Gino Paoli al Corriere della Sera: dal dolore per la morte del figlio Giovanni: "Mai superata" alle polimiche con Elodie: "Non sapevo chi fosse"
Gino Paoli e il dolore non superato per morte del figlio Giovanni: “Ingiustizia atroce”
Esponente della scuola cantautoriale genovese e creatore di alcune delle canzoni più belle e immortali della musica italiana, da Il cielo in una stanza e Sapore di Sale a Ti lascio una canzone, Gino Paoli ha concesso una lunga intervista al Corriere della Sera in cui si è sbilanciato sulla sua vita sia privata che professionale, parlando dei suoi successi, dei suoi eccessi ed anche del dolore più profondo e insostenibile che un essere umano può provare: la morte di un figlio.
Il figlio di Gino Paoli, Giovanni, è morto il 10 marzo scorso all’età di 60 anni a causa di un infarto. La scomparsa improvvisa del primogenito ha gettato nello sconforto il cantautore che quel dolore è ancora fortissimo: “Un dolore che non ho ancora superato e mi pesa molto parlarne. Un’ingiustizia atroce: deve morire prima il padre del figlio, dovevo morire prima.” Paoli ha aggiunto che arrivato alla sua età, 90 anni, non ha paura della sua morte, del resto ha sempre vissuto di eccessi, ma delle persone che più ama: “Sono arrivato a 90 anni con lo stile di vita più malsano possibile.”

Gino Paoli torna a parlare della polemica con Elodie: “Lei si è offesa ma io non sapevo chi fosse”
Durante l’intervista al Corriere della Sera, Gino Paoli è tornato a parlare della polemica nata nei mesi scorsi con la cantante Elodie. Il cantautore si lasciò sfuggire una frase poco felice sulle artiste italiane contemporanee sostenendo come si fosse passati da artiste come Mina e Ornella Vanoni a cantanti che emergono solo perché mettono in mostra il cu*o. Elodie si offese ed adesso è arrivata la controreplica di Paoli: “Parlavo in generale…giuro che non sapevo chi fosse Elodie, poi mia moglie mi ha mostrato una sua foto, è una bella donna.”

Da sempre schietto e diretto e contro il politicamente corretto, Gino Paoli ha confessato anche com’è nata e soprattutto a chi è dedicata una delle sua canzoni immortali: “Il cielo in una stanza”? L’ho scritta per una prostituta. E sì, me ne sono innamorato. Non me ne vergogno“. Il brano è nato in una stanza viola di un bordello di Genova, non sapeva nemmeno il nome della ragazza ma quando lei gli chiese di fuggire via per un attimo fu quasi tentato dal farlo sul serio, non l’ha mai più rivista e lei non ha mai saputo di essere la protagonista di una canzone eterna.
