto Stasi” per il delitto di Garlasco, ricordando che a suo carico si sono celebrati “cinque processi”, tra i quali l’appello bis, che ha sconfessato “attraverso una perizia specifica” il racconto dell’ingresso del condannato in casa Poggi quel giorno: a suo avviso, gli evidenti errori commessi da chi intervenne nella villetta di Garlasco dopo l’allarme non sarebbero tali da invalidare l’intero impianto accusatorio, né da aver eliminato prove utili ad annullare la condanna a carico di Stasi.
Il generale Luciano Garofano: “A Garlasco si fecero degli errori, ma questo non cambia la posizione di Stasi”
Entrando nel merito di quello che la procura sembra aver raccolto a carico di Sempio, il generale Garofano – dopo aver naturalmente precisato che “non credo abbia alcuna responsabilità” – punta immediatamente l’attenzione su quel DNA sotto alle unghie di Chiara Poggi: elemento che, a suo avviso, “non ha alcun valore dal punto di vista dell’identificazione personale”, trattandosi di una traccia “incompleta”, potenzialmente compatibile con “centinaia di persone anche non imparentate” e che nulla c’entrano con Garlasco e Chiara Poggi; ricordando, peraltro, che questa stessa tesi è scritta “anche dal consulente della difesa di Stasi che ha depositato l’atto”.
Stesso discorso, per il generale Garofano, si può fare anche sulla famosa impronta 33 che – ricorda – fu “ritenuta irrilevante” in occasione delle prime indagini su Garlasco, sconfessando gli attuali ipotizzati “15 punti di contatto” con l’impronta di Sempio: in merito, il generale ricorda che “le tracce papillari sono tra le più complesse che esistano, perché quei punti caratteristici, in una trama come quella del muro, possono essere facilmente confusi”; mentre resta fermo il fatto che, all’epoca, fu anche esclusa la presenza di “sangue” dalla traccia.